Marco Giusti per Dagospia
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Eccolo il film da Oscar cucinato da Antonio Monda per la Festa di Roma, ma già scoperto da Toronto e non scelto da Alberto Barbera a Venezia. E’ Waves, bel mélo con giovani ragazzi neri protagonisti, sono Kevin Harrison Jr e Taylor Russell, in quel della Florida, scritto e diretto da Trey Edward Shults alla sua opera terza.
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Finora la più riuscita a leggere le critiche americane. Una sorta di Moonlight ancora più acchiappone, ma molto ben girato, con grandi effetti di luci colorate e una musica meravigliosa di Trent Raznor e Atticus Ross. Un filo lungo, 133 minuti, ma piuttosto buono. Si inizia con il coro di “Non posso essere sconfitto, sono una macchina nuova!”. E’ il grido di battaglia del giovane Tyler prima delle gare di wrestling. Macchina nuova, ok, ma con qualche falla, perché Tyler, malgrado la prestanza fisica e la giovane età, non dovrebbe proprio continuare col wrestling, né prendere così tanti antidolorifici, né bombarsi di alcol e droghe, e men che mai pensare alla mamma che è morta, o al padre che non lo capisce.
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Ma come in Euphoria, la serie, e Baby, la serie, anche qui nessuno dei giovani personaggi e nemmeno dei loro più vecchi genitori è così sano in questo Waves. Eppure si parte alla grande, con movimenti di macchina esplosiva musica a palla e il giovane Tyler, Kevin Harrison jr, proprio in spolvero. Capelli tinti di biondo, pischella bianca a fianco, certa Alexis, Alexa Demie, madre e padre belli e forti, sorella, Emily, Taylor Russell, che non lo degna di uno sguardo.
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Ma le cose non stanno andando così bene. Tyler ha un problema alla spalla, la pischella è incinta, i rapporti col padre non sono così buoni e la madre è la matrigna, visto che la vera madre è morta tanti anni prima. Nella prima parte del film assistiamo al precipitare di Tyler sempre più in basso in qualsiasi tipo di eccesso e allo smembrarsi della famiglia che non è così unita come sembrava. Nella seconda parte seguiamo invece la sorella Emily, che cercherà di ritrovare la stessa famiglia. Lo farà anche legandosi a un tenero ragazzo bianco, il Lucas Hedges di Manchester by the Sea, che ha anche lui gravi problemi con la famiglia, compreso un padre violento che sta morendo di cancro in ospedale.
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Come Tyler fa scoppiare la fragile solidità della famiglia. Emily cercherà di ricomporla. Ma nessuno dei due personaggi è buono o cattivo, è come se il precipitare nel disastro o nella felicità dipendesse da meccanismi di orgoglio e di sentimenti non detti che diventano esplosivi una volta che non sono supportati dalla condivisione di una sorta di villaggio ancestrale. Nulla di nuovo si dirà, ma Waves ha le carte in regola del film che può molto piacere, due protagonisti belli e bravi, un tema importante, una bella regia innovativa. C’è pure il cammeo di Harmony Korine.
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