Laura Della Pasqua per “la Verità”
DARIO SCANNAPIECO
Tutti a parlare dei nuovi ministri, ed è giusto. Ma lo spoils system che accompagna ogni cambio di governo è più profondo perché interessa molte altre poltrone, dai vertici dei ministeri alle aziende pubbliche. Posti di potere, ma anche incarichi chiave per dare segnali di cambiamento. Il primo ostacolo è l'eredità di Mario Draghi. Il premier uscente ha blindato alcune postazioni con nomine fresche che scadono nel 2024, rendendo difficile un ribaltone immediato.
Luigi Ferraris e Catia Bastioli
È il caso, ad esempio, di Cassa depositi e prestiti, il braccio operativo più importante del Tesoro, che gestisce il risparmio privato postale e il cui bilancio non rientra nel perimetro della pubblica amministrazione. È il principale strumento economico utilizzato dal governo per fornire liquidità alle imprese.
STEFANO DONNARUMMA
Ma sostituire l'attuale amministratore delegato Dario Scannapieco, con metà mandato da compiere, appare impresa ardua. Peraltro proprio Giancarlo Giorgetti, come ministro dello Sviluppo economico di Draghi, aveva intensificato le sinergie tra il dicastero e Cdp.
SERGIO MATTARELLA GIUSEPPE BONO
Tuttavia, proprio questa casella sarebbe tra le priorità della prossima campagna nomine. A chi nel centrodestra chiede di lui, la risposta è un mugugno.
Probabile ricambio anche ai vertici di Ferrovie, dove siede come amministratore delegato Luigi Ferraris, anch' egli un «Draghi boy», molto introdotto nella macchina pubblica. È stato numero uno di Terna e prima ai vertici di Poste, Enel e Finmeccanica e ha fatto il dirigente in quasi tutte le partecipate pubbliche. Ha varato un piano da oltre 30 miliardi per ammodernare la rete e portare l'alta velocità al Sud. Le Ferrovie sono tra le principali beneficiarie dei fondi del Pnrr.
gianni letta mauro masi foto di bacco
Il centrodestra è concentrato sul governo, per cui i nomi che circolano per le partecipate e gli altri enti sono pochi. Tra essi ci sono Stefano Donnarumma, amministratore delegato di Terna, Mauro Masi, presidente di Consap e di Banca del Fucino, Giuseppe Bono, ex Fincantieri.
Le aziende su cui si concentra l'attenzione sono quelle energetiche e della difesa. Eni e Enel hanno realizzato profitti strepitosi, ma le bollette sono il tema numero uno e il nuovo governo potrebbe decidere un cambio di passo, anche se un analista osserva che proprio la crisi energetica potrebbe indurre a non fare interventi troppo invasivi per assicurare stabilità.
FRANCESCO STARACE
I board di Eni, Enel e Terna scadono nella primavera 2023; inoltre gli amministratori delegati di Francesco Starace (Enel) e Claudio Descalzi (Eni) sono al terzo mandato. E la prassi delle nomine pubbliche imporrebbe un ricambio dopo tre mandati successivi. Descalzi è considerato molto solido.
Negli ultimi mesi, ha svolto le funzioni di ministro degli Esteri ombra, riuscendo ad aumentare gli approvvigionamenti di gas alternativi alla Russia per compensare la riduzione delle forniture da Est.
MARIO DRAGHI CLAUDIO DESCALZI
Inoltre ha riposizionato l'azienda sul binario «green» portando avanti la strategia di decarbonizzazione. Pare che Giorgia Meloni gli avesse anche proposto una poltrona da ministro. Il cda in scadenza conta nove componenti. Ed è qui che si potrebbero fare aggiustamenti, anche se la presidente Lucia Calvosa è al primo mandato.
Starace ha dalla sua diversi assi: è il pioniere delle rinnovabili in un momento in cui queste sono il pilastro della politica energetica europea e del Pnrr. Ha conseguito risultati straordinari di bilancio e in Borsa.
cristina battocletti michele crisostomo foto di bacco
Il board di Enel, composto da nove consiglieri, è stato nominato nel 2020 dal secondo governo guidato da Giuseppe Conte sull'asse Pd-5 stelle. Meno saldo pare Michele Crisostomo, il presidente Enel, il cui nome fu fatto da Antonio Rizzo, consigliere economico dell'allora sottosegretario grillino alla presidenza del Consiglio Riccardo Fraccaro. Nel 2020 Rizzo fu il king maker dell'infornata di nomine nelle aziende pubbliche.
MATTEO DEL FANTE
La centralità del tema energetico favorirebbe la conferma dei vertici di Terna, con l'amministratore delegato Stefano Donnarumma e la presidente Valentina Bosetti ma cambi si prospettano fra i 13 componenti del cda. Il manager porta in dote un aumento importante degli investimenti (+25% nel piano decennale di sviluppo) e un titolo in grande spolvero in Borsa.
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Donnarumma è stato l'unico manager pubblico a intervenire alla convention di FdI a Milano nell'aprile scorso, quando Draghi era saldo a Palazzo Chigi e nessuno si sognava di mettere in discussione la sua leadership. Sono cose che non si dimenticano.
Ben piazzato sembra Matteo Del Fante, amministratore delegato di Poste a cui ha dato un'accelerazione verso nuovi business (nel settore dei pagamenti, dell'e-commerce, della telefonia e nella vendita di energia), assicurando una buona performance in Borsa e ricchi dividendi agli azionisti, Mef in testa.
MARCO ALVERA
Ma Del Fante, al secondo mandato, potrebbe anche aspirare a guidare una società energetica pubblica, visto il precedente incarico come ad di Terna. Tra l'altro, è stato appena nominato presidente di Giubileo 2025 per gestire gli appalti dell'evento. La presidente Maria Bianca Farina è al secondo mandato. Per un incarico nel settore energetico gira anche il nome di Marco Alverà, ex Snam ora al vertice di Tree energy solutions.
Eni ed Enel hanno una capitalizzazione di Borsa di oltre 40 miliardi e un fatturato 2021 rispettivamente di 76 e 88 miliardi di euro. Eni ha quasi 6 miliardi di utili, Enel più di 3 miliardi. Dipendenti: 66.000 Enel, 33.000 Eni. Poste è un colosso con 120.000 dipendenti, una macchina di consenso enorme. Capitalizza sopra i 10 miliardi, ha un fatturato di 12 miliardi e oltre un miliardo di utile. Terna capitalizza sopra i 12 miliardi, fatturato 2,5 miliardi e 5.000 dipendenti.
In scadenza la prossima primavera i vertici dell'Enav, la società del controllo aereo.
PAOLO SIMIONI
L'amministratore delegato Paolo Simioni e la presidente Francesca Isgrò sono al primo mandato. Hanno dovuto gestire il periodo drammatico della pandemia che ha bloccato le compagnie aeree e determinato il crollo dei ricavi. Tuttavia l'estate scorsa non sono mancate le polemiche su ritardi, sovraffollamenti e collegamenti. Il nuovo governo potrebbe decidere per un cambiamento.
luciano carta luigi di maio alessandro profumo lucio valerio cioffi foto di bacco
Tutto da riscrivere il futuro dirigenziale di Leonardo, il gruppo dell'aerospazio e difesa che capitalizza sopra i 4 miliardi, ha 14 miliardi di fatturato, quasi 600 milioni di utile e 50.000 dipendenti, sempre più strategico. Di recente l'amministratore delegato Alessandro Profumo, considerato vicino al centrosinistra, ha aperto al centrodestra. Ma da tempo il suo nome è traballante.
luciano carta alessandro profumo foto di bacco
Approdato al timone di Leonardo nel 2017 con il governo di Paolo Gentiloni, è riuscito ad attraversare l'intera legislatura appena conclusa a maggioranza 5 stelle. Il governo Conte II ha nominato Luciano Carta alla presidenza. Leonardo ha diverse sfide davanti, dal rilancio della collaborazione con Fincantieri all'impatto della guerra ucraina. È un asset strategico (c'è da varare il sesto decreto per l'invio di armi a Kiev) che il nuovo governo vorrà saldamente dalla sua parte.
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Complessivamente nei board delle sei grandi aziende pubbliche quotate in Borsa sono in ballo 61 poltrone, tra vertici e consiglieri d'amministrazione. A primavera 2023 scadono anche i consigli di Amco, Consip, Sport e salute e Sogin, per un totale di 16 poltrone.
marcello minenna
Un meccanismo automatico riguarda invece il rinnovo dei vertici della pubblica amministrazione. Tutte le figure apicali decadono 90 giorni dopo la fiducia al nuovo governo.
Entro questo termine l'esecutivo può confermare o sostituire i dirigenti. In mancanza di questo pronunciamento il dirigente decade in automatico e si deve comunque procedere a una nuova nomina.
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Rientrano in questo avvicendamento il direttore dell'Agenzia delle entrate Ernesto Maria Ruffini, il direttore delle Dogane Marcello Minenna e il direttore del Demanio, Alessandra Dal Verme. Per i due primi alti dirigenti la scadenza del mandato triennale (30 gennaio 2023) è concomitante con i 90 giorni previsti dalle norme sullo spoils system, mentre per Dal Verme il mandato scade nel maggio 2024.
In uscita è il presidente dell'Inps, Pasquale Tridico. Voluto dai 5 stelle, la sua campagna a difesa del reddito di cittadinanza e del salario minimo non lo mettono in buona luce con il nuovo governo. Il mandato di Tridico termina a maggio 2023, ma secondo un'interpretazione dovrebbe restare in carica un altro anno, cioè fino allo scadere del consiglio di amministrazione da lui presieduto, nominato il 15 aprile 2020.