DAGOREPORT
putin xi jinping
Xi Jinping ha pronunciato per la prima volta la parola “guerra”. Più precisamente: “zhanhuo”, ovvero “fiamme di guerra”. Finora il presidente cinese aveva sempre tradotto l’invasione russa dell’Ucraina con la frase “operazione militare speciale”.
Non solo: durante il video-colloquio di ieri con Macron e Scholz, Xi Jinping si è dichiarato favorevole, “per evitare che le tensioni aumentino o addirittura sfuggano completamente al controllo” di assumere il ruolo di mediatore con Putin (“Pechino pronta ad assumere un ruolo attivo nella crisi”). Ma il Dragone Xi ha subito aggiunto, sibillino: “Se ci sono le possibilità”. Ovvero: l’erede di Mao aspetta una chiamata dallo neo zar russo. Una telefonata che dovrebbe avvenire entro domani.
VLADIMIR PUTIN XI JINPING BY EDOARDO BARALDI
Il grande mediatore per far rinsavire Putin non può che essere la Cina, da cui la Russia dipende in tutto e per tutto, a partire dai beni strategici. Ora che le sanzioni economiche e il massiccio esodo di aziende da Europa e Stati Uniti sta portando al default la Russia, ecco farsi sotto la Cina che mira a rilevare quote nel colosso Gazprom e il produttore dell’alluminio Rusal.
volodymyr zelensky in video collegamento con il parlamento britannico
Come aiuti collaterali per trovare la quadra con Mad Vlad, Xi Jinping può avvalersi della Turchia, del Vaticano, della Finlandia. Ma non d’Israele, troppo sbilanciata su Mosca. La trattativa parte dall’”offerta” di pace di Zelensky a Putin: riconoscimento delle due repubbliche del Donbass e la scontata approvazione della Crimea (vittoria principale di Putin). Lo scoglio più arduo per la diplomazia arriva sulla neutralità perpetua dell’Ucraina. Zelensky e la Nato non possono accettare il no preventivo all’ingresso dell’Ucraina nel patto Atlantico.
standing ovation del parlamento britannico per zelensky
Nello stesso momento in cui Zelensky incassa la standing ovation del parlamento britannico, tuonando: “Non ci arrendiamo, come voi contro i nazisti”, l’ex comico ha teso la mano a Putin su Donbass e Crimea perché sa benissimo che i russi mirano a farlo fuori: con un compromesso spera di rimanere in sella.