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    “COSÌ NON POTRÀ PIÙ PARLARE MALE DI ME AL BAMBINO” – A RIMINI LA 33ENNE CRISTINA PERONI E' STATA UCCISA DAL COMPAGNO, SIMONE BENEDETTO VULTAGGIO, A COLPI DI MATTARELLO E COLTELLO DAVANTI AL FIGLIO DI SEI MESI – L’UOMO È SCESO IN STRADA CON I VESTITI ANCORA SPORCHI DI SANGUE SOTTO GLI OCCHI VICINI DI CASA - I CONOSCENTI PARLANO DI FREQUENTI LITI ED EPISODI DI VIOLENZA TRA I DUE, MA NON ERA MAI STATA PRESENTATA ALCUNA DENUNCIA NÉ SEGNALAZIONE...


     
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    Federica Zaniboni per “il Messaggero”

     

    claudia peroni simone benedetto vultaggio claudia peroni simone benedetto vultaggio

    Con i vestiti ancora sporchi di sangue è sceso in strada, ha guardato i vicini di casa e ha detto: «Così lei non potrà più parlare male di me al bambino». Simone Benedetto Vultaggio, 47 anni, sapeva che di lì a poco sarebbe stato arrestato per l'omicidio della compagna, ma chi ha assistito alla scena assicura di averlo visto sorridere. 

     

    L'ha ammazzata nella villetta di via Rastrelli, a Rimini, dove la coppia viveva insieme al figlio di soli 6 mesi. L'ha colpita alla testa con un mattarello e si è servito di un coltello per ferirla alla gola: così, secondo la ricostruzione degli inquirenti, è stato commesso l'ennesimo femminicidio.

     

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    LA RICOSTRUZIONE

    Il corpo di Cristina Peroni, 33enne originaria di Roma, è stato trovato sul pavimento della camera da letto, riverso a terra in una pozza di sangue e avvolto in un lenzuolo bianco. A dare l'allarme sono stati i vicini di casa che, ieri mattina poco dopo le 9, hanno sentito gridare. Non sarebbe stata la prima volta che i due litigavano, ma è parso chiaro fin da subito che adesso era diverso. Il piccolo piangeva disperatamente, mentre i genitori continuavano a urlare in modo furioso. 

     

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    «Basta, basta, lasciami», ripeteva la vittima con la voce terrorizzata. Chi abita nella via è sceso in strada e si è avvicinato alla villetta della coppia per capire cosa stesse accadendo. Poi, all'improvviso, un inquietante silenzio. Quando gli agenti sono arrivati sul posto non c'era più niente da fare: Cristina era stata brutalmente uccisa, davanti agli occhi del bimbo. L'uomo si sarebbe scagliato contro di lei impugnando un mattarello, con il quale le ha sfondato il cranio. Poi, l'avrebbe colpita al collo con una coltellata, fermandosi soltanto quando la donna non dava più segni di vita. Dopo aver coperto il cadavere, è uscito dall'abitazione.

     

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    I vicini di casa, in attesa dell'arrivo della polizia, stavano suonando il citofono ininterrottamente, avendo ormai intuito che la situazione era grave. Quando hanno visto arrivare Vultaggio completamente imbrattato di sangue, la prima preoccupazione è stata per il bimbo «Sta bene» ha risposto l'uomo, aggiungendo che la mamma non lo avrebbe più potuto mettere contro di lui. 

     

    Subito dopo, quindi, il 47enne è rientrato in casa, si è seduto nella sala da pranzo e ha aspettato l'arrivo degli agenti della Squadra Mobile della questura di Rimini. Non ha tentato di scappare né di nascondersi in alcun modo. Si è semplicemente fatto trovare lì, dove sapeva che lo avrebbero cercato. Accanto al corpo della vittima, c'era l'arma del delitto. 

     

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    Da quel momento in poi Vultaggio si è chiuso in un profondo silenzio, senza proferire più alcuna parola nemmeno durante l'interrogatorio davanti al pm Luca Bertuzzi. Difeso dall'avvocato d'ufficio Alessandro Buzzoni, si è avvalso della facoltà di non rispondere, mentre la procura riminese ha aperto un fascicolo per omicidio volontario aggravato.

     

    IL MOVENTE

     Il piccolo è stato trovato nella stessa stanza in cui era il papà e, fortunatamente, dalle visite mediche è emerso che non sarebbe stato sfiorato. Aveva soltanto una macchia di sangue sulla maglietta, probabilmente lasciata dall'uomo che potrebbe averlo preso in braccio dopo avere ammazzato la compagna. Secondo i primi accertamenti, il bimbo - che adesso è stato affidato alla nonna paterna - sarebbe stato la ragione per cui ieri è esplosa quella violentissima lite tra i genitori. 

     

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    Nello specifico, sembrerebbe che la furia del 47enne sia stata scatenata dal fatto che la mamma non voleva che lui lo tenesse in braccio. Simone e Cristina si erano conosciuti un anno e mezzo fa, su internet, durante il lockdown: in poco tempo, poi, la decisione di vivere insieme e l'arrivo del figlio. Ma secondo quanto emerso dalle testimonianze di amici e parenti, il loro rapporto sembrava ormai giunto al capolinea. La donna se ne era andata di casa poche settimane fa, decidendo poi di tornare quando il compagno aveva deciso di farsi seguire da uno psicologo. 

     

    Nonostante le liti e gli screzi frequenti, nei suoi confronti non era mai stata presentata alcuna denuncia né segnalazione da parte della vittima, anche se, secondo i conoscenti, c'erano già stati episodi di violenza. «Non erano una coppia felice, si sentivano spesso le urla delle litigate» spiega un vicino. «Lei era stata picchiata anche durante la gravidanza - aggiunge un altro -, ma non aveva voluto denunciare». 

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    Uno dei residenti della zona racconta di avere incontrato il 47enne di recente: «quando gli ho chiesto come andava mi ha risposto di essere preoccupato e di avere paura di fare qualcosa di brutto». «Al momento non posso dire se il mio assistito abbia consapevolezza del fatto», afferma il legale dell'arrestato. «Spero però che capisca subito cosa ha fatto e che collabori con le forze dell'ordine. Per ora attendiamo l'interrogatorio di garanzia». 

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