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    UN FARMACO CONTRO IL CORONAVIRUS ORA È PIÙ VICINO: AVVIATA LA SPERIMENTAZIONE SUGLI ESSERI UMANI NEGLI USA - E’ UN ANTICORPO E POTREBBE ESSERE EFFICACE SIA NELLA PREVENZIONE CHE NEL TRATTAMENTO. SE I RISULTATI, PREVISTI ENTRO LA FINE DI GIUGNO, SARANNO POSITIVI, ECCO COSA POTREBBE ACCADERE - L'ALLEANZA EUROPEA PER IL VACCINO E LIL SUMMIT CON BORIS JOHNSON E CONTE...


     
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    Graziella Melina per “il Messaggero”

     

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    Mentre una parte della comunità scientifica dibatte sulla possibilità o meno che il Covid 19 sia diventato clinicamente meno grave, i ricercatori e l'industria farmaceutica continuano a scovare nuove vie per arrivare a cura e vaccino. E, nonostante i tempi siano stretti, le novità non si fanno di certo attendere. È stato somministrato, infatti, nei giorni scorsi ad alcuni pazienti nei principali centri medici degli Stati Uniti, tra cui la Nyu Grossman School of Medicine e Cedars-Sinai a Los Angeles, il primo anticorpo per la cura del Covid.

     

     

    LO STUDIO

     

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    Il farmaco sperimentale, denominato LY-CoV555, messo a punto grazie alla collaborazione tra Lilly e AbCellera, deve però superare lo studio di fase 1, controllato quindi con placebo. Se i risultati, previsti entro la fine di giugno, saranno positivi e mostreranno cioè che l'anticorpo può essere somministrato in modo sicuro, si passerà allo studio di fase 2, per valutare cioè l'efficacia del farmaco anche in ambito preventivo su pazienti vulnerabili e non candidabili per il vaccino. Ma la strada per arrivarci potrebbe essere più tortuosa del previsto.

     

    Secondo il presidente della Società italiana di virologia (Siv-Isv), Arnaldo Caruso, esiste «una variante virale molto meno potente», ed è stata individuata dal Laboratorio di Microbiologia degli Spedali Civili di Brescia, grazie all'analisi di un tampone che, pur presentando una carica virale altissima, proveniva però da un paziente completamente asintomatico. Di qui l'ipotesi di una mutazione genetica del virus che avrebbe assunto quindi una forma più debole.

     

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    La scoperta, se confermata dalla comunità scientifica, non è di poco conto visto che, sulla base del sequenziamento di piccoli frammenti del virus, gli scienziati potrebbero addirittura provare a sviluppare una variante virale estremamente attenuata, talmente tanto da poter essere usata come vaccino. Per il momento, la corsa al farmaco più prezioso del secolo sta facendo perdere il sonno a tutti i ricercatori del mondo, intenti ad arrivare per primi. E non è da meno l'Italia: potendo contare sulla sinergia di scienziati e aziende specializzate e all'avanguardia, il nostro Paese non ha alcuna intenzione di restare indietro. Il vaccino sviluppato dalla Takis, in collaborazione con l'azienda Rottapharm Biotech, per esempio, potrebbe superare presto la fase 1.

     

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    È prevista infatti a ottobre la sperimentazione su circa 80 volontari sani. Se i risultati lo permetteranno, la fase due sarà possibile già a inizio del prossimo anno. Ma su tutto pesa l'incognita dell'epidemia: se, infatti, in Italia calerà sensibilmente il numero dei contagiati, per la fase 3 la sperimentazione potrebbe spostarsi in un altro Paese più colpito. L'Università di Oxford si sta già portando avanti con il lavoro e ha messo in conto di spostare in Brasile l'avvio della fase 2-3. Tra gli scienziati, però, c'è anche chi valuta lo Human Challenge Trial, ossia una sperimentazione del vaccino su volontari sani ai quali però venga poi inoculato il virus. Ma tutta questa fatica potrebbe rivelarsi alla fine inutile, soprattutto se si corre da soli. Ecco perché, messa da parte la competizione, Francia, Germania, Italia e Olanda hanno deciso di formare un'alleanza per produrre un potenziale vaccino, le cui dosi siano sufficienti non solo per la Ue, ma anche per i Paesi che arrancano, come per esempio quelli africani.

     

    LA COLLABORAZIONE

    GIUSEPPE CONTE BORIS JOHNSON GIUSEPPE CONTE BORIS JOHNSON

    Intanto, i leader mondiali provano a capire come intrecciare sinergia e collaborazione. Proprio oggi a Londra è in corso un summit mondiale voluto dal premier Boris Johnson. Tra i partecipanti, in collegamento virtuale, anche il presidente del consiglio italiano, Giuseppe Conte. «L'obiettivo del summit - aveva spiegato l'ambasciatore britannico a Roma, Jill Morris - è raccogliere 7,4 miliardi di dollari per il periodo 2021-2025 in favore di Gavi», un'organizzazione internazionale per i vaccini creata nel 2000. L'Italia, del resto, con il Regno Unito si è già alleata: grazie a un contratto tra l'università di Oxford e la società di Pomezia Irbm sono state realizzate le dosi di vaccino per i test clinici.

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