Roberto Maida per www.corrieredellosport.it
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Ci mancava pure questa. Non sono solo i risultati a preoccupare la Roma, che si è allontanata a -4 dalla Champions League rischiando il sorpasso della Lazio in classifica. I dirigenti devono anche disciplinare una situazione che riguarda i giocatori, dopo una lite molto accesa avvenuta nell’intervallo della partita di Ferrara tra Dzeko ed El Shaarawy. Da questo episodio nasce lo sfogo di Claudio Ranieri nelle interviste, la reprimenda mediatica ai giocatori che potrebbero cambiare aria a fine stagione, con tanto di voci (smentite) su possibili dimissioni.
NERVI - Ecco cosa è successo in quegli istanti di nervosismo frenetico, sul risultato di 1-0 per la Spal. Dzeko era molto agitato, come spesso gli è capitato in questa complicata stagione. Dopo essere stato beccato dai tifosi della Spal, uscendo dal campo alla fine del primo tempo, prima ha provocato lo stadio con un gesto che invitava ad “alzare” il volume dei cori offensivi e poi ha discusso animatamente con la panchina avversaria. In particolare sono volate parole grosse con il ds della Spal, Davide Vagnati, nel tunnel che conduce agli spogliatoi. Primo focolaio di rissa: sedato.
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DZEKO 1
GAZZARRA - Ma il peggio è avvenuto pochi secondi più tardi, nel chiuso dello spogliatoio della Roma. Le urla sono state avvertite in maniera distinta anche dai giocatori della Spal. Dzeko, che scalciava qualunque cosa gli capitasse a tiro, si è rivolto a brutto muso a El Shaarawy rimproverandolo per un pallone non passato. El Shaarawy, sorpreso e a sua volta indispettito, ha risposto a tono. A quel punto la situazione è degenerata, soprattutto per il nervosisimo di Dzeko. I due attaccanti sono arrivati alle mani, sia pure senza colpi particolarmente violenti. Sono dovuti intervenire in molti per evitare che la banale discussione diventasse un incontro di boxe.
GESTIONE - Niente di inedito. Succede spesso che negli spogliatoi, come negli uffici, si litighi nei momenti più critici. Ma El Shaarawy si è arrabbiato soprattutto per la gestione di Ranieri, che aveva già annunciato alla squadra l’ingresso di Zaniolo al posto di Kluivert. Con grande autocontrollo, dopo aver preso atto del duro confronto tra i giocatori, l’allenatore ha ordinato anche l’ingresso di Perotti al posto di El Shaarawy (infatti il riscaldamento in campo di Zaniolo era cominciato subito, quello di Perotti pochi minuti più tardi). L’escluso è rimasto deluso per la disparità di trattamento e l’ha fatto presente.
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2. DZEKO ANDRÀ VIA: LO VUOLE L’INTER. EL SHAARAWY, ORA IL RINNOVO SI COMPLICA
Roberto Maida per www.corrieredellosport.it
DZEKO
Il durissimo scontro tra Dzeko ed El Shaarawy diventa un intrigo di scenari. Non tanto per Dzeko, che quasi sicuramente andrà via, quanto per El Shaarawy, che voleva fortemente restare alla Roma e rinnovare il contratto in scadenza (2020) ma dopo quello che è successo nello spogliatoio a Ferrara ha preso tempo, aspettando l’offerta definitiva della società che per il momento ha affidato la direzione sportiva a Ricky Massara.
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PERPLESSITÀ - El Shaarawy è rimasto male per quanto accaduto a Ferrara, non solo per la lite con un compagno ma anche e soprattutto perché si è sentito messo in secondo piano da Ranieri. Dopo il cambio di allenatore, e i 120 minuti vissuti dolorosamente in panchina a Oporto nell’ultimo atto della gestione Di Francesco, El Shaarawy era convinto che la sua situazione personale sarebbe cambiata in meglio.
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Gli avevano raccontato a Trigoria del famoso cambio del derby, quando Ranieri ebbe il coraggio di sostituire contemporaneamente Totti e De Rossi. Invece a Ferrara, pur comprendendo la sanzione disciplinare nei suoi confronti, ElSha non ha gradito la corsia preferenziale riservata dall’allenatore a Dzeko. Il problema in ottica futura è relativo, perché Ranieri non guiderà la Roma a partire dal primo luglio. Ma per firmare il nuovo contratto, a prescindere dalla partecipazione alla prossima Champions League che è un motivo in più per rimanere ma non è il motore principale delle sue valutazioni, El Shaarawy chiederà di essere trattato come un calciatore-chiave, anche in termini economici: se oggi guadagna 2,5 milioni netti più i bonus, servirà un robusto aumento per convincerlo.
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