Claudio Bozza per www.corriere.it
IL DITO MEDIO DI GIAN LUIGI PARAGONE
Il Collegio dei Probiviri, composto da Raffaella Andreola, Jacopo Berti e Fabiana Dadone, ha disposto l’espulsione dal Movimento 5 Stelle del senatore Gianluigi Paragone, che aveva presentato una memoria difensiva ritenuta però insufficiente ad evitare l’extrema ratio.
L’espulsione è già stata comunicata all’interessato e, tra le altre cose, viene motivata anche con il voto espresso in difformità dal gruppo parlamentare sulla legge di bilancio. Ma i durissimi attacchi del conduttore tv eletto a Palazzo Madama erano iniziati già quando si profilò il ribaltone di governo: «Se passa l’accordo tra M5S e Pd torno a fare il giornalista», aveva annunciato in un’intervista al Corriere. A Paragone è stato contestato di essersi astenuto anche in occasione del voto sulle dichiarazioni del premier Giuseppe Conte e di aver violato in generale gli accordi presi al momento della sua candidatura al Senato nelle liste M5s.
di battista paragone
La cacciata di Paragone era nell’aria. Pronta la replica del Senatore: «Sono stato espulso dal nulla. Quando perdi 2 elettori su 3 ti espelle il nulla. Sono uno dei tanti elettori espulsi dal Movimento di Palazzo». Da tempo il senatore ex M5S non risparmiava critiche ai vertici e ai colleghi e sulla legge di Bilancio ha votato contro.
Ma l’espulsione di Paragone suona anche come un avvertimento per gli altri dissidenti: i vertici, con Luigi Di Maio in testa, sono passati al contrattacco e, come già era accaduto nei mesi scorsi, non hanno alcuna remora a lasciare su malpancisti e fuoriusciti la responsabilità della tenuta della maggioranza.
gianluigi paragone
«Qualcuno va al Misto dicendo che c’è un problema di verticismo, ma sono gli stessi che venivano a chiedermi una carica», è la stoccata del capo politico all’ex ministro dell’Istruzione Lorenzo Fioramonti, che non viene neanche citato dopo l’addio a dicastero e Movimento. E la scure dei vertici potrebbe abbattersi, con sanzioni disciplinari, anche sui ritardatari nei rimborsi. Pratica che Di Maio difende: «Non è vero che solo il 12%» dei parlamentari del M5S è in regola», sottolinea il ministro in una lunga diretta video su Fb.
paragone
Chissà se la controffensiva dei vertici, e la contrarietà di Conte stesso, non freni il progetto di nuovo gruppo — il nome che gira nei rumors di palazzo è «Eco» — che Fioramonti ha in mente. Con lui ci sarebbe un drappello di deputati M5S e qualche ex dei Cinque stelle. Ma per avere un gruppo servono almeno 20 deputati. Possibile quindi che si componga, almeno inizialmente, una componente nel Misto. Di Maio, nel frattempo, tira dritto. Annuncia che presto verranno nominati i facilitatori regionali e punta sugli Stati generali di marzo, che nei piani del leader dovrebbe registrare una sorta di nuovo inizio del M5S. «Nel 2020 saremo determinanti e per esserlo dobbiamo essere più strutturati e compatti», afferma ancora Di Maio rivendicando i «40 provvedimenti approvati grazie al M5S».
lorenzo fioramonti luigi di maio lorenzo fioramonti