1 – IL PEGGIO DEVE ANCORA ARRIVARE
Vittorio Feltri per “Libero Quotidiano”
festa m5s per il def 9
Festeggiare l' aumento del debito pubblico in un paese schiacciato dal passivo diverte solo Pulcinella e i suoi epigoni. Infatti Di Maio esulta. È contento perché il governo si è impegnato a versare a chi non lavora il reddito di cittadinanza, cosicché gli elettori numerosi che hanno votato Cinque Stelle, proprio per incassare denaro dallo Stato evitando di fare alcunché, saranno soddisfatti. Oltre a percepire soldi in nero, ne percepiranno anche grazie alla carità pubblica.
Peccato che a pagare il conto saremo noi cittadini, già martoriati dalle tasse. Non faremo salti di gioia. Il ministro Tria era contrario alla beneficenza e ostacolava la manovra pietosa, tuttavia a un certo punto ha mollato i freni ed è stato sconfitto da Giggino. Una figuraccia. La demagogia ha vinto sul buon senso finanziario.
DI MAIO SPREAD
Succede nelle peggiori famiglie. Ormai l' Italia è guidata da un ominicchio napoletano giunto al vertice del dicastero del Lavoro senza aver sgobbato in vita sua. Dobbiamo rassegnarci ai suoi capricci poiché il signorino, piaccia o no, ha ottenuto i suffragi per menare il torrone. È seccante constatare che Salvini, che ha un' altra caratura rispetto al socio, sia costretto ad abbozzare per banali motivi di sopravvivenza.
DI MAIO AL TEMPIO BUDDISTA DI QINGYANG IN CINA
O mangiava la minestra o saltava dalla finestra. Nei suoi panni avremmo optato per il tuffo in strada piuttosto che appiattirci sul collega maldestro. Trump invece che elargire dollari ai poltroni, ha abbassato le tasse e la economia americana è decollata. Noi con la complicità dei nordisti abbiamo deciso di foraggiare chi si gratta il ventre e ciò non contribuisce a combattere la miseria, bensì ci rende tutti più poveri. Bell' affare.
Non capiamo come mai il milanese Matteo abbia accettato di buon grado di piegarsi a una boiata simile. La Borsa, che non sarà un indicatore definitivo, ha reagito male: è andata giù. Vedremo che fine farà lo spread.
LUIGI DI MAIO MATTEO SALVINI
Intanto godiamoci il disastro. E aspettiamo il peggio, sempre dietro l' angolo. Dai pentastellati non ci attendevamo che pasticci, ma dalla Lega avremmo voluto un atteggiamento più responsabile, viste le condizioni in cui trovasi il bilancio nazionale.
Non conviene fasciarsi la testa prima di rompersela, però era il caso di proteggersela con il casco. Tra alcuni giorni verificheremo i guai prodotti dal governo. Prepariamoci a leccarci le ferite.
2 – L' AMAREZZA DI TRIA: SCRIVO LA MANOVRA E ME NE VADO LO STRAPPO DEI TECNICI MEF
Luca Cifoni e Ma. Con. per “il Messaggero”
LA MANOVRA GIALLOVERDE SECONDO ELLEKAPPA
E' un Giovanni Tria amareggiato quello ha ieri a Via Venti Settembre ha festeggiato il suo settantesimo compleanno. L' eco del ruvido confronto di giovedì a Palazzo Chigi si è fatta sentire anche nel breve rinfresco con i collaboratori, durante il quale al ministro è stata regalata una valigia; oggetto che in questa situazione potrebbe quasi avere più di un significato.
IL SIMBOLO
SALVINI DI MAIO CONTE BY SPINOZA
Quel che è certo è che Tria non si attendeva questo esito. Era abbastanza convinto di riuscire a portare a casa un risultato accettabile: partendo dalla sua proposta iniziale di rapporto deficit/Pil all' 1,6 per cento si sarebbe potuto spingere fino all' 1,9 o anche alle soglie del 2 rivendicando però un quadro programmatico reso pesante dall' aumento degli investimenti.
Lo schema che era stato fatto proprio anche dagli investitori internazionali, che con i loro report di ieri si dovuti ricredere. Invece lo scontro con i due partiti di maggioranza si è rivelato impari, anche per il venir meno della sponda del presidente del Consiglio, sul quale l' economista di Tor Vergata faceva affidamento.
TRIA BY VAURO
La bandiera degli investimenti da incrementare per spingere la crescita, - brandita ieri dallo stesso Conte - può ancora avere una sua funzione simbolica, ma certo limitata, se alla fine sulla sessione di bilancio si scaricheranno i fulmini dell' Europa e soprattutto delle agenzie di rating. Già all' inizio della prossima settimana Tria si troverà nell' antipatica posizione di dover discutere con i suoi colleghi di una legge che di cui non condivide il quadro finanziario.
giovanni tria 5
La bufera poi non riguarda solo il titolare del dicastero, ma investe anche alcuni tra i suoi più stretti collaboratori. Il capo di gabinetto Roberto Garofoli sarebbe stato sul punto di dare le
dimissioni, rientrate a quanto pare nel contesto della moral suasion azionata dal Quirinale.
Anche Alessandro Rivera si trova in una situazione non facile: sgradito al Movimento Cinque Stelle per il suo ruolo nella gestione delle crisi bancarie, come direttore generale Tesoro ha tra l' altro il compito di rappresentare l' Italia nei comitati che preparano Eurogruppo ed Ecofin, e di accompagnare il ministro alle riunioni. Leggermente più defilata la posizione del Ragioniere generale dello Stato, Daniele Franco supertecnico dei conti pubblici prestato dalla Banca d' Italia, il cui mandato scade a maggio del prossimo anno.
ROBERTO GAROFOLI
L' idea, confessata da Tria ieri ai suoi collaboratori, è quella di attendere l' approvazione della manovra da parte del Parlamento, secondo i desideri della coppia di vicepremier Di Maio e Salvini, e poi lasciare. Anche perchè non si tratta di difendere il 2,4% solo quest' anno, ma anche nei prossimi due. Ovvero spingere ancora più in alto la massa di debito pubblico per lo più destinata a finanziare spesa assistenziale e pochi investimenti.
Molte sponde, sulle quali faceva affidamento Tria, hanno ceduto. Oltre al premier Conte e ad una Lega nervosa - ma alla fine accondiscendente di fronte anche alla prospettiva di poter incassare il commissario straordinario che ricostruirà il ponte di Genova - Tria è risultato sconfitto e, secondo gli analisti di Bnp Paribas «la scelta di far passare la linea del 2,4% ha danneggiato la credibilità del ministro Giovanni Tria come garante della prudenza fiscale».
DANIELE FRANCO
«Abbiamo ricordato a Tria che manteniamo le nostre promesse», sottolineava ieri il ministro Riccardo Fraccaro, facendo intendere di che portata è la sfida in corso. Un messaggio pesante lanciato dai vertici pentastellati e arrivato prima a Conte, poi a Tria e rimbalzato probabilmente sino al Quirinale.
Sul piatto Di Maio ha di fatto messo la crisi di governo in piena sessione di bilancio, ma se questo è solo un bluff lo si scoprirà nei giorni prossimi quando si conosceranno le tabelle della manovra e si capirà veramente cosa intende fare il governo di una manovra che, per ora, si aggira sui quaranta miliardi. Per ora mancano all' appello ancora coperture per tredici miliardi, ma l' annuncio di giovedì notte - preceduto dalle indiscrezioni del giorno prima - è servito a Di Maio per tastare il polso dei mercati nella speranza che non si irritino troppo e che alla fine permettano alla spread di fare marcia indietro.
conte di maio salvini
IL FUOCO
Non a caso ieri a palazzo Chigi si sottolineava la coincidenza tra il calo di una decina di punti dello spread e le dichiarazioni di Conte sul marciapiede di palazzo Chigi. Lo stesso vicepremier Di Maio ha persino cercato di rassicurare l' Europa sostenendo che non è intenzione del governo «andare allo scontro con la Ue». Resta il fatto che con Tria in difficoltà, toccherà al presidente del Consiglio Conte sciogliere i tanti dubbi che ieri sono stati sollevati a Bruxelles non solo dal commissario Moscovici e spiegare che non si tratta di misure fatte per comprare consenso, come sostiene l' opposizione, ma per rilanciare la crescita e far scendere il debito pubblico.
DELVOX TRIA SALVINI DI MAIO SALVINI DI MAIO CONTE