Estratto dell'articolo di Roberta Polese, Giovanni Viafora per www.corriere.it
filippo turetta
Filippo Turetta seguiva Giulia Cecchettin, uccisa l’11 novembre scorso e ritrovata una settimana dopo poco lontano dal lago di Barcis, con un’«app-spia» installata sul cellulare […] «almeno dal 7 novembre» (quattro giorni prima del delitto), lo studente di Ingegneria avrebbe organizzato il suo «spietato piano criminoso»: rapire Giulia, la ragazza 22enne che lo aveva lasciato, e farle del male.
Un progetto costruito «nel dettaglio». Non solo procurandosi quanto necessario per aggredire e sbarazzarsi dell’ex compagna (su internet le ricerche relative a «nastro isolante, manette, cordame, badili, sacchi neri»); ma poi anche andando a studiare minuziosamente i passaggi della fuga («soldi contanti, abiti puliti, provviste, per ridurre al minimo il contatto con terzi»).
giulia cecchettin
L’atto con cui la procura di Venezia ha chiuso le indagini sull’omicida reo confesso della giovane studentessa di Ingegneria […] è un vero e proprio salto nel buio. Pagine fitte di elementi e di prove, che per gli inquirenti sono decisivi ad inchiodare Turetta. Oltre alla premeditazione la procura gli attribuisce la crudeltà, l’efferatezza, il sequestro di persona, il porto d’armi, l’occultamento di cadavere e lo stalking.
la macchina di filippo turetta
Per gli inquirenti il 23enne padovano il piano se l’era appuntato, tra l’altro, in un file del suo computer, in cui aveva scritto come legare a Giulia con il nastro adesivo mani, caviglie, ginocchia, e anche come tapparle la bocca. Un file scritto, cancellato e recuperato dagli esperti informatici.
[…] Turetta aveva ricercato anche le località di montagna nelle quali l’omicidio «avrebbe potuto essere più facilmente attuato e il corpo occultato» […]. E si era procurato cartine stradali cartacee «per fuggire senza utilizzare strumenti elettronici».
filippo turetta
[…] La crudeltà è data dall’accanimento: 75 coltellate «di cui solamente 20 derivanti dalla difesa della vittima», colpita «più volte anche sul volto», sfregiata in un modo «chiaramente eccedente l’intento omicida». Giulia era stata prima colpita con «calci ripetuti» mentre si trovava a terra, nel tentativo di fuggire nella zona industriale di Fossò. A pochi metri da casa sua, a Vigonovo. Era lì che tra le 23.14 e le 23.40 si era messa a urlare al suo assassino: «Smettila, così mi fai male».
[…] Ora la parola passa al gup. Per Cherchi: «Turetta merita un processo giusto, senza troppa eco mediatica, i giudici popolari non dovranno essere troppo coinvolti da questa vicenda». Il giovane, difeso dal penalista Giovanni Caruso, può ancora chiedere una perizia psichiatrica. Ma ora rischia l’ergastolo.
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