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    "LA CONGREGA DI OSHO MI HA QUERELATO” – FEDERICO PALMAROLI, IL VIGNETTISTA ROMANO CHE HA PRESO IL NOME DEL SANTONE, RIVELA: "HO DOVUTO RITIRARE DAL COMMERCIO 3 LIBRI, PER LORO ERO UN APOSTATA” - "IL PD? LA SATIRA SE LA CHIAMA DA SOLO. MA GENTILONI M'HA VOLUTO A PALAZZO CHIGI" – OSHO-FASCIO, LA BATTUTA SULLA BOSCHI, IL TWEET A BERLUSCONI: ''GLI SCRISSI 'FAMMI CAPÌ, LA FICA NON TE PIACE PIÙ?', E POI...''


     
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    Luca Telese per la Verità

    osho- federico palmaroli osho- federico palmaroli

     

    Osho, parliamoci chiaro, lei è un usurpatore.

    «Beh, ovvio».

     

    In realtà lei si chiama Federico Palmaroli, romano di Roma, ma è diventato famoso approfittando della fama di un altro.

    Gli sono molto grato: è il mitico Osho Rajneesh, filosofo, mistico e pensatore indiano famoso in tutto il modo. Tu ci scherzi, ma intanto mi hanno fatto causa».

     

    Ma chi, lui?

    OSHO GENTILONI OSHO GENTILONI

    «Lui no, ma i rappresentanti italiani della sua congrega sì».

     

    Era una cosa seria?

    «Serissima. Giudica tu: ho dovuto ritirare dal commercio tre libri. Due con editori minori che mi avevano dato credito, uno addirittura con Rizzoli, che aveva creduto in me».

     

    Una catastrofe?

    «In parte. Mi stavano bloccando tutti i social, chiedendo l' inibizione all' uso di tutte le foto del maestro».

     

    Addirittura?

    «Per loro ero un apostata. La pagina Instagram sono riusciti a bloccarla».

     

    osho- federico palmaroli osho- federico palmaroli

    E Facebook?

    «L' ho salvata per miracolo. Ho cancellato tutta la gallery, fotogramma per fotogramma in una notte, credo di essere arrivato prima di loro per pochi minuti».

     

    Quindi adesso odia la setta, e forse anche il santone?

    «Al contrario. In primo luogo perché non odio nessuno. E poi perché in qualche modo dovrei addirittura ringraziarli».

     

     

    In che senso?

    «L' Osho che oggi ha successo è nato proprio per gli effetti collaterali di questa querelle».

     

     

     

    Cioè?

    «Le prime vignette erano tormentoni di costume nate partite dall' icona del santone».

     

    osho- federico palmaroli osho- federico palmaroli

    E la politica?

    «Facevo qualche incursione episodica. Poi, dopo la battaglia con la congrega, mi sono concentrato solo su quella. Un successo».

    Federico Palmaroli nella vita (per ora) fa un lavoro serio. La satira è una maschera che si cala sul viso quando irrompe nella rete con le sue vignette Web. Che solo adesso stanno iniziando a diventare un mestiere, per lui: oggi il compassato laureato in giurisprudenza furoreggia online e talvolta firma sulla prima pagina di quotidiani nazionali.

    osho valeria fedeli osho valeria fedeli

     

    Federico, mi spiega come funziona questa cosa delle immagini?

    «Per me sono loro a comandare. Io frugo nella rete, mi sintonizzo sui temi di tendenza, e poi la fotografia che mi chiama la battuta arriva».

     

     

    In che senso?

    «O l' attualità mi pone un tema, o mi richiama alla memoria una immagine che si presta a raccontarla».

    Facciamo un esempio.

    «Emmanuel Macron e i gilet gialli. È guerra, Parigi devastata e...».

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    E?

    «E io mi ritrovo questa immagine fantastica di Macron che appena sceso da un aereo dà la mano ad un aeroportuale con il gilet giallo. La battuta era già scritta».

     

    Quale?

    «"Tacci tua m' hai fatto pjà'n corpo!". Ah ah ah».

     

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    Da che famiglia viene Osho?

    «Una normalissima famiglia borghese. Mio padre lavorava alla Confcoperative, dirigente d' azienda.

    Mia madre casalinga».

     

    Studi classici?

    «Al liceo Tacito. Sono cresciuto a Monteverde poi trapiantato a Balduina».

    Legge all' Università.

    «Tutti i pecoroni si iscrivono a giurisprudenza».

    Però ha trovato un lavoro serio.

    «Sì, in una società di intermediazione mobiliare».

    Osho avrà fatto una gavetta drammatica e avvincente, spero.

    «Macché. Grande colpo di culo».

     

     

     

    Cioè?

    «Ho trovato il mio attuale lavoro grazie a Obiettivo lavoro».

    Dove?

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    «In una agenzia speciale della Camera di commercio. Sono pagato bene ed è un lavoro gratificante».

     

    Quando nasce il suo alter ego satirico?

    «È difficile dirlo con esattezza. Questa satira è figlia di una vena che ho sempre avuta».

     

     

     

    Cioè?

    «Sono un osservatore seriale. Da piccolo al liceo aggiornavo regolarmente un quaderno con una sorta di vademecum di banalità rituali sentite dagli adulti».

     

     

    Del tipo?

    «"Po' esse un po' di stress". Una formula insensata che andava molto di moda anche allora. Tu dicevi, "Sai ho un tumore", e la risposta era questa».

    Questa è una gag cattivista!

    «Infatti le amo».

     

    Su cosa si è formato?

    «Sono appassionato di parodie».

     

     

    Del tipo?

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    «L' aereo più pazzo del mondo per me è un cult. Frankestein Jr., un vecchio amore. i Monthy Piton di Brian di Nazareth, il mio Vangelo».

     

    Compulsava le strisce di Staino?

    «No, ma mi piace la serie Scary Movie».

     

    Niente letture impegnate?

    «Adoro Renato Pozzetto, Mia moglie è una strega».

     

    Le grafic novel di Zerocalcare le sente affini?

    «No. Io amo i Guzzanti: sono due mostri».

    Lei usa la tecnica del meme, molto di moda nel web: se hai già una foto metà del lavoro è fatto.

    «Al contrario. Alle volte invidio chi disegna le vignette: sarebbe molto più facile poter piegare l' immagine a quel che vuoi dire».

     

    Perché partire dalle foto?

    «Mi piace l' idea di prendere spunto dalla realtà: il massimo del vincolo, l' immagine vera, più il massimo della fantasia: la battuta inventata».

    Prendiamo la Boschi che ha fatto il giro del web...

    renzi franceschini by osho renzi franceschini by osho

    «Diciamolo: un po' mi infastidiva che Maria Elena Boschi facesse la morale sulle banche dopo quello che era accaduto a lei su Etruria».

     

    Perché?

    «Si è messa a parlare del salvataggio di Carige dando lezioni, e m' è venuto il sangue al cervello».

     

    E allora?

    «Cerco, cerco, cerco, e trovo la foto di lei a Porta a porta, con quella faccia un po' da matta».

    Sembrava finta.

    «La foto era bellissima. Quella espressione di stupore... Ho chiuso gli occhi e la battuta è venuta da sola!».

    «Che senso c' ha salvà na banca se non c' è sta n parente tuo!».

    «Esatto. Ribaltamento, un classico».

    Dicono che Osho è fascista.

    «Uhhh me ne dicono di tutti i colori. Su Twitter se qualcuno commenta o ride delle mie battute ci aggiungono sotto: "Ma lo sai che lui è Fasho"?».

    Carino il gioco di parole.

    «Davvero, mi diverte».

     

    Ho capito, ma come nasce Osho-fasho?

    (Sorriso) «Di sinistra certo non sono».

    C' è di più. Una sua dichiarazione.

    «È vero. In una delle prime interviste, come un pollo, dissi a Repubblica che per molto tempo non avevo votato, che è vero, e che una volta avevo votato Msi, che era altrettanto vero».

    merkel vignetta osho merkel vignetta osho

     

    Ancora con la Fiamma?

    «Esatto. Era il 1993, il pentapartito stava morendo, mi ritrovai a Piazza del Popolo a Roma a una manifestazione di Gianfranco Fini contro quello schifo di Tangentopoli».

    Scrivono anche che Osho è «pentafascista».

    «Ogni tanto mi ci avveleno».

    Scrivono: «Le vignette di Osho vanno lette a testa in giù».

    «Forse dovrei indignarmi. Ma questa mi fa ridere, lo ammetto».

    Allora un po' fasho Osho lo è davvero....

    (Sorriso) «Per me quella manifestazione rappresentava la fine della prima Repubblica. Il mio era un voto di protesta, non di appartenenza. Un po' come ho fatto con Virginia Raggi».

    montecitorio bagno svastica osho montecitorio bagno svastica osho

     

    Come come, pure la Raggi ha votato?

    «Sì, come il 70% dei romani».

    Ero stupito perché è un suo bersaglio prediletto. Con la battuta cult di papa Francesco dopo spelacchio: «Mica vorrai fa pur er presepe!».

    «Beh, certo. La mia satira non si ferma se ho delle simpatie. Anzi».

    O delle antipatie. È finito a Palazzo Chigi a incontrare Paolo Gentiloni!

    «Pensa che era uno dei mie bersagli preferiti».

     

    Possibile?

    «Sì, ma è un uomo intelligente.Capisce che se non ti arrabbi ti fa gioco».

     

    Ma come vi siete conosciuti?

    «L' incontro è stato propiziato dal suo portavoce, Filippo Sensi, che mi ha scritto, mi ha detto di essere un mio estimatore, e mi ha invitato».

    Anche Sensi ha una passione per la satira, disegna molto bene.

    «Ha capito che Osho su Gentiloni era una must. Non so se dovrei dirlo, ma avendo imparato a conoscere come lavoro, talvolta mi mandava persino lui delle foto particolari per Ispirarmi».

    formula e osho formula e osho

    Un genio.

    «Sì. Tant' è vero che quando ho visto Gentiloni ho messo le mani avanti: "Mica pensate che adesso cambio la mia linea"».

     

    E Gentiloni?

    «È stato spiritoso: "Filippo, ma non lo avevamo invitato proprio per questo?"».

    Lei per tenere la barra dritta aveva fatto una vignetta anche quel giorno.

    «Ah sì! Era all' indomani di una battuta sulla foto che avevo trovato con lui all' autogrill».

    Nell' immagine si vedeva Gentiloni con la mano in tasca che si guardavo intorno, aria furba.

    «Era perfetta per scrivere: "I Ringo comunque me li sono inculati"».

    Ah ah ah. Un' altra.

    «Su Gentiloni? Una bellissima: all' Onu sta firmando il libro ospiti.

    Ma sembrava un ristorante, lui sembrava un maître, e allora gli ho messo in bocca questa: "Appena me se libera un tavolo ve chiamo io!"».

    osho quello vero 9 osho quello vero 9

    La criticano perché continua a menare sul Pd, anche dopo che ha perso.

    «Io mi sento libero di prendere per il culo chi voglio, perché non è che c' è la satira con lo spoils system».

    Giusto.

    «Ma poi c' è il fatto che il Pd è il partito del potere, è il partito dell' establishment, quindi la satira se la chiama».

     

    Infine?

    «La loro lingua è fitta di ipocrisie, elusioni, unanimismi formali, che diventano base perfetta per la mia ironia al contrario».

     

    Sta dicendo che è più difficile fare ironia su Luigi Di Maio?

    «Anche su Matteo Salvini. Loro sono già social, per far ridere devi cercare effetti meno scontati».

     

    Esempio?

    «Ho trovato una foto meravigliosa del ministro dell' Interno. Una donna gli porgeva un bambino di colore, e lui allungava una mano un po' incerto e... Mi è venuto da attribuirgli questo timore: "Morde?"».

    osho quello vero 8 osho quello vero 8

    Fantastica.

    «Sì, ma li entriamo nel campo minato del politicamente corretto».

     

    Ci capita spesso?

    «Un inferno: perché la rete è molto controllata. Facebook lo è per definizione».

    Faccia un altro esempio.

    «Quando ho messo in bocca a dei rom che rovistavano lei rifiuti la frase: "Fanculo, c' è sta la stessa roba da un mese"».

    Ma questa era sulla Raggi!

    «Appunto. Però non puoi toccare le categorie protette. Ricevo la mail di uno del controllo gestione di Facebook che mi scrive anche: "È la prima volta che devo intervenire su una battuta così razzista"».

    Secondo me non l' aveva capita.

    «Non c' è dubbio. Io rivendico il diritto di prendere in giro tutti».

    osho quello vero 7 osho quello vero 7

     

    Prima vignetta?

    «A febbraio 2015. Per la prima volta incontro il santone di Osho sul web. E trovo questo sito, vero, Le più belle frasi di Osho».

    Scatta un istinto irrefrenabile.

    «Sì, folgorante: romanizzare Osho. E se questo parlasse come Mario Brega di Verdone?».

    Partito da qui ora Osho è arrivato all' eccellenza.

    «Nel 2017 ho vinto il premio della satira politica a Forte dei Marmi.

    Malgrado le proteste della congrega, Le più belle frasi di Osho posso tenerlo».

    Ha iniziato ad avere imitatori!

    «L' emulazione a me fa sempre piacere. Purché non arrivi uno più bravo, eh eh...».

     

    Senza la rete Osho sarebbe nato?

    le più belle frasi di osho le più belle frasi di osho

    «No. Ero confinato in quello che Filippo Marinetti chiama "il proletariato dei geniali". Comincio su Facebook e parto solo poi su Twitter e su Instagram».

    Adesso se metti Osho su Google«Escono più le mie vignette che le foto del saggio. Una nemesi».

     

    Ma su Silvio Berlusconi nulla?

    «Lo uso molto poco. Ma bene.

    Avevo fatto un fotomontaggio Calenda-Berlusconi, dopo la famosa cena de Pd da lui a cui non era andato nessuno: "Se je dicevi che la facevamo ad Arcore venivano tutti"».

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    Questa è cult.

    «Vedi, cerco anche liste meno battute».

    Tipo?

    «Matteo Orfini. C' era una foto di un suo comizio a piazza Bologna. Deserto totale, con due vecchine a cui ho messo in bocca: "Se se dovessimo perde se vedemo a la macchina"».

     

    È appassionato di futurismo?

    «La mia ossessione. Amo le parole in libertà, il verbo all' infinito, la liberazione totale della lingua è che è l' essenza della dinamo».

     

    E questo governo?

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    «Eccome, una bellissima su Giovanni Tria. Vertice di governo, lui al telefono un po' nascosto. E Giuseppe Conte guarda i giornalisti e ride».

     

    E la battuta?

    «"Ma che vor di che sta manovra è bionda e con la quinta di reggiseno?". Mi piaceva l' idea che lui parlasse con la moglie».

     

    È vero che non ricorda le battute vecchie?

    «Zero. Sono un accessorio della cronaca».

     

    E Il Tempo?

    «Mi chiamò Gian Marco Chiocci e mi disse se volevo collaborare: è stato il primo che ha avuto l' idea».

     

    La più bella su Matteo Renzi?

    «Mi sono sbizzarrito sulle foto con Barack Obama. Oppure le foto con la Boschi.

    La loro alchimia si presta molto.

    Una volta c' era la Boschi che gli faceva con la mano...».

    «Senti coso evapora!».

    «Ah ah ah...

    Esatto. Oppure a un anno dal referendum. Loro con lo sguardo perso».

    Una volta a Berlusconi ha risposto con un tweet suo.

    «Non ho resistito. Era un post in cui raccontava la sua giornata tipo dopo la politica: mi sveglio, leggo i giornali, faccio una corsetta... ero esterrefatto».

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    E così gli scrive: «Fammi capì, la fica non te piace più?».

    «Ah ah ah. Quanno ce vo' ce vó».

    È anche volgare.

    «La parolaccia serve, da sempre.

    In questo sono figlio della grande scuola del Vernacoliere».

    Facciamo un po' di par condicio.

    Satira istantanea su Salvini e Di Maio.

    «Ecco. Loro due che parlottano, complici. Di Maio dice: "Oh, lo spread a 330!". E Salvini gli fa: "Prova a vedé su Amazon se se trova a de meno"!».

    I film d' autore preferiti di Osho sono Quei bravi ragazzi e addirittura Arancia meccanica.

    «Mi piace la mafia raccontata fuori dai cliché. Trovo geniale la neolingua di Stanely Kubrick».

     

    Come dovrebbe essere ricordato Osho?

    «Se domani dicessero le stesse cose di me sarei felice».

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