Pierfrancesco Carcassi per "www.corriere.it"
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«L’esperienza a Trento doveva essere formativa, purtroppo ha generato in me un profondo stato d’ansia, a causa del quale sono completamente bloccata e non posso proseguire. Sono partita con molto entusiasmo, non ho mai detto di no, nonostante i molteplici imprevisti e dei progetti incivili. È una situazione più grande di me».
Sono parole di Sara Pedri: la ginecologa forlivese 31enne, scomparsa lo scorso 4 marzo dopo essersi dimessa dall’ospedale di Trento, le ha affidate a una serie di appunti emersi dalla sua casa di Cles e ora nelle mani dei carabinieri. Le indagini proseguono ma le ricerche finora non hanno dato frutti, oltre ad alcune tracce fiutate dai cani in prossimità di un ponte. Nel frattempo gli ispettori del ministero produrranno una relazione dopo l’ispezione all’unità di ostetricia e ginecologiadove lavorava la ragazza. Anche l’Ordine dei medici ha avviato un’indagine.
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Le rivelazioni
A pubblicare gli appunti di Sara è il settimanale «Giallo», che riporta diversi stralci degli scritti della dottoressa da poco assunta come dirigente all’ospedale di Cles. Negli ultimi tempi diverse persone avevano notato che la 31enne non era serena: in primis la famiglia, che Sara aveva visitato l’ultima volta a febbraio. Ai loro occhi era apparsa turbata e nervosa. Uno stato d’animo che le note scritte di suo pugno sembrerebbero rispecchiare.
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«Le mie aspettative sono state deluse», continua uno dei brani pubblicati, che darebbe concretezza all’ipotesi della famiglia di vedere un legame tra quelle difficoltà personali con l’ambiente di lavoro. «Sono stata rimbalzata da una mansione all’altra senza un perché. So che comprometto tutto, ma ho bisogno di aiuto». In un altro passaggio si intravede l’angoscia di non sentirsi all’altezza del proprio incarico: «Le competenze che pensavo di aver ottenuto in autonomia non sono adeguate agli standard».
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La lontananza da casa
Le riflessioni della ragazza sul proprio disagio, poi, si fanno sempre più cupe: «Con la fretta e la frenesia non si impara», continuano gli scritti, in riferimento al clima in ospedale. «Ho cercato di non disattendere mai agli ordini. Ho sempre detto di sì. Finora i risultati ottenuti sono solo terrore. Sono stata addirittura chiamata dal primario perché ho perso troppo peso».
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Una difficoltà resa più acuta dalla lontananza degli affetti, come la stessa Sara riconosce in un altro passo: «Non sono nelle condizioni psichiche di poter continuare, ho sempre fatto tutto da sola e anche questa volta ho in carico l’esperienza da sola, senza sostegno da parte dei cari che sono lontani».
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