Maria Teresa Meli per il Corriere della Sera
maurizio martina e renzi al lingotto
I renziani «mollano» Maurizio Martina. E, con Graziano Delrio in testa, chiedono il Congresso. In autunno (ottobre-novembre) o a febbraio. L' ex segretario, che ieri non era all' assemblea dei gruppi, perché, ha spiegato ai suoi, «non voglio condizionare il dibattito interno al Pd», ha resistito fino all' ultimo. Ma ora anche Renzi ha capito che la situazione non è più sostenibile e che continuare ad appoggiare il reggente diventa difficile, visti gli umori della sua area. Del resto, era stato proprio il segretario dimissionario, il 5 marzo scorso, all' indomani della sconfitta elettorale, a proporre di «eleggere un segretario vero con un congresso vero e non in un caminetto».
carlo calenda tessera pd con maurizio martina
E anche gli «orlandiani», sebbene non ufficialmente, stanno prendendo le distanze da Martina: «Meglio un congresso e un segretario con pieni poteri», dicono nei capannelli di Montecitorio. Loro sono pronti ad appoggiare Zingaretti quando verrà il momento. Saranno quindi le primarie a eleggere il successore di Renzi, salvo sorprese dell' ultim' ora (nel Pd sempre possibili).
ANDREA ORLANDO
Le «chances» di Martina restano appese a un esile filo. Potrebbe essere eletto solo nel caso in cui dichiarasse apertamente di essere a tempo, giusto i mesi che servono per arrivare alle assise. Se il reggente accettasse queste condizioni capestro, allora forse potrebbe guidare il Pd per un periodo. Anche se per la verità più di metà dei renziani non vorrebbe dargli nemmeno questa possibilità.
ORFINI RENZI
Ma se, per diversi motivi, saltasse anche l' ipotesi di Martina segretario con scadenza incorporata, a questo punto si porrebbe il problema del ritiro della sua candidatura. Renzi e i suoi non vogliono la spaccatura nell' assemblea nazionale del 21: preferirebbero una soluzione «soft» con il reggente che fa un passo indietro.
Il Pd dunque potrebbe restare senza segretario per qualche mese (a meno che alla fine l' area che fa capo all' ex numero uno del partito non decida di eleggere un suo candidato per il tempo che manca al congresso). Non resterebbe però «acefalo». Perché in questo caso lo statuto interno prevede che a guidare il Pd sia il suo presidente. Ossia Matteo Orfini, il più grande alleato di Renzi.
E con Orfini alla guida, la linea del Partito democratico non si discosterebbe da quella dell' opposizione «senza se e senza ma» impostata da Renzi il 5 marzo scorso. A riguardo il presidente del Pd è chiarissimo: «I 5 Stelle hanno un' idea della democrazia diversa dalla nostra. E per me non c' è differenza tra loro e la Lega». Sul muro costruito da Orfini (in accordo con l' ex segretario) si infrangerebbero quindi tutti tentativi di dialogo con i grillini, o i progetti di un governo presieduto da Fico e non da Di Maio.
nicola zingaretti
Congresso, dunque. Perché la maggioranza del partito a questo punto lo vuole e perché anche il piu riluttante di tutti, cioé Renzi, sembrerebbe essersi acconciato a questa ipotesi. Manca però a questo punto il nome del candidato in grado di unire renziani, diversamente renziani ed ex renziani. Debora Serracchiani e Matteo Richetti sono scesi in campo. Ma si punta su un ripensamento di Graziano Delrio. Il capogruppo del Pd alla Camera sarebbe il vero candidato vincente.