Alberto Piccinini per ''Il Venerdì - la Repubblica''
marco giusti
Cominciamo dalla fine. «Ricordo perfettamente il lancio che Carlo Freccero, allora responsabile dei film di Canale 5, fece delle commedie sexy con Edwige Fenech e Gloria Guida» scrive Marco Giusti in fondo alla chilometrica introduzione al suo Dizionario Stracult della Commedia Sexy (Bloodbuster, pp. 528, euro 35). Erano i primi anni Ottanta, età dell' oro della nostra televisione. Continua Giusti: «Non era facile accettare che, di tutta la grande esperienza rivoluzionaria e liberatoria del cinema erotico italiano degli anni Sessanta, quello che rimaneva erano la poliziotte e le liceali della Medusa nelle reti berlusconiane».
marco giusti dizionario stracult della commedia sexy
Conosco Marco dai tempi di Blob, andato in onda una decina d' anni dopo, e penso di sapere che l'«esperienza liberatoria e rivoluzionaria» di film come - cito a caso sfogliando il dizionario - La bella Antonia, prima monica e poi dimonia, La dottoressa del distretto militare, La signora gioca bene a scopa? non è una simpatica boutade da critico stracult.
Ed è sincera la delusione per l' imbellettamento televisivo del genere più scorretto e sottoproletario di tutti - commediacce che alla fine si vedevano solo nelle sale di provincia e nei pipparoli palinsesti notturni delle private. La citazione di Freccero, attuale direttore di Rai2, come quelle - nel libro - di Goffredo Fofi e Mereghetti, degli scomparsi Alberto Farassino e Giovanni Buttafava (il critico dell' Espresso, indimenticato maestro stracultista di Marco), rivangano schermaglie tra vecchi cinefili, quando i social e tante altre cose erano di là da venire.
laura antonelli in malizia
Ok Buzzanca e Lino Banfi, ok la Fenech e Gloria Guida, il trash e il revival. Ma la tesi rivoluzionaria del Dizionario è un' altra. Scrive Giusti: la commedia sexy e in generale «la via al cinema erotico in Italia è stata una rivoluzione artistica e politica, dal momento che ad aprire la strada è stata la prima linea del cinema più impegnato e artistico, diciamo la nostra nouvelle vague».
Possiamo infatti considerare (ecco la tesi) le commedie sexy come "varianti" (non certo copie, giammai sequel) di uno dei quattro film campioni di incasso nelle sale tra il 1970 e il 1974: il Decameron, con l' intera Trilogia della vita, di Pier Paolo Pasolini (da cui i "decamerotici"), Malizia e Peccato veniale di Salvatore Samperi (da cui cameriere, nipotine, erotismo siculo, buchi della serratura ecc.), Ultimo tango a Parigi di Bernardo Bertolucci e Amarcord di Fellini (fondamentale per la tabaccaia e le successive commedie "scolastiche", dal momento che lì nasce il personaggio di Alvaro Vitali).
Giusti cava dall' archivio Stracult la testimonianza di Gabriele Crisanti, produttore del Decameron n. 2 di Mino Guerrini: «Arrivammo alla De Paolis e vedemmo che stavano girando il Decameron di Pasolini. Chiamai subito uno sceneggiatore. Punto di forza dei decameroni era il dialetto.
COMMEDIA SEXY ALL ITALIANA
Non servivano più gli attori ma i caratteristi () Chiamammo il fioraio della De Paolis. La sceneggiatura fu scritta man mano che si girava». Furono prodotti 31 film decamerotici nel 1972, 13 nel 1973. Possiamo ridere di gusto ancor oggi alla lettura dei titoli (vecchio espediente comico): Decameron Proibito,Decameron Proibitissimo(Boccaccio mio statte zitto), Decameroticus, Fra' Tazio da Velletri, I racconti di Viterbury, Metti lo diavolo tuo ne lo mio inferno, E si salvò solo l' Aretino Pietro, con una mano davanti e l' altra dietro...
Benissimo anche il folklore del cinema di serie b, dai produttori all' ultima comparsa. Il succo del discorso è però un altro: «Persino nei decameroni più sciatti e modesti si sente qualcosa della libertà di messa in scena del sesso e dell' esibizione dei corpi nudi perfettamente riconducibili a Pasolini» scrive Giusti con sincera passione. «Lo notai allora da spettatore, e l' ho notato anche nelle visioni recenti».
COMMEDIA SEXY ALL ITALIANA
Primo corollario stracult: i film vanno visti. Tutti. Posso testimoniare che molte delle parole che Marco usa nelle sue schede sono le stesse che appuntava all' epoca della visione in sala su certi suoi quadernetti. Sua la raccolta - riprodotta in piccola parte nel Dizionario - di flani, le matrici di stampa delle "frasi di lancio" che uscivano sui quotidiani nelle pagine dei cinema. Vecchia fissa. Frase di lancio del Decameron Proibitissimo: «S' è già sparsa la voce: è il più comico e il più audace!». Il ricordo di certi turbamenti privati aggiunge una svagata dimensione letteraria al tutto: «Ricordo un trailer di Le conseguenze di Sergio Capogna con Marisa Solinas che turbava le mie visioni estive tra un film western e uno di Franco e Ciccio, mettendomi in testa un' idea di sesso come malattia e tragedia».
Secondo corollario stracult: maggiore è l' apparente disvalore dell' oggetto, più appuntito e ossessivo dev' essere il dibattito critico. Giusti su Grazie zia di Salvatore Samperi (1968): «Già allora lo leggemmo come una specie di film alla Bellocchio in salsa erotico-politica». Seguirono gli altri titoli del filone: Peccato veniale e, soprattutto, Malizia, invitato al Festival di Berlino, con Laura Antonelli, modello per decine e decine di cameriere, cognatine, vedove, nipotine che andranno avanti per un decennio (e non sono mai passate di moda, nemmeno su YouPorn). Oreste del Buono, pazzo dell' Antonelli: «Il film dovrebbe portare come sottotitolo "il disgusto indiscreto della borghesia"». Buttafava: «Sesso italico, voyeurismo endemico e piccole porcherie esplosive fissati in un catalogo da variare all' infinito».
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Due cose si possono appuntare invece su Ultimo tango a Parigi, massimo incasso italiano di tutti i tempi.
Uno: l' incredibile follia della censura che toccò tutti i film erotici del tempo col sequestro (temporaneo) da parte di pretori di provincia, per lo più del Sud (Bari, Catanzaro, Sulmona), paradosso o no quasi gli stessi ambienti in cui film erano girati e visti. Spiega Giusti: «La censura diventa, nel bene e nel male, parte attivissima del sistema cinematografico. Può rovinare per sempre un film, ma anche farne un fenomeno talmente grande da portarlo a un successo inaspettato». Due: la questione critica aperta da Ultimo Tango a Zagarol di Nando Cicero, grande totem stracultista, ponte tra il cinema erotico e la commedia sexy. Giusti, ancora turbato: «In qualche modo questo nel ricordo di allora ci apparve però una rivelazione che contraddiceva il naturale collegamento tra i generi».
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Marco ha scritto dizionari sul western, gli spy-movie, i caroselli. Ora la commedia sexy. Affezionato a una forma ormai ingombrante che guarda (e sfida, in una specie di parodia) i dizionari "seri". Ha intervistato decine di registi, produttori e caratteristi del cinemaccio italiano prima che tirassero le cuoia, ha curato due rassegne "epocali" a Venezia sui generi western e comico (proiettò W la foca e qualcuno se ne adontò). Quando usa il plurale evoca comunità cinefile, collettivi e riviste che non ci sono più: i critici di Nocturno e Amarcord, i milanesi di Bloodbuster, che gli hanno stampato il volumone. Anni Ottanta-Novanta, i tarantinati. Cerca interlocutori nelle generazioni dei blogger e dei twittaroli. Dove sono i nuovi "ragazzi terribili"? Dove il buongusto da sfidare?
Questa ricerca è la forza e il limite di tutta la critica stracult.
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I «filmacci di terza visione» si leggeva in un pezzo di Re Nudo del 1976, sempre ripescato da Giusti e inserito tra i materiali dell' introduzione, «sono questi i film che bisogna recensire, perché sono i film che vanno nei quartieri, che influenzano indubbiamente comportamenti di massa in una precisa direzione ideologica». Intanto, stesso anno, i compagni dei circoli giovanili di Milano, «Prima visione, facciamo l' autoriduzione!». E qualche anno prima, 1973, Pasolini, intervenendo a un convegno parla della sua Trilogia della vita, ma si allunga in una cupezza inattesa: «L' ansia di conformismo ha trasformato i giovani in miseri erotomani nevrotici».
È proprio vero? Ce lo chiediamo da quarant' anni, di Pasolini e delle sue "profezie". Se qualcosa manca da questo enciclopedico sguardo sulla commedia sexy, forse è proprio una storia del pubblico: i giovani, i vecchi, la città, la provincia. Solo maschi? «La commedia sexy è parolaccia, sbirciatina, scappatella» scrive in un esergo Alberto Farassino, critico gentile e coltissimo di Repubblica negli anni Ottanta.
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È «grammatica della reticenza». Che effetto ebbero sul finire degli anni Settanta, il femminismo, la politica, i generali cambiamenti della società italiana sulle fortune di un genere (e di una macchina narrativa) inevitabilmente adulto, cialtrone e d' altri tempi, ma soprattutto così inutilmente "reticente"? Che effetto ha avuto su tutti noi la trasformazione di quella stessa macchina nell' immaginario televisivo del passato ventennio berlusconiano? «A colori e gratis. Prezzo imbattibile. Per chi voleva di più c' era l' hard».
AMARCORD - FEDERICO FELLINI AMARCORD - FEDERICO FELLINI