Giacomo Amadori per “la Verità”
Palamara e Pignatone
L' esposto del pm romano Stefano Fava inviato al Csm contro i suoi superiori Giuseppe Pignatone (capo dell' ufficio sino a maggio) e Paolo Ielo (procuratore aggiunto) è stato liquidato da tutti i media come una sorta di polpetta avvelenata. Ma Fava ha difeso il suo atto d' accusa con le unghie il 4 giugno scorso, quando è stato interrogato dai pubblici ministeri Mario Formisano e Gemma Miliani con l' accusa di rivelazione di segreto e favoreggiamento a vantaggio del pm Luca Palamara, indagato per corruzione.
PAOLO IELO
IL CASO AMARA - Nel verbale, non segretato e acquisito dal Csm, ha raccontato di quando nell' inchiesta sul faccendiere Piero Amara e sul lobbista Fabrizio Centofanti emerse per la prima volta il nome di Palamara: «Subito gli ho riferito (a Ielo, ndr) che dovevo astenermi (per l' amicizia che li legava, ndr) Ielo mi disse che eravamo tutti "sulla stessa barca"». Un piccolo aneddoto che ben spiega il motivo per cui Palamara e il suo trojan stanno inguaiando così tante toghe.
Fava ha pure evidenziato tutte le presunte anomalie nelle indagini svolte sul conto di Amara, arrestato nel febbraio del 2018, ma che secondo il pm aveva goduto di un trattamento troppo morbido rispetto alla gravità dei reati commessi successivamente al suo arresto: «È vero che Amara è stato arrestato nel 2018, ma quel giorno gli vengono contestate due ordinanze», firmate dai tribunali di Roma e Messina.
giuseppe pignatone
Come dire che non arrestarlo era impossibile. Ma dopo succede qualcosa: «Il 27 aprile 2018 risulta una dazione di 27 milioni di euro dall' Eni (attraverso la ditta Napag, riconducibile ad Amara, ndr), e io esortavo i colleghi a investigare su di lui, lui mai ha collaborato realmente con noi, ha riferito solo circostanze di comodo che ci hanno permesso di arrestare quattro pensionati.[]».
Per Fava i suoi due superiori erano incompatibili con le indagini a causa di alcuni vecchi incarichi di lavoro ricevuti dai fratelli di Pignatone e Ielo dallo stesso Amara e dall' Eni, di cui Amara era legale esterno.
Domenico Ielo
«Io ancora non comprendo come non si possa ritenere incompatibile il dottor Ielo rispetto ad Amara quando egli mi scrive espressamente di dover eliminare dal suo schema decisorio la vicenda Napag» ha dichiarato il pm a Perugia.
L'INCHIESTA «SCIPPATA» - Dove ha descritto come gli sarebbe stata «scippata» l'inchiesta su Amara, il mese dopo che era stato iscritto sul registro degli indagati: nel dicembre 2016 «mi viene comunicato di fare lo stralcio di otto posizioni compreso Amara». Il fascicolo viene coassegnato e non è più esclusiva di Fava.
piero amara
Cambia anche la polizia giudiziaria: l' indagine, prima affidata al Valutario della Finanza, passa al Gico delle Fiamme gialle. «Nel provvedimento del 22 dicembre 2016 a firma del dottor Ielo si spiega la ragione [] revoca su cui io non ero d' accordo» si legge nel verbale.
Ma le stranezze non sarebbero finite. Nel dicembre 2018 Fava chiede l'arresto del commercialista M. L., indagato insieme ad Amara in un filone delle inchieste sulle sentenze pilotate al Consiglio di Stato. Lo stesso M. L. aveva ricevuto un ricco arbitrato insieme al padre di un giudice arrestato per corruzione e, una volta indagato, aveva scelto come avvocato Salvino Mondello, difensore di Amara, e, si dice in un' intercettazione, «testimone di nozze» dello stesso Ielo.
descalzi
Nel dicembre 2018 Ielo aveva dichiarato «di non poter trattare il procedimento e quindi di non poter vistare la misura, in quanto il fratello aveva ricevuto degli incarichi dall' Eni».
Ma il 29 gennaio 2019 l' aggiunto Rodolfo Sabelli avrebbe condotto Fava nell' ufficio di Ielo e questi gli avrebbe detto che in quel fascicolo «si sarebbe occupato dei reati di turbativa d' asta e di corruzione».
RODOLFO SABELLI
Fava fa notare chi sia l' avvocato di M. L. e il giorno successivo invia la nomina di Mondello a Ielo. Il 13 febbraio i due aggiunti comunicano che non intendono avallare la richiesta di arresto di M. L..
L' INFORMATIVA - L' 8 febbraio Fava torna alla carica e predispone una richiesta di manette contro Amara per autoriciclaggio, dopo aver letto un' informativa della Finanza e dopo essersi convinto «delle argomentazioni della polizia giudiziaria». «Anche su tale richiesta il dottor Sabelli non appone il visto [] e invia gli atti al dottor Pignatone che dopo una richiesta di chiarimenti [] formalizza il diniego di visto».
fabrizio centofanti
Dopo un lungo carteggio con Pignatone, poi segretato, a Fava, il 18 marzo, viene tolto il fascicolo. Anche per questo il pm inizia la sua battaglia un po' donchisciottesca, che viene strumentalizzata dai nemici, pare numerosi, di Ielo, e il 27 marzo presenta il suo esposto al Csm.
In Procura parte il tam tam, qualche giornalista infila nel calderone delle presunte accuse di Fava anche una consulenza da 250.000 euro affidata da Condotte spa al fratello di Ielo. Ma in realtà Fava non ne sapeva nulla: «Chi mi informa è il dottor Ielo. Ai primi di maggio 2019 entra nella mia stanza chiude entrambe le porte e mi comunica che il fratello aveva ricevuto degli incarichi da Eni dal 1999».
Ma non solo. Cita anche Condotte, sottolinea di essersi sempre «astenuto» e chiede a Fava di «controllare il procedimento» in cui era stata coinvolta la sorella del commissario di Condotte: «Mi disse di verificare che lui aveva chiesto la condanna di tutti gli imputati e che "aveva fatto il suo dovere"».
LUCA PALAMARA ADELE ATTISANI
Una versione che non ha convinto Fava, il quale, però, non si sente un favoreggiatore di Palamara, sebbene sapesse che il collega fosse animato da interessi personali e che tra lui e Ielo «non corressero buoni rapporti».
Ma Fava non vede la «correlazione» tra il suo esposto e l' indagine che si sta svolgendo a Perugia su Palamara: «Io volevo indagare su Amara [] secondo me l' origine del dissidio è questa e questo io contesto al dottor Ielo».