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    IL PALIO DELLA DISCORDIA - IL FANTINO MASSIMO COLUMBU, IN ARTE VELENO II, A PROCESSO PER UNA SPINTA A UN COLLEGA DELLA CONTRADA NEMICA NELL’EDIZIONE DEL 2 LUGLIO 2015: E’ ACCUSATO DI VIOLENZA PRIVATA - A SIENA SI GRIDA ALLO SCANDALO: QUESTE NON SONO COSE DA TRIBUNALE


     
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    Marco Gasperetti per il “Corriere della Sera”

     

    MASSIMO COLUMBU 4 MASSIMO COLUMBU 4

    Quando tra il popolo del Palio è iniziata a circolare la notizia c' è chi ha gridato allo scandalo. «Ma come, un fantino già punito dalla giustizia delle contrade per un placcaggio scorretto è stato rinviato a giudizio dalla magistratura ordinaria? Inaudito».

     

    Sicuramente clamoroso, perché mai a memoria di contradaiolo era stato deciso di mandare a processo un «assassino», che non è un killer quando si parla di Palio, ma il sinonimo di fantino.

    MASSIMO COLUMBU MASSIMO COLUMBU

     

    Davanti al giudice, mercoledì prossimo, con l' accusa di violenza privata, si presenterà Massimo Columbu, in arte Veleno II, fantino che nell' edizione del 2 luglio 2015 placcò un collega della contrada «nemica», che cadde da cavallo e perse il Palio. Non ci sono state denunce, ma la procura ha agito d' ufficio. Decisione legittima ma che a Siena sta provocando polemiche infinite.

     

    Anche perché botte da orbi, nerbate e spintoni, placcaggi, assedi e mezze rivoluzioni, sono state una costante nella «carriera», come in gergo si chiama la magica corsa in Piazza del Campo, ultimo atto di uno spettacolo straordinario che due volte l' anno proietta Siena in un passato così vivo da confonderlo con la realtà.

     

    «Ho sempre negli occhi l' epico duello del 1992 tra il fantino Aceto, che allora correva per l' Aquila e Sebastiano Deledda, portacolori della Pantera. Si frustarono di santa ragione, sembravano indemoniati e ci furono squalifiche.

     

    MASSIMO COLUMBU MASSIMO COLUMBU

    Poi, a Palio finito, tornarono amici», ricorda Fulvio Bruni, 63 anni, primario al pronto soccorso dell' ospedale di Siena, già capitano e governatore della contrada dell' Oca.

    La «carriera» è qualcosa d' inspiegabile per i non senesi. È una finestra spazio-temporale che si apre solo per due giorni a luglio e ad agosto e porta la città nel Medioevo.

    Non regna il Far West, ma le regole sono scritte e imposte dalle contrade e anche risse e assedi hanno una loro codice d' onore.

     

    «Ho visto contradaioli affrontarsi inviperiti, poi fermarsi perché uno degli avversari aveva perso l' orologio e subito dopo tornare a darsene di santa ragione - racconta il dottor Bruni -. E ancora fantini perdenti assediati dai contradaioli. Come accadde nel 1961 a Giuseppe Gentili, contrada dell' Oca.

     

    Lui rallentò e il Palio fu vinto dall' avversaria Torre. Braccato dagli ex amici, scappò nascondendosi in una stanza. Lo assediarono per ore sino a quando, a tarda notte, non arrivarono i poliziotti e lo liberarono». Per non parlare del Sorba, antico fantino settecentesco, l' unico probabilmente a vincere con l' imbroglio. Con il suo cavallo si nascose dietro le carrozze durante la corsa facendo affaticare i concorrenti per poi spuntare alla curva di San Martino e stravincere. Rischiò il linciaggio.

    PALIO PALIO

     

    Tempi passati? Macché. Clamorose, nella sua atipicità, le botte per il Palio dell' Assunta del 2015. I contradaioli di Torre, Nicchio, Montone e Onda, si sono affrontati ordinatamente, in brevi e violente sessioni di pugni, calci e spintoni.

     

     

    Tra loro colleghi di lavori e compagni di scuola. Il giorno dopo? Tutti amiconi. In attesa del nuovo Palio, naturalmente.

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