Fosca Bincher per “il Corriere dell’Umbria”
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Non è reato insultare un po' anche sopra il dovuto il fisco italiano e le sue società, e quindi anche se capita di mandare a quel paese Equitalia e ora l'Agenzia delle Entrate che ne ha raccolto funzioni ed eredità, nessun dirigente pubblico deve lamentarsene o offendersene ritenendosi diffamato: tutti i cittadini in materia hanno rafforzato quel diritto di critica riconosciuto in più sentenze dalla Corte di Cassazione.
Il via libera a un moderato vaffa al fisco italiano arriva dalla pubblicazione delle motivazioni della sentenza del 14 settembre scorso con cui il giudice del tribunale di Cassino aveva assolto Diego Armando Maradona e il suo avvocato storico napoletano, Angelo Pisani, dalla imputazione di diffamazione di Equitalia e del suo presidente dell'epoca, Angelo Befera, che era anche direttore dell'Agenzia delle Entrate.
MARADONA GESTO DELL OMBRELLO
La causa era nata dopo dichiarazioni e interviste un po' sopra le righe del Pibe de Oro, cui Equitalia chiedeva con maniere anche piuttosto forti 39 milioni di presunto debito fiscale risalente al periodo in cui il giocatore era la star del Napoli di Corrado Ferlaino. La querelle è durata anni, con i suoi episodi da prima pagina visto che ogni volta che Maradona tornava in Italia all'aeroporto trovava gli agenti del fisco a notificargli la maxi cartella (comprensiva di multe e sanzioni varie) e talvolta a sequestrargli qualunque cosa di valore avesse addosso: orologi, bracciali, anelli e così via.
equitalia
Una di queste volte- era l'autunno 2013- Maradona ha rivendicato con più forza la sua innocenza, ha spiegato di sentirsi perseguitato dal fisco italiano, poi ha partecipato alla trasmissione tv di Fabio Fazio concludendo l'apparizione con il classicissimo gesto dell'ombrello verso Equitalia. Ci furono grandi polemiche all'epoca, perché tutto questo era avvenuto nei salotti di una trasmissione della Rai, tv che appartiene allo Stato esattamente come Equitalia.
Per altro sul caso Maradona-fisco l'Italia si è sempre spaccata in due, sia negli organismi chiamati a giudicare la vicenda in sé (le commissioni tributarie), sia nell'opinione pubblica dove c'era chi riteneva persecutorio l'atteggiamento del fisco italiano nei confronti del calciatore più famoso della storia, e chi invece incitava Equitalia ad essere sempre più dura con lui, ritenuto evasore incallito.
fazio maradona
La motivazione della sentenza di assoluzione dal reato di diffamazione riguarda certamente Maradona e il suo legale Pisani, ma in qualche modo fa giurisprudenza a cui potrebbe richiamarsi qualsiasi altro cittadino che si ritenga vessato dal fisco. Il giudice infatti citando sentenze e orientamenti della “Suprema Corte”, sostiene che “in democrazia a maggiori poteri corrispondono maggiori responsabilità e l'assoggettamento al controllo da parte dei cittadini, esercitabile anche e proprio attraverso il diritto di critica”.
MONTI BEFERA
Poi entra sul punto della causa e scrive: “Vi è di più. Non solo gli odierni imputati hanno ritenuto di svolgere severe critiche a Equitalia e all'amministratore Befera. L'ente Equitalia, a torto o a ragione, è stato negli anni oggetto di numerosissime e feroci critiche da parte di cittadini ovvero di noti politici, anche con termini ben più aspri e quasi militareschi. L'ente è stato recentemente sciolto e sostituito da un ente pubblico economico. Tali considerazioni rafforzano in tutta evidenza l'operatività del diritto di critica e della sussistenza della scriminante di legge”.
Detto in parole povere: non solo Maradona e il suo avvocato avevano diritto di mandare a quel paese Equitalia, ma anche i comuni cittadini che pochi poteri hanno per opporsi al trattamento fiscale ricevuto e alle contestazioni di cartelle talvolta pazze, hanno tutto il diritto di togliersi la stessa soddisfazione oggi anche nei confronti dell'Agenzia delle Entrate. Non allontanerà da loro la scure del fisco in agguato, ma almeno consentirà una piccola rivincita. Siamo certi che dopo la sentenza di Cassino qualcuno ne approfitterà...