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Negli ultimi tempi, specie da quando la pandemia da Covid-19 ha puntato i riflettori sull'universo videoludico e il suo ruolo nell'alleviare i traumi psicologici dovuti alla lunga quarantena in solitaria di migliaia di persone, molti sono stati gli studi che hanno avvalorato o meno tale funzione terapeutica dei videogiochi. Il più recente fra tutti è una ricerca condotta dalla Oxford University, che ribadisce quanto i videogame aiutino a mantenere sana la nostra psiche.
Lavorando su dati estrapolati dal gameplay di diversi giochi, gli esperti dell'università hanno confermato la tesi secondo la quale giocare ai videogiochi garantisca un'ottima salute mentale. Dallo studio, che si è focalizzato su titoli quali Animal Crossing di Nintendo e Plants vs. Zombies: Battaglia di Neighborville di Electronic Arts, è emerso che gli utenti impegnati in più giochi tendevano ad accentuarne il benessere sperimentato ed essere contrari alle teorie per la quali i videogame costituiscono una minaccia alla stabilità mentale.
Lo studio è stato uno dei primi ad essere condotto utilizzando dati basati sui tempi di gioco effettivi, che il team di esperti ha incrociato con i dati ricavati da questionari psicologici, a differenza degli studi precedenti che si erano concentrati su dati di gameplay non in tempo reale che, secondo lo studio, erano solo debolmente correlati con la realtà effettiva dei giocatori.
"Si tratta di portare i giochi nell'ovile della ricerca psicologica che non è un mero fuoco di paglia", ha affermato Andrew Przybylski, ricercatore a capo del progetto. Przybylski, durante le prime battute dello studio, ha inoltre rivelato di essere rimasto sorpreso di come numerose società di videogiochi abbiano nelle loro mani dati sommari sui propri giocatori e di come questo abbia influito sulle ricerche condotte in precedenza e che hanno portato l'opinione pubblica a demonizzare l'universo videoludico sotto tanti aspetti.
In ogni caso, il ricercatore ha voluto sottolineare come i risultati non lascino carta bianca ai videogiochi: "Sono molto fiducioso che se la ricerca andrà avanti, impareremo le cose che riteniamo tossiche nei giochi e avremo prove anche per identificarle". La ricerca ha ovviamente preso in oggetto solo due titoli adatti a tutte le età, ma chiarisce come altre modalità di gioco potrebbero rivelarsi potenzialmente meno salutari e influenzare negativamente l'impatto mentale. I ricercatori sperano comunque che lo studio introduca una riflessione più profonda sul concetto di dipendenza da videogiochi o dei danni digitali in generale.
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