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Virginia Piccolillo per il “Corriere della Sera”
Ha già subito un lungo e complicato intervento e ne dovrà subire ancora. Resta in pericolo di vita in un reparto di terapia intensiva del Policlinico Gemelli di Roma Giovanna Boda, la dirigente del Miur nota per le sue iniziative di sensibilizzazione dei ragazzi sulla legalità, che mercoledì scorso ha tentato il suicidio dopo essere finita in un' inchiesta per tangenti al ministero dell' Istruzione. Mentre attendeva di parlare con il suo avvocato ha aperto la finestra e si è buttata dal secondo piano.
Giovanna Boda
«Questo è il momento del doveroso e rispettoso silenzio», dicono dalla Procura di Roma, dove restano convinti della solidità dell' impianto dell'indagine. La capo Dipartimento per le Risorse umane, finanziarie e strumentali del Miur, e dunque pubblico ufficiale, martedì scorso aveva subito una perquisizione nel corso della quale le era stato contestato il reato di concorso in corruzione nell'ipotesi di aver ricevuto «indebitamente e per l'esercizio delle sue funzioni o dei suoi poteri somme di denaro o utilità per sé o per terzi per 679.776,65 euro», da parte di Federico Bianchi di Castelbianco, quale legale rappresentante dell'Istituto di Ortofonologia e amministratore di fatto della Com.E, Comunicazione&Editoria, «società aggiudicatarie di vari affidamenti ciascuna per 39.950 euro da parte del Miur». Tra le accuse, anticipate da La Verità, la messa a disposizione da parte di Castelbianco di una carta di credito.
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L'editore respinge ogni accusa. Soprattutto quelle nei confronti della dirigente: «Quasi 700 mila euro. Se glieli avessi dati lo saprei. Invece non ne so niente. Mi sembra una grande cattiveria nei confronti di una persona che ha sempre voluto darsi da fare per gli altri. E mettersi a disposizione di chi ha bisogno». Bianchi, che loda la «gentilezza e la professionalità» dei finanzieri che lo hanno perquisito, dice di «non sapere nulla dell' esistenza di una carta di credito».
E sulla contestazione di aver ricevuto appalti del Miur afferma: «Stiamo parlando di gare. Io lavoro da almeno vent' anni col Miur su bandi di gara. Ne avrò fatte almeno 600, da l' Aquila al Veneto, alla Sicilia. Non vedo come avrebbe potuto favorirmi».
Giovanna Boda
L' editore tiene a precisare che non teme l' inchiesta: «Aspetto le contestazioni.
Non sono un delinquente. Mi difenderò. Ho massima fiducia della giustizia». Ma si accalora a sottolineare che le accuse alla dirigente «rese pubbliche e unite a una serie di dettagli che non c' entrano nulla e che devono averla sconvolta al punto di farla gettare nel vuoto» non gli tornano.
«Ci conosciamo da vent'anni - continua Bianchi -. Io le voglio bene, come lei vuole bene a me, la stimo tantissimo, so come si prodiga per chi ha bisogno. E frasi del tipo: "Siamo la rete del bene", le dice sempre. E invece le ho viste riportate contro di lei, come se parlasse di chissà che lobby».
E spiega: «È stato attaccato a questa inchiesta il fatto che suo marito è un magistrato, chi l' avrebbe o non l' avrebbe appoggiato per la nomina, che lei era nelle chat di Palamara, che conosce Maria Elena Boschi. Tutti pezzi da novanta, in confronto dei quali io non sono nessuno e mi sembra di essere stato solo un gancio per arrivare a questo. Ma Giovanna con Boschi, al Dipartimento delle Pari Opportunità ci lavorava. E con Palamara parlavano tutti. "Facciamo squadra", è la frase che ripeteva sempre. Per una persona delicata come lei il peso penso sia stato schiacciante».
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