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Giuseppe Sarcina per il ‘Corriere della Sera’
È l’ora del carcere per Harvey Weinstein. L’ex produttore di Hollywood, 66 anni, si consegnerà stamattina alla Procura di Manhattan che sta per spiccare un mandato di cattura nei suoi confronti. Weinstein eviterà le manette, ma non le telecamere e l’attenzione di tutto il mondo. Almeno ottanta donne lo accusano di molestie, di abusi sessuali. I magistrati di New York cominciano da due casi.
Nel 2004, secondo la denuncia, costrinse Laura Evans a un rapporto sessuale orale, durante quello che sarebbe dovuto essere un provino. Nel 2010, invece, violentò l’attrice Paz de la Huerta, dopo averla invitata nella sua casa newyorkese. Benjamin Brafman, noto avvocato delle cause difficili e che ora difende Weinstein, non ha rilasciato alcun commento. Secondo la Cnn, Weinstein sarà incriminato per stupro.
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E’ solo il primo sbocco giuridico di una vicenda cominciata nell’ottobre del 2017, con la pubblicazione di rivelazioni devastanti, pubblicate dalla rivista «New Yorker» e dal quotidiano «New York Times». I giornali pubblicarono il racconto di un’altra attrice, Ashley Judd. Una storia che risale al 1997. Il boss assoluto della cinematografia americana, il co fondatore di Miramax, il finanziatore di film come «Pulp Fiction» o «Shakespeare in Love», l’amico di tutte le star e dei Clinton, il socio d’affari del regista Quentin Tarantino, rivelò la sua identità di predatore sessuale seriale. Quella sera aveva invitato l’allora ventinovenne Ashley nella sua stanza in un hotel di Beverly Hills. L’aveva molestata, assalita, buttata sul letto. Ma la fine la giovane donna era riuscita a scappare.
rose mcgowan weinstein
Il tempo di leggere gli articoli e crolla la diga. Le donne molestate dal produttore si fanno avanti a decine. C’è anche Asia Argento; ci sono star mondiali come Angelina Jolie e Gwneth Paltrow. Weinstein viene buttato giù dal piedistallo da un moto di ribellione corale, planetario che parte da un messaggio di Alyssa Milano, postato la sera del 15 ottobre 2017 su Twitter: « Se anche voi siete state sessualmente molestate o assaltate, scrivete “Me too” in risposta a questo tweet». La mattina dopo c’erano già 30 mila repliche.
PAZ DE LA HUERTA
Il movimento MeToo è diventato il fenomeno «più importante degli ultimi anni», ha scritto Time che ha dedicato la copertina della «Persona dell’anno» ai «Silence Breakers». Non solo persone del mondo dello spettacolo, perché le donne di ogni ambiente di ogni settore, dalle piantagioni di fragole della California al Congresso di Washington, hanno cominciato a identificare e a denunciare pubblicamente i loro Weinstein.
PAZ DE LA HUERTA
In questi mesi ci sono state tante discussioni e qualche polemica. Molti attori, per esempio, hanno sentito il bisogno di scusarsi: i comportamenti del produttore non erano certo un segreto. L’attrice francese Catherine Deneuve, invece, ha criticato, insieme con altre 99 donne in una lettera aperta pubblicata nel gennaio 2018 da Le Monde, quelli che ha definito gli «eccessi» di #MeToo: «Lo stupro è un crimine, ma corteggiare in maniera insistente o imbarazzante non è un delitto».
Bene adesso è arrivato il momento di distinguere. I giudici stabiliranno i confini tra maleducazione e delitto, decideranno la punizione per Weinstein. E’ l’inizio di una lunga sequenza di processi. Dopo New York toccherà a Los Angeles.
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