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    FICO BALLA DA SOLO – “GIGGINO” LO FA FUORI DALA CORSA A PRESIDENTE DELLA CAMERA E FA IL DOPPIO GIOCO: SE PRENDE I VOTI DEL CENTRODESTRA CANDIDA EMILIO CARELLI E LIBERA IL SENATO AD UN LEGHISTA – DI MAIO STA ALLA LARGA DAL VERO DOCUMENTO DI ECONOMIA E FINANZA: REFERISCE QUELLO VIRTUALE   


     
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    Ilario Lombardo per la Stampa

     

    di maio fico di maio fico

    Il nome di Roberto Fico sul tavolo delle trattative per la presidenza della Camera dei deputati potrebbe essere un bluff. Non è sul leader dell' ala critica del M5S che starebbe puntando Luigi Di Maio, alla complicata ricerca di un' intesa che lo porti a Palazzo Chigi. Nel gioco di ombre di queste ore, tutto sembra quello che non è. Il nome di Fico ne nasconderebbe un altro paio, che il M5S è pronto a svelare agli avversari nei colloqui che saranno avviati già da domani.

     

    Un nome, che circola molto negli ambienti di Forza Italia, è quello di Emilio Carelli, giornalista cresciuto professionalmente a Mediaset, una garanzia per il centrodestra e una certezza per Di Maio che lo ha accolto nel suo staff ristretto. Se non sarà Carelli, si tratterà comunque di un deputato di provata fede dimaiana, che non sarà di ostacolo quando il M5S partirà con la campagna sui tagli dei costi della politica che sarà annunciata nei prossimi giorni. Fico, considerato troppo autonomo e a capo di fatto di una minoranza non ufficiale, potrebbe non garantire questo tasso di fiducia.

     

    FICO E DI MAIO SERVONO LE PIZZE FICO E DI MAIO SERVONO LE PIZZE

    Il suo nome era stato fatto trapelare dagli ambienti grillini come offerta al Pd, per sondare la disponibilità a ragionare assieme su un' alleanza di governo. Fico è una figura apprezzata a sinistra, da scartare se invece la trattativa sarà con il centrodestra. Così sembrava ieri, così potrebbe non essere più domani. Ma per ora le posizioni ufficiali sono queste: l' ex capogruppo di Fi, Renato Brunetta, ha parlato, su Avvenire, di un dialogo aperto anche con il M5S. E Di Maio, confermando «il confronto con tutte le forze politiche», ha rivendicato per sé almeno una delle due Camere. «Chiaramente pretenderemo il riconoscimento del voto degli italiani che ci hanno indicato come prima forza politica» sostiene il leader, sempre più convinto che «un governo senza il M5S non si può fare».

     

    emilio carelli luigi di maio emilio carelli luigi di maio

    In attesa di capire cosa farà il Pd dopo la direzione, e se uscirà dal suo arroccamento, i 5 Stelle sarebbero propensi a concedere la presidenza del Senato al centrodestra (al leghista Roberto Calderoli o al forzista Paolo Romani), e a ottenere per sé la Camera, lasciando comunque dischiusa una porta per il Pd (che è orientato a puntare su Luigi Zanda in Senato e Dario Franceschini alla Camera). Sempre che i dem diano segnali incoraggianti al M5S.

     

    Se non sarà così e il M5S strapperà un accordo con il centrodestra (bastano anche solo i voti della Lega), dal deputato che finirà a presiedere la Camera passerà la battaglia sui vitalizi e contro le altre spese di palazzo considerate inutili, che Di Maio rilancerà mediaticamente questa settimana. «Sarà un assaggio di quello che faremo se andremo al governo» promette. Un presidente della Camera grillino, ragionano nel M5S, potrebbe accelerare la delibera con la quale un anno fa i 5 Stelle avevano chiesto di riformare le pensioni dei parlamentari. Riproporla ora sarebbe un modo anche per risintonizzarsi a un elettorato che in campagna elettorale è stato allettato da proposte impegnative e ora si aspetta di vederle concretizzate.

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    Ma è anche una precauzione nel caso in cui si dovesse tornare al voto, per dimostrare di aver provato a fiaccare le resistenze autoconservatrici dei partiti. Una traccia delle manovre «anti-sprechi», vero core business del grillismo, sarà lasciata anche sul Documento di economia e finanza, il Def, quel potenziale «incubatore di maggioranza» (copyright Brunetta), dentro il quale, assicura Di Maio, il M5S vuole lasciare la sua firma con proposte innovative.

     

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    Da alcune indiscrezioni interne, oltre alle forbici sui vitalizi e genericamente sulle tasse, pare ci sarà un primo accenno alle politiche espansive di un eventuale governo M5S, magari attraverso l' indicazione dei settori ad alto moltiplicatore. Ma sarà comunque garantita una cautela sui conti, anche perché Di Maio ci tiene a non spaventare nessuno, per evitare di rendere ancora meno agevole la strada verso il governo.

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