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    “ERA UN RAGAZZO FRAGILE” - LA VERA STORIA DI FAUSTO DAL MORO, IL 36ENNE MORTO SULL’A1 DOPO LA FOLLE CORSA A 220KM/H: IL DISAGIO, LA COMUNITÀ PER USCIRE DAL TUNNEL DELLA DROGA E GLI INSULTI SUI SOCIAL - IL PADRE: “SI LASCIAVA TRASCINARE DAGLI ALTRI…” - LA DIRETTA FACEBOOK PRIMA DELLO SCHIANTO: “CI ASPETTA LA DROGA E IL RESTO” - VIDEO


     
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    Andrea Priante per www.corriere.it

     

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    «Mio figlio era un ragazzo fragile, che si lasciava trascinare dagli altri...». Chiusa nel suo appartamento a Padova, Maria Dal Moro piange un figlio morto. Non sa che al dramma di quella vita spezzata a 36 anni, da alcune ore si aggiunge la vergogna degli insulti che i soliti leoni da tastiera hanno scritto sul profilo Facebook del suo Fausto.

     

    A difenderlo, sui social, restano gli amici: «Vergognatevi, giudicate senza conoscere la sua storia». E la storia di Fausto non è solo quella raccontata finora, quella del giovane che, dal sedile del passeggero di una Bmw sabato notte ha ripreso l’amico Luigi Visconti, 39 anni, mentre guidava a 220 chilometri orari sul tratto modenese dell’autostrada A1. «Facciamogli vedere a quanto andiamo... Questa macchina è un mostro», si sente dire nel video mandato in diretta su Facebook pochi istanti prima che quell’auto finisse come un razzo contro il guardrail. Il resto è questione di attimi. La carambola, i due amici sbalzati fuori ma ancora vivi. Le altre auto che arrivano, non riescono a evitarli e li falciano, uccidendo entrambi.

    LUIGI VISCONTI FAUSTO DAL MORO LUIGI VISCONTI FAUSTO DAL MORO

     

    Gli haters

    «Se l’è cercata», scrivono gli haters senza sapere che quello schianto è stato soltanto il triste epilogo di un’esistenza perfino più drammatica. «Anche suo padre è morto in un incidente - racconta Maria Dal Moro - quando io ero incinta e quindi non l’ha mai conosciuto». È stata sua madre a crescerlo, con l’aiuto dei genitori.

     

    si schiantano in autostrada in diretta facebook si schiantano in autostrada in diretta facebook

    «Ma quando anche suo nonno è morto, sono iniziati i problemi. Fausto era un ragazzino molto vivace, a volte scappava e bisognava andare a cercarlo. Ho fatto ciò che potevo per prendermi cura di lui, anche con il sostegno di uno psicologo e dei servizi sociali. Ma era difficile...».

     

    La comunità di Reggio Emilia

    Per aiutarlo a superare il suo disagio, venne deciso di trasferirlo lontano da Padova, in una comunità che sorge a Reggio Emilia. È lì che Fausto Dal Moro ha trascorso l’adolescenza, sempre in bilico tra periodi di serenità e altri più difficili. Poi, una volta cresciuto, la decisione di restare a vivere lontano dal Veneto, il tunnel della droga e i tentativi di uscirne.

    a 220 in autostrada a 220 in autostrada

     

    «Circa un anno e mezzo fa si era disintossicato e aveva lasciato la nostra comunità» racconta Matteo Iori, l’ex responsabile di un centro di recupero per tossicodipendenti in Emilia Romagna. «Il suo era un percorso altalenante che rispecchiava il suo passato complesso, che gli rendeva difficile trovare l’equilibrio necessario a non fare delle sciocchezze. Ma sia chiaro: era un ragazzo generoso, che sapeva farsi voler bene».

    lo schianto in autostrada dopo la folle corsa a 220 lo schianto in autostrada dopo la folle corsa a 220

     

    Le amiche e i social

    Una delle sue più care amiche, Giorgia Poli, è turbata da ciò che legge su Facebook. «Sono degli asini, come possono esultare per la morte di un essere umano? Fausto sabato notte ha sbagliato, ma non dimentichiamo che non era lui alla guida di quell’auto. Era un ragazzo segnato dagli abbandoni che aveva subito per tutta la vita. La droga, poi, era un nemico pronto ad assalirlo non appena si ritrovava di fronte una nuova difficoltà».

     

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    Sconvolta è anche Samantha, la donna con la quale Fausto Dal Moro aveva condiviso gli ultimi tempi. «Per un po’ abbiamo anche convissuto - racconta - ma da circa un mese e mezzo l’avevo lasciato: anch’io sono in comunità e, per portare a termine il mio percorso, dovevo allontanarmi da lui. Così aveva preso in affitto una stanza a Correggio con due stranieri e lavorava come parrucchiere.

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    Queste ultime settimane per lui erano state difficili». Samantha è tormentata dai sensi di colpa. Due giorni fa ha ricevuto un messaggio: «Mi ha scritto: “Ti amerò per sempre”. Non riesco a non pensare al fatto che, se la nostra storia fosse continuata, l’altra sera lui sarebbe stato con me invece che su quell’auto maledetta»

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