Sparatoria davanti alla discoteca Alibi a Roma
«Li ho visti arrivare, hanno sparato nel mucchio, all'impazzata». S. D. S. 25enne capoverdiano, è fortunato perché può raccontare ai soccorritori quel che gli è accaduto venerdì sera intorno alle 23.30 mentre era in fila con altre persone davanti alla discoteca Alibi di Roma. In due sono arrivati in via di Monte Testaccio, strada dei locali nei pressi dell'ex Mattatoio, in sella a uno scooter, i caschi integrali ben calati sui volti, quello dietro ha puntato la pistola e ha aperto il fuoco.
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Un proiettile ha raggiunto il capoverdiano al ginocchio, poi l'arma si è inceppata, un bossolo è caduto a terra e sarà ritrovato più tardi dai poliziotti della Scientifica. La vittima, sotto choc, è stata portata dall'ambulanza in codice rosso all'ospedale San Giovanni dove in nottata è stata operata per rimuovere l'ogiva e ripulire la ferita. Il ragazzo ora sta meglio, sull'accaduto indagano gli agenti del Commissariato Celio e della Squadra mobile.
Ma non sarebbe il venticinquenne, giovane incensurato, semplice cliente in fila, secondo gli inquirenti, il vero obiettivo dei sicari. L'ipotesi è che nel mirino vi fosse, piuttosto, uno dei buttafuori del locale, un bulgaro di 26 anni che si sarebbe contraddistinto per la fermezza e veemenza con cui nei giorni passati avrebbe allontanato elementi «non graditi» per il loro comportamento al locale teatro negli ultimi tre mesi di risse, aggressioni e persino di un tentativo di violenza.
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In particolare, i fari di chi indaga sarebbero puntati su un episodio del 12 giugno, quando una cliente contattò il numero unico per le emergenze 112 riferendo di essere stata aggredita all'interno del locale proprio dagli addetti alla sicurezza. Insomma, il sospetto è che l'agguato di venerdì possa essere una rappresaglia, del tipo di quella che nel marzo del 2017 portò all'arresto, questa volta in zona Eur, di un rampollo rom che per vendicarsi di un affronto subito sparò e per poco non ammazzò uno dei bodyguard.
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LE PROTESTE I residenti di Testaccio, vista l'escalation di violenza conseguenza della malamovida, avevano chiesto e ottenuto, recentemente, di partecipare con le forze dell'ordine e il Municipio a un tavolo sulla sicurezza, «un tavolo fallimentare a questo punto», commenta amareggiato Yuri Trombetta rappresentante del comitato di quartiere.
Ieri è stato ascoltato a lungo dagli agenti del Commissariato Celio il titolare del locale: «Ho dato la massima disponibilità agli investigatori - dice - ho fornito tutti gli elementi che mi sono stati richiesti. Sono il primo a essere sconvolto per quanto accaduto». Nel pomeriggio, alla luce del ferimento del capoverdiano, il questore Mario Della Cioppa, ha intanto disposto la chiusura del locale per 30 giorni. Un provvedimento che arriva dopo una decisione quasi analoga - allora lo stop fu per 20 giorni - presa ad aprile. Ora all'entrata del locale compare il cartello con la dicitura chiuso con provvedimento del questore.
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I PRECEDENTI «Il vero nodo da sciogliere è proprio sulla organizzazione della strada dei locali. In questo momento ce ne sono dieci in appena 150 metri - aggiunge Trombetta - Abbiamo chiesto controlli sulle licenze e sulla sicurezza. So che sono stati eseguiti, eppure questa è ancora la situazione».
Lo scorso ottobre una studentessa americana della John Cabot University aveva denunciato di essere stata drogata all'interno del locale e poi stuprata. Una vicenda su cui sono tuttora in corso le indagini della Procura di Roma: da quanto accertato, la giovane aveva trascorso inizialmente la serata con alcune compagne di college, poi era rimasta sola ed era stata agganciata da un ragazzo.
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Ancora all'Alibi: l'11 giugno una turista spagnola denuncia un episodio simile. Mentre era con un'amica ed era annebbiata dall'alcol, due ragazzi l'hanno avvicinata e accompagnata fuori dal locale. Una volta all'esterno, si sono avvicinati al parcheggio tentando di spingerla dentro una macchina per violentarla. A quel punto, però, è intervenuta l'amica che, non vedendola più tra i tavoli, si è allarmata e ha chiamato la polizia.
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