Vittorio Feltri per Arbiter - http://www.arbiter.it
feltri
Ha compiuto 70 anni il 7 luglio eppure mantiene l’aria da ragazzo scapestrato e anche da rockstar: corpo tatuato da cima a fondo, occhiali da sole, orecchini, anelli, collane, crocefissi ovunque, giubbotto di pelle, elementi che gli conferiscono le sembianze da duro.
Eppure sotto chilogrammi di metallo inossidabile si nasconde un cuore tenero. Il ribelle Roberto D’Agostino assomiglia ad un riccio: a prima vista pungente, se lo capovolgi, morbido. In fondo, gli aculei servono solo per proteggerci, mica per attaccare. Come tutte le persone di successo che si sono fatte da sole e che per questo non devono leccare il culo né dire grazie a chicchessia, D’Agostino sta sulle palle a molta gente, tra cui numerosi colleghi, che non gli perdonano il fatto di stare seduto in salotto, nella sua reggia romana, e non nelle asfittiche redazioni né in giro per le strade a sudare e respirare smog, riuscendo comunque ad arrivare prima di tutti gli altri, tirando fuori l’indiscrezione clamorosa che si propaga sulla rete in modo virale.
dago
A metterla in circolazione è lui, che lancia sì, ma soprattutto rilancia notizie appena sfornate dai quotidiani attraverso il suo celebre sito dagospia.com, conferendo ad esse una nuova e più interessante veste grazie all’aggiunta di titoli geniali e audaci di cui Roberto è autore, anzi artefice. Essere riproposti da D’Agostino è diventato un onore sia perché ciò implica che il proprio articolo sia stato selezionato accuratamente tra valanghe di pezzi sia perché il suo portale è visitato ogni giorno da centinaia di migliaia di utenti.
Dago in redazione - ph Massimo Sestini
Il vantaggio di Roberto è naturale, non gli comporta alcuno sforzo: è l’intuizione. A questa si aggiunge il non trascurabile coraggio (a volte incoscienza) di dire quello che gli altri non osano dire. Da uno che ha avuto come fonti (ufficiali e non), oltre ai portinai di mezza Roma, Francesco Cossiga, Maria Angiolillo (quest’ultima senza saperlo) nonché, a suo stesso dire, “il potere invisibile”, individui tuttora misteriosi, aspettati solo il giornalismo vero, quello che appassiona chiunque.
torta da spegnere
E non osate chiamarlo “gossip” storcendo il naso, perché il giornalismo è popolare per definizione, come mi ripeteva il mitico Gaetano Afeltra, ossia si occupa dei fatti della gente raccontandoli in modo semplice, sebbene molti giornalisti abbiano confuso l’esposizione della realtà con l’ostentazione del loro vocabolario forbito, delle proprie competenze, del loro ego. Ecco perché certe cronache annoiano a morte.
coca cola omaggia dagospia
A chi sostiene che il suo sia un sito di gossip, D’Agostino risponde perentorio: “Dagospia è un bollettino d’informazione, punto e basta”. Mi fa sorridere Roberto quando afferma che “il pettegolezzo è l’unica forma di giornalismo”. I più potrebbero travisare queste parole, ma io le comprendo: la verità ci sta sempre sotto gli occhi ed è impigliata e nascosta persino tra le chiacchiere inutili. Occorre fare una bella scrematura per estrarla, maneggiandola con cura. Ascoltare, guardare, osservare, cogliere, sono questi i metodi di un bravo giornalista, che scrive ciò che tutti hanno visto ma di cui nessuno si è accorto.
roberto d agostino e vittorio feltri e melania rizzoli
Voleva fare un sito di costume Roberto e, alla fine, ne è uscito fuori un giornale che raccoglie il meglio dei giornali mondiali. Non tutte le ciambelle escono con il buco, per fortuna. “Capii che non erano le scopatine degli attori ad interessare ai miei lettori, ma l’insieme gossip-potere-economia, che aveva preso il sopravvento sulla politica”, spiegò il patron di Dagospia in un’intervista a La Stampa (rilasciata a Claudio Sabelli Fioretti) una decina di anni fa. I giornali che si occupano solo di politica, in effetti, sono destinati a perdere lettori e a chiudere bottega. Roberto lo ha capito prima di altri.
Dago in redazione - ph Massimo Sestini
Per D’Agostino, che nel corso della sua vita è stato ragioniere, impiegato, disc jockey, critico musicale, frequentatore di salotti mondani, personaggio tv, esperto di look, regista cinematografico, talent scout, scrittore, fondare il portale Dagospia è stata, dopo il figlio Rocco, la sua opera migliore.
Ma soprattutto una rivincita gigantesca nei confronti di quella stampa che non gli permetteva di dire ciò che avrebbe voluto. Dagospia è l’urlo silenzioso di Roberto. Un urlo tanto spiritoso quanto chiassoso. Il trionfo della libertà. Oltre che un chiaro, inequivocabile, riuscitissimo “vaffanculo”.