CARLO CALENDA OSPITE DI DIMARTEDI
Alessandro Rico per “la Verità”
Carlo Calenda, fondatore di Azione, in questi giorni appare pessimista. Il suo timore? Che, a dispetto della retorica, il Paese esca a pezzi dalla crisi.
Onorevole, lei ha criticato il «one man show» di Giuseppe Conte. Vede troppo Rocco Casalino?
«Penso che nessun Paese possa affrontare una situazione come questa con un assetto di governo normale, privilegiando la retorica rispetto alla capacità gestionale».
GIUSEPPE CONTE ROCCO CASALINO
Conte dovrebbe coinvolgere di più il Parlamento?
«Dovrebbe coinvolgere più competenze esterne».
Chi ha in mente?
«Vanno interpellati manager di eccellenza, come Vittorio Colao o Giovanni Cagnoli. Gente che sa gestire processi complessi - cosa che il governo non sa fare».
Dai «competenti», però, non abbiamo avuto una grande prova in quest' emergenza. Perché dovremmo fidarci della tecnica più che della politica?
«Mi pare che la politica abbia dato il peggio di sé».
lettera di calenda sala toti bonaccini
Ad esempio?
«Ripensi ad "abbracciamo un cinese", a "Milano non si ferma"...».
Anche gli scienziati hanno detto tutto e il contrario di tutto: prima le mascherine non servivano a niente, poi sono diventate obbligatorie; prima era più facile essere colpiti da un fulmine che prendersi il virus, poi il virus è diventato contagiosissimo...
«Ci sono state tantissime carenze. E non credo che la politica debba cedere il passo alla tecnica».
E allora?
«Ci vuole una grande chiamate alle armi delle migliori energie tecniche e politiche. Coinvolgendo anche l' opposizione. Se no il Paese continua a essere diviso e non gestito».
MARK RUTTE ANGELA MERKEL
Invece si va avanti di dpcm in dpcm, con una giostra di anticipazioni, indiscrezioni, smentite...Non è criticabile anche la gestione della comunicazione da parte di Palazzo Chigi?
«La gestione della comunicazione è stata pessima. Confusa e molto retorica».
Cioè?
«Dire che "ne usciremo migliori" è una fesseria. Rispecchia un modo tipicamente italiano di affrontare le crisi sulla base dell' appello ai sentimenti, piuttosto che con la fermezza dell' azione».
Lei ha pubblicato sulla Frankfurter Allgemeine Zeitung un appello sugli eurobond, che credo si possa definire bipartisan.
«Certo, l' hanno firmato anche Giovanni Toti, Luigi Brugnaro e Marco Bucci».
Cosa avete chiesto?
EUROBOND
«Abbiamo spiegato che gli eurobond non servono a sovvenzionare il debito dei Paesi che ce l' hanno più alto, ma a dare all' Europa le risorse per finanziare un grande piano d' intervento europeo».
Vi daranno retta?
«Se i tedeschi dicono no agli eurobond, non dicono no all' Italia.
Dicono no all' Europa, che ora non ha risorse e poteri per finanziare un grande piano per la ripresa».
Mettono a rischio l' Europa?
MATTEO RENZI GIUSEPPE CONTE
«È legittimo credere che questa crisi vada gestita dagli Stati nazionali. Ma a quel punto sarebbe legittimo pure chiedersi: "A che serve allora l' Europa?"».
Domani, all' Eurogruppo, sbarca il «Mes light» proposto dai francotedeschi. Lo vogliamo dire che le condizionalità sbiadite sono proibite dal Trattato sul funzionamento dell' Ue?
«Il Mes non è un' istituzione dell' Ue, funziona in base a un trattato separato, che può essere cambiato all' unanimità».
Che non c' è.
«Oggi. Ma il punto è un altro».
E qual è?
«Il Mes funziona se lo Stato che chiede il prestito ha perso l' accesso ai mercati o se l' emissione di titoli è diventata troppo costosa».
CONTE MERKEL SANCHEZ MACRON
Un' extrema ratio.
«Il problema vero è che i prestiti del Mes diventano credito privilegiato anche rispetto al debito pubblico».
Si può scatenare il panico sui mercati?
«I tassi di emissione del debito potrebbero aumentare molto. Per questo il Mes non può essere usato come strumento di normale prestito».
E se Francia e Germania volessero imporcelo?
ROCCO CASALINO CONTE MERKEL MACRON
«Conte dovrà mantenere la posizione che ha tenuto fin qui».
Ma era stato lui a lanciare il Mes...
«Vero. Diciamo allora che deve mantenere la sua ultima posizione. Però mi permetta un appunto».
Prego.
PAOLO GENTILONI ROBERTO GUALTIERI
«Noi possiamo già autonomamente emettere debito, perché siamo coperti dal Qe. E questo intervento è decisivo, ricordiamocelo».
Dove vuole arrivare?
«Dobbiamo capire come fare in modo che quei soldi giungano alle famiglie e alle imprese. Continuare a parlare di come avere i soldi senza sapere come spenderli è paradossale».
E come si fa?
«Sicuramente non come è stato fatto con la cassa integrazione».
roberto gualtieri giuseppe conte patuanelli
Ovvero?
«Non prevedendo l' anticipazione bancaria. Così i lavoratori quei soldi non li vedono. In Italia parliamo solo di leggi e mai di come implementarle».
Cosa suggerisce?
«Per la cassa integrazione, agire sull' anticipazione bancaria e, per le piccolissime imprese, sui permessi retribuiti».
Poi?
ROBERTO GUALTIERI AKA MAO TSE TUNG
«Roberto Gualtieri ha annunciato delle garanzie pubbliche al 100% sui prestiti alle imprese».
Fino a 800.000 euro.
«È poco. I provvedimenti del governo sono tutti pensati per le piccole imprese, ma a tenere in piedi l' Italia sono anche quelle medie e grandi, che esportano».
Che altro?
«Non si può fare affidamento solo sul Fondo centrale di garanzia. Non può gestire la mole di pratiche che arriverà».
Roberto Gualtieri e Giuseppe Conte al lavoro sul Def
E che si fa?
«Si ricorre alle autocertificazioni. Chi mente andrà in galera, ma non si possono fare norme barocche per prevenire le truffe, perché così finisce che chi ha diritto, i soldi non li prenderà mai».
Che ne pensa della task force sulle riaperture, il tema tirato fuori da Matteo Renzi?
«Renzi ha sparato una data a cacchio. Abbiamo chiesto di studiare la riapertura 20 giorni fa».
Che strategia va seguita?
«Abbiamo inviato una proposta di processo di lavoro al governo. Ci vuole uno steering committee».
roberto gualtieri giuseppe conte 1
Parli semplice...
«Un comitato direttivo formato dai ministeri, dalle opposizioni e dalla Conferenza delle Regioni».
E come opererebbe?
«Con un manager di alto livello e un esperto di sistemi sanitari pubblici, che coordinino 6 gruppi di lavoro su 6 aree tematiche».
Obiettivo?
«In una settimana vanno definite le condizioni e le modalità per la riapertura».
roberto gualtieri 5
E poi?
«Ti dai due settimane per implementare le attività e procurarti i materiali di cui hai bisogno. Poi fai un' apertura test e vedi come va, monitorando l' andamento del contagio».
Un piano in tre fasi molto lontano dall' operato del governo...
«Si continua a lavorare con strumenti ordinari. Stiamo ancora dietro ai bandi Consip. Ma se già in tempi normali non funzionava un cacchio, figuriamoci in emergenza!».
E la Protezione civile? Stiamo pagando la sua «burocratizzazione», che la sinistra impose dopo il terremoto dell' Aquila, temendo il lancio politico di Guido Bertolaso - e approfittando delle inchieste su di lui, poi finite nel nulla?
MARIO DRAGHI
«Ma certo. Perciò dico che ci vuole uno scudo penale per chi agisce in deroga alle procedure ordinarie. Dopodiché, scontiamo pure un capo della Protezione civile che si mette a parlare delle riaperture dopo il 13 maggio, en passant, in conferenza stampa».
E Conte?
«Ha voglia di passare per salvatore unico della patria, rischia di essere quello che non ha saputo gestire l' emergenza. Ma pure l' opposizione ha delle responsabilità».
Quali?
«Pensi a Matteo Salvini, che vuole Mario Draghi capo del governo e contemporaneamente mandare a quel Paese l' Ue».
È pessimista?
«Sì, perché nessuno sta modificando i comportamenti malati di prima».
SALVINI PREGA
Comportamenti malati?
«Su tutti, la generalizzata mancanza di serietà».
Dove?
«Ovunque. Nel governo, nella sua comunicazione e nell' incuria gestionale, negli slogan vuoti dell' opposizione, nei virologi che si prendono a calci su Internet tutti i giorni... La serietà va ricostruita, o il Paese ne uscirà devastato».
Anche le classi dirigenti europee non brillano... Prenda l' uscita di Christine Lagarde.
«Per carità, lei ha ragione. Però poi i francesi o i tedeschi sanno gestire egregiamente i loro piani d' intervento nazionali».
lagarde merkel macron
Francia e Germania hanno messo in campo risorse enormi.
«E le spendono bene. Noi invece abbiamo totalmente "cannato" la dimensione dell' intervento».
In che senso?
«La manovra del governo è partita da 3 miliardi, poi è passata a 6, poi è arrivata a 15 e infine a 25. E siamo ancora il Paese che ha messo meno soldi, pur patendo la crisi più grave».
Peraltro, per metterli, è sembrato che aspettassimo il permesso di Bruxelles.
«Non è che è sembrato. È stato così».
Perché?
globalizzazione1
(Sorride) «Boh. Non glielo so dire. L' ho notato, l' ho denunciato, ma il perché non l' ho capito. Il fatto è che il governo sta dando veramente poco ascolto a chiunque».
La pandemia sancirà la fine della globalizzazione?
«La cambierà, speriamo».
Sì?
«Certo. Ma se anziché usare quest' occasione per diventare intransigenti con certi comportamenti "corsari", la useremo per chiuderci completamente, trasformeremo la crisi i una lunga depressione».