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    1- CORI AMENTA (AL SECOLO CORRADO) AMA LA FAVOLA DI CENERENTOLA: SI È INVENTATA UNA LINEA DI CALZATURE PER CHI AMA I TACCHI MA PORTA UN VIRILE 43 DI PIEDE 2- 42 ANNI, SICULA TRAPIANTATA A MILANO, FIDANZATA CON UN UOMO CHE STRAVEDE PER LEI, TERZA DI REGGISENO, E’ FIERISSIMA DI TENERSI ATTACCATO IL SACRO UCCELLO: “MOLTE TRANS SI VIVONO COME DONNE DI SERIE B. IO MI SENTO UNA CREATURA DI SERIE A. NON VOGLIO SPACCIARMI PER DONNA, SOLO ESSERE MERAVIGLIOSAMENTE TRANS” 3- LA PRIMA VOLTA TRANS-VESTITA DA DONNA: “ERANO I PRIMI ANNI NOVANTA, E LA COMPAGNIA DI TRAVESTITI DI RUPAUL ERA A MILANO PER ANIMARE UN PARTY DI GIORGIO ARMANI” 4- “SVEGLIARSI LA MATTINA CON LE TETTE È UN TRAUMA. DOPO L'OPERAZIONE HO AVUTO UNO CHOC, NON MI SONO GUARDATA ALLO SPECCHIO PER UN MESE. POI HO INIZIATO AD ASSAPORARE GLI SGUARDI DEGLI UOMINI E HO CAPITO CHE IL SENO ERA ORMAI PARTE DI ME”


     
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    Cristina Manfredi per "Vanity Fair"

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    Gambe chilometriche, lunghi capelli profumati, una bocca sensuale. Ma Cori Amenta, la sexy signora che vedete in queste pagine, all'anagrafe si chiama Corrado e fino a nemmeno due anni fa i tacchi alti se li concedeva solo per qualche party en travesti. Oggi, dopo essersi regalata una terza di reggiseno e aver riempito il guardaroba di gonne sofisticate e provocanti bustier, firma una linea di calzature super modaiole, progettate per chi, di piede, porta dal numero 40 in su. Le luccicano gli occhi mentre mi mostra i prototipi: «Ora anch'io posso indossare scarpe chic». In effetti, provate voi a trasformarvi in elegantissime trans senza poter contare su calzature come si deve.

    In Italia i documenti non li modificano se non ti decidi a completare chirurgicamente il cambio di sesso, e il lavoro spesso lo perdi se un bel mattino mentre l'anagrafe ti considera ancora uomo - ti presenti in ufficio con gli occhi truccati. Se poi ti convinci che tutta la fatica fatta per farti crescere un paio di tette merita qualcosa di meglio che squallidi giri di sesso mercenario, la faccenda si complica ancora di più. La società a parole ti accetta, nella realtà ti ghettizza nel ruolo di torbida creatura notturna con cui vivere inconfessabili momenti.

    Cori, però, appartiene al club del «Voglio la favola»: quella categoria di persone che non si arrendono anche se l'impresa ondeggia tra l'improbabile e l'impossibile. Ci vuole un gran coraggio per comunicare a una solida famiglia siciliana che, da un certo momento in poi, i collant prenderanno il posto dei calzini. Lei ci è riuscita, e si è costruita una vita che molto assomiglia ai suoi vecchi sogni. Fidanzata con un uomo che stravede per lei, poteva limitarsi a portare avanti il suo lavoro di stylist per riviste e grandi griffe della moda, invece eccola che si reinventa stilista e imprenditrice.

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    Perché ha deciso di diventare trans?
    «Per i miei 40 anni avevo organizzato una grande festa con gli amici più cari. NeI guardare le foto della serata mi sono accorta che io non mi vedevo negli scatti, anche se ero al centro dell'inquadratura. Sono andata in tilt, perché faticavo a prendere atto della mia situazione. Mettersi il mascara e avere un corpo da maschio è una faccenda che all'inizio ti manda in crisi».

    Che cosa l'ha convinta a iniziare le cure ormonali?
    «Da una parte c'era il mio amore sfrenato per gli abiti, il trucco e il parrucca dell'estetica femminile. Dall'altra la consapevolezza che, nei sogni, mi identificavo in qualcuno di diverso da quello che ero io nella realtà. Ora non mi capita più».

    Non ha mai avuto paura del giudizio degli altri?
    «Mi spaventava l'idea di fare soffrire la mia famiglia. Ricordo come un calvario la mia adolescenza in Sicilia, soprattutto per il terrore di offendere i parenti con il mio essere gay, perciò ero molto preoccupata della loro reazione».

    E alla fine com'è andata?
    «Quando ho spiegato il bisogno di riconoscermi allo specchio in un'immagine di donna, mia madre mi ha accettata, a differenza delle due sorelle che di primo acchito l'hanno presa malissimo. Lo scorso Natale mamma mi ha regalato un anello di famiglia e mi ha detto: "L'ho conservato tutti questi anni per regalarlo a tua moglie, ma ora quella moglie sei tu, è giusto che tu lo abbia". Però è stato quando mio zio di 85 anni mi ha guardata, e mi ha detto che sono la sua nipote più bella, che ho capito di avercela fatta. È stato un gesto incredibile per un uomo della sua generazione, nato e vissuto a Noto».

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    Si ricorda che cosa ha provato la prima volta che si è vestita da donna?
    «Erano gli inizi degli anni '90, la compagnia dei travestiti di RuPaul era arrivata a Milano per animare un party di Giorgio Armani, e Ii avevo incontrati in una discoteca. Pur essendo io in abiti maschili, erano rimasti molto colpiti da me, così mi hanno portata in albergo e trasformata nel personaggio di Miguel Bosé in Tacchi a spillo di Pedro Almodòvar: ai piedi un paio di scarpe rosse altissime, in testa una parrucca bionda.

    Ero così elettrizzata all'idea di fare il mio ingresso trionfale, con loro, a Le Cinéma (un nightclub dell'epoca, ndr). Peccato che, per entrare, bisognava scendere una lunghissima scala, e lì è successo il disastro: sono inciampata e ho fatto tutta la rampa ruzzolando giù come un sacco di patate. Mi è anche volata via la parrucca».

    La scorsa primavera si è sottoposta all'intervento di mastoplastica additiva. È il primo passo verso il completo cambio di sesso?
    «Per niente. Sono fiera della mia condizione attuale. Molte trans si vivono come donne di serie B. lo mi sento una creatura di serie A. Non voglio spacciarmi per donna, solo essere meravigliosamente trans».

    Ma che effetto fa svegliarsi la mattina con una terza di reggiseno?
    «È un trauma. Subito dopo l'operazione ho avuto uno choc, non mi sono guardata allo specchio per un mese. Poi ho iniziato ad assaporare gli sguardi degli uomini e ho capito che il seno era ormai parte di me. Certo, ancora adesso, quando lo sfioro, mi fa un po' effetto. Del resto, ci sono trans che anche a distanza di anni non sono riuscite a superare il trauma».

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    C'è qualcosa che proprio non sopporta del suo nuovo status?
    «Detesto sentirmi chiamare Corrado. Le sembro una faccia da Corrado?».

    Lei vive in una posizione unica, ha un osservatorio speciale su uomini, donne e trans: che consiglio darebbe a ciascuna di queste categorie?
    «Alle donne direi di smetterIa di rincorrere la giovinezza a tutti i costi: sono loro a rappresentare la forza assoluta del nostro tempo, che senso ha fingere di non invecchiare mai? Gli uomini, invece, dovrebbero abbandonare una volta per tutte quegli atteggiamenti da galli neI pollaio. II giorno in cui impareranno a piangere, e a cogliere certe sfumature più sottili della vita, scopriranno di poter vivere molto meglio. II consiglio per le trans? Basta con i trattamenti estetici vissuti come un'ossessione. Capisco bene quanto sia importante vedersi belle, ma godetevi di più la vita».

    Non le capita davvero mai di avere ripensamenti?
    «No, perché oggi mi sento più credibile. E finalmente posso guardare la gente dritto negli occhi».

     

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