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    “FARÒ TREMARE IL SENATO!” - RENZI ALLA PROVA DI PALAZZO MADAMA CHE SARÀ CHIAMATA A DECIDERE SUL CONFLITTO DI ATTRIBUZIONE CONTRO I PM DELL'INCHIESTA OPEN PER L'UTILIZZO DI ALCUNE INTERCETTAZIONI- “PER CALPESTARE ME, SI STA CALPESTANDO LA COSTITUZIONE. IO NON VEDO L'ORA CHE SI CELEBRI, QUESTO PROCESSO. E NON VEDO L'ORA DI VINCERLO, A COSTO DI ARRIVARE IN CASSAZIONE” - I DEM PRONTI A SOSTENERLO. MA I GRILLINI…


     
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    Tommaso Labate per il "Corriere della Sera"

     

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    «Sto preparando un intervento dei miei, di quelli che restano. Farò tremare il Senato! Qua mi sa che a tanti non è chiara una cosa. Qualcuno, per esempio, crede che io voglia fuggire dal processo, ma questo non è affatto vero, anzi. Io non vedo l'ora che si celebri, questo processo. E non vedo l'ora di vincerlo, a costo di arrivare in Cassazione. Ma qua il tema è un altro: per calpestare me, si sta calpestando la Costituzione. E domani...».

     

    Il domani di Matteo Renzi è oggi. Con l'orologio sincronizzato sulle sei di questo pomeriggio - quando l'Aula di Palazzo Madama sarà chiamata a decidere sul conflitto di attribuzione contro i pm dell'inchiesta Open per l'utilizzo di alcune intercettazioni telefoniche e via WhatsApp - il leader di Italia viva lavora alla scaletta di un intervento che, come ha spiegato ai fedelissimi, viene immaginato con l'obiettivo di «far tremare il Senato!». Il primo round, quello nella Giunta delle immunità, l'ex presidente del Consiglio l'ha portato a casa senza sofferenze aritmetiche, confortato dai voti dell'intero centrodestra, dei suoi di Italia viva, dei centristi e dall'astensione di Pd, 5 Stelle e Leu.

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    E a meno di colpi di scena dell'ultim' ora, che oggettivamente non s' intravedono neanche all'orizzonte, metterà in bacheca anche il voto dell'Aula, col Pd orientato a votare a suo favore e i Cinque Stelle contro (anche se non è escluso che il blocco del nuovo centrosinistra possa compattarsi all'ultimo secondo in una posizione di astensione, per evitare di dividersi).

     

    L'intervento del Senato l'ha sollecitato Renzi stesso, convinto che alcune delle intercettazioni finite nelle carte dell'inchiesta rappresentino una palese violazione dell'articolo 68 della Costituzione, che prevede l'autorizzazione della Camera di appartenenza «per sottoporre i membri del Parlamento a intercettazioni, in qualsiasi forma, di conversazioni o comunicazioni e a sequestro di corrispondenza».

     

    Marco Carrai con Matteo Renzi Marco Carrai con Matteo Renzi

    E la Giunta per le autorizzazioni presieduta da Maurizio Gasparri, che nel corso degli anni ha mutato i rapporti di forza interni (il M5S ha perso quasi tutti i suoi componenti, alcuni di quelli del Pd hanno cambiato casacca ma la Giunta è «inamovibile» per regolamento, i componenti rimangono dall'inizio alla fine della legislatura), gli ha dato ragione. Oggi toccherà all'Aula decidere definitivamente se portare il conflitto di attribuzione tra il Senato e i pm di Firenze fino alla Corte costituzionale, che nel caso dovrà esprimersi. «Qui non si sta parlando dei diritti del sottoscritto, ma di come sono stati calpestati i diritti dei parlamentari», è il ragionamento a voce alta di Renzi alla vigilia.

     

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    Nella guerra dichiarata ai magistrati della procura di Firenze - che due settimane fa hanno chiesto il rinvio a giudizio per lui e per altri dieci indagati, tra cui Luca Lotti, Maria Elena Boschi e Marco Carrai - la battaglia di oggi a Palazzo Madama viene ritenuta un passaggio fondamentale proprio perché trascinerebbe la questione davanti alla Consulta, quantomeno nell'aspetto relativo ad alcune intercettazioni. «Io», scrive il leader di Italia viva negli appunti di un discorso che completerà soltanto poco prima di entrare a Palazzo Madama, «non sono qua a parlare della Fondazione. Sono qua a parlare della Costituzione. Le due parole fanno rima ma non mi pare abbiano lo stesso peso e lo stesso significato. Sulla prima, la Fondazione, mi difendo da solo; la seconda, la Costituzione, la devono difendere tutti quelli che stanno dentro quest' Aula».

     

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    Ovviamente Renzi, sul voto delle altre forze politiche, non si sbilancia né si pronuncia, per ora. Ma lo scheletro del discorso sembra congegnato per mettere in difficoltà il suo ex partito, il Pd. Il gruppo democratico è orientato a votare con il centrodestra e Italia viva, anche se al suo interno convivono diverse sensibilità; una di queste ragiona su come evitare di mostrare plasticamente una frattura con il Movimento 5 Stelle, che invece sembra orientato a votare contro. «Onestamente non credo che ci possano essere colpi di scena sul voto.

     

    Certo, molto dipenderà dal tono dell'intervento di Renzi e quando c'è Renzi in mezzo non si può mai dare nulla per scontato», riflette a voce alta Maurizio Gasparri, che da presidente della Giunta delle immunità ha seguito da vicino l'istruttoria del conflitto di attribuzioni richiesto da Renzi. Più che il tabellone col conteggio finale del voto, però, conterà il peso delle parole che il leader di Italia viva pronuncerà oggi a Palazzo Madama. «Un intervento di quelli che restano, da far tremare l'Aula», ripete il diretto interessato. Poi controlla l'orologio e fa scattare il conto alla rovescia. Che terminerà oggi, alle diciotto in punto.

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