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    “FAUSTO GRESINI MI HA SPINTO DAL CIELO” - ENEA BASTIANINI VINCE IN QATAR E SUL PODIO ABBRACCIA NADIA PADOVANI, LA VEDOVA DI GRESINI CHE HA PRESO LE REDINI DEL TEAM CREATO DAL MARITO, SCOMPARSO UN ANNO FA PER COVID – TERRUZZI: NADIA E’ UNA TOSTA. HA DISOBBEDITO ANCHE A FAUSTO CHE POCO PRIMA DI VOLARE VIA LE AVEVA CONSIGLIATO DI VENDERE TUTTO – LA DELUSIONE DI PECCO BAGNAIA: “NON PENSAVO DI ESSERE COSÌ INDIETRO, DEVO CONCENTRAMI DI PIÙ SULLA GUIDA”


     
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    Paolo Lorenzi per il “Corriere della Sera”

     

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    L'ultima volta era successo nel 1996 in Malesia: vittorie di Biaggi, Cadalora e Perugini. Una tripletta così, in avvio di Mondiale, è di quelle che fanno storia. A Doha il tricolore ha sventolato per Andrea Migno nella Moto3, per Celestino Vietti nella Moto2 e infine per Enea Bastianini nella MotoGp.

     

    Il romagnolo, la «Bestia», ha preso tutti in contropiede a cominciare dal fenomeno Marc Marquez che ha provato a mettergli il sale sulla coda ma si è dovuto arrendere, mentre Enea andava a riprendere Pol Espargaro per agguantare la sua prima vittoria nella classe regina. «Ci ho creduto fino alla fine, ho cercato di gestire le gomme, ho agganciato Pol, l'ho passato e da lì in poi non ho capito più niente».

     

    A 24 anni, e con una sola stagione alle spalle nella MotoGp, è già al centro delle attenzioni. «Al box mi hanno detto che vincere la prima gara è la cosa peggiore che potesse capitarmi».

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    Un inizio col botto mette pressione, crea aspettative, ma l'ex tuffatore di Rimini (è arrivato secondo ai campionati nazionali giovanili) intanto può saltare di felicità. «A livello di gioia questa vittoria se la gioca con il titolo nella Moto2». Ma è realista: «Oggi si festeggia, restando coi piedi per terra, nulla è scontato». Ma non era scontato che la miglior Ducati a fine giornata fosse la sua, la versione del 2021.

     

    Le moto ufficiali di Jack Miller e Pecco Bagnaia hanno arrancato a metà classifica, prima di arrendersi, il primo a un'elettronica dispettosa, il secondo alla sua stessa foga di rimontare. Pecco, il più gettonato per la vittoria, è caduto trascinando con sé l'incolpevole Jorge Martin mentre un'ottima Aprilia, con Aleix Espargaro, chiudeva in quarta posizione. «Non pensavo di essere così indietro con la moto nuova» ha confessato Bagnaia. «Eccesso di prove, devo concentrami di più sulla guida».

     

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    Il piemontese applaude Bastianini («bravissimo, anche se ha sfruttato una moto collaudata»), il quale sul podio ha abbracciato Nadia Padovani, commossa. La vedova di Fausto Gresini ha preso le redini del team creato dal marito, scomparso un anno fa. «Questa vittoria è per lui - ha detto Enea - avrei voluto condividere con Fausto il nostro sogno cominciato nel 2014. Volevamo arrivare insieme nella MotoGp».

     

    Per un attimo Enea ha riportato le lancette agli esordi con il team romagnolo, alle occasioni perse prima di trovare l'equilibrio indispensabile, nel 2019. «Quell'inverno ho studiato a fondo lo stile di Bagnaia, determinato e costante». Con l'aiuto di un tecnico esperto come Giovanni Sandi (Biaggi e Lorenzo hanno corso con lui), e la guida di un manager di altri tempi come Carlo Pernat (legato ai grandi successi Aprilia degli anni '90) Enea ha imboccato la strada vincente. I due podi del 2021 erano solo l'antipasto. La vittoria è la conferma di chi ha creduto in lui.

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    2 - IL SOGNO DI FAUSTO REALIZZATO DALLA MOGLIE GUIDA IL TEAM CON I FIGLI

    Giorgio Terruzzi per il “Corriere della Sera”

     

    Ha pianto ieri, mentre Enea Bastianini andava a vincere la sua prima gara nella MotoGp, ha pianto dopo il traguardo e poi sul podio, nel giorno del suo esordio nel Motomondiale. Lacrime. Quando si è presentata come amministratrice delegata del team intitolato al marito, Fausto Gresini, morto di Covid il 23 febbraio 2021; quando ha assistito ai primi test delle moto color cielo che ha deciso di portare in pista in un impeto di determinazione. Nadia Padovani si commuove, pare una donna fragile ed emotiva; ha dentro una energia da buon esempio, una forza rara: «Sono tosta, ho un bel carattere».

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    Abbastanza da disobbedire proprio a Fausto che poco prima di volare via le aveva consigliato di vendere tutto; disposta ad imparare come si fa a portare in porto un accordo con Ducati per ottenere le moto; come decifrare le bizze dei tecnici, le esigenze dei meccanici; come gestire l'amministrazione di un team. In fretta e bene, chiamando a raccolta, come un vero capo, il figlio Luca, che ha 26 anni e della pista è il più esperto, il secondogenito Lorenzo, anni 22, che si occupa dei conti.

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    Continuando a badare ad Agnese e Alice, 16 e 11 anni. Non aveva l'idea. Ha il cuore per farcela con le moto dopo essersi dedicata a chi soffre: diploma magistrale, infermiera, assistenza domiciliare. Ciò che serve per percepire l'esatta misura della sofferenza, della fatica, delle opportunità. Da cogliere come un dovere, con la risolutezza che la fatica restituisce. «Dedico questa vittoria a mio marito», ha detto ieri. Mentre tutti dedicavano a lei i frutti di un'impresa inattesa e provvidenziale per l'intero Motomondiale.

     

    Una donna al comando di un team, ma quando mai? Una signora, portatrice di delicatezza e di caparbietà. Una emancipazione formidabile. I dolori: molti e forti, vissuti al fianco di Fausto prima che il virus lo portasse via. Per Gresini, ex campione del mondo della classe 125 (titoli vinti nel 1985 e '87), correva Daijiro Kato, piccolo, dotatissimo giapponese che si era trasferito a Porto Verde, completamente adottato dal team, morto a Suzuka nel 2003. Per Gresini correva il nostro «Sic», Marco Simoncelli, un altro figlio amatissimo, scomparso a Sepang nel 2011.

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    Aveva tenuto duro lui, ha tenuto duro lei, nel nome di Fausto, assorbendo come una spugna quella passione che corre tra Imola e l'Adriatico, la benzina di molte anime aggrappate al filo del gas. Velocità, rumore e sangue, ciò che rende terribile ogni gioia, un altro virus, mai del tutto innocuo. «Ho dovuto soprattutto ascoltare», aveva confessato qualche mese fa, «Ma avevo una bella spinta».

     

    Il suo pilota, Enea Bastianini, è soprannominato «Bestia», secondo vizio tipico di quel mondo lì, tutto nomignoli. Ma, forse, chi ha più dimestichezza con la bestialità di questo sport è lei. Trattata con la delicatezza che la fa piangere senza nascondersi, con la grinta che la trasporta da sempre, trasferita nel box. Per darsi un compito, per darci un tocco di umanità dentro questo tempo crudo. Una donna prima. Una primadonna. Con l'orgoglio e l'entusiasmo di chi, all'apparenza, solo all'apparenza, ha appena cominciato.

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