specchietto rotto
Fabrizio Peronaci per il Corriere della Sera
«Ha fregato anche me, porca miseria! Ma io perlomeno ho un nome e un numero di telefono. Forse stavolta si è tradito... Chi lo sa se, incrociando i dati, non riusciamo a mettere le mani su quel farabutto!»
Ora che le ferie sono finite e le attività sono riprese a pieno regime anche loro - i maghi dello specchietto rotto, i cantastorie del finto tamponamento, i professionisti della «strusciata» provocata in corsa, sporgendosi dal finestrino - stanno per rimettersi in azione. Occhio, può accadere ovunque: ai semafori del centro, lungo le tangenziali, sui lungotevere.
A me capitò lo scorso 30 aprile, sul ponte all'«inglese» di fronte all' isola Tiberina. Un colpo secco alla carrozzeria e, un attimo dopo, il truffatore metropolitano iniziò il suo show . Dopo avermi sorpassato sulla destra, sbracciandosi, mi tagliò la strada. «Ahò, che distratto che sei, m' hai dato 'na botta sulla fiancata! Va be', famo che se mettemo d' accordo senza l' impiccio dell' assicurazione...
Dammi 75 euro e non ne parlamo più!» Tutto sommato era stato «onesto», avrei scoperto in seguito: di solito la stangata è più salata. Le vittime tra gli automobilisti romani, che spesso non presentano denuncia per evitare di passare per gonzi in commissariato, sono nell' ordine delle centinaia. Se non migliaia. Tutti imbufaliti per la «sòla» subita.
specchietto rotto
E adesso eccola, 5 mesi dopo, la novità: una pista concreta c' è, il manigoldo dei lungotevere potrebbe avere le ore contate. Grazie al ritorno d' attenzione legato ai servizi del Corriere , infatti, le nuove segnalazioni hanno consentito di mettere a fuoco sia il modus operandi , identico in decine di colpi, sia alcuni indizi importanti.
«Buongiorno - esordisce nella sua mail l' ennesima vittima - mi chiamo Alessandro e nel gennaio 2017 sono stato truffato anche io. Purtroppo ci sono cascato con tutte le scarpe, dandogli ben 150 euro...» Il riferimento è al «mio» farabutto, quello che avevo descritto come «un giovanotto sul metro e 70, robusto, un po' stempiato». Su questo non ci piove: stesso paese d' origine, stesso nome di battesimo, identica balla della nascita di sua figlia, poche ore prima, per mettere fretta al malcapitato di turno.
Unica dissonanza: quella che a me era parsa una Micra, di colore grigio, ora diventa una Fiesta, ma la notevole somiglianza potrebbe aver generato l' equivoco. Gli altri elementi, d' altronde, sono molto precisi: «Altezza 1.65, con piccoli tatuaggi sulla mano e forse sul collo, si fa chiamare Gianluca Panzieri e festeggiava la nascita della piccola Malta...» Bene, e poi? «Professione carrozziere, a Monterotondo...» E ancora?
«Mi ha fornito un numero di telefono falso, 3332211043...».
Giallo risolto, insomma?
carabinieri
Non ancora, ma gli indizi non mancano. Siamo sicuri che, nella foga dell' azione, al truffatore del lungotevere non sia sfuggito il suo cognome vero, o qualcosa di simile? Oppure che la paternità, a ben vedere, non sia una panzana? O, ancora, che più d' uno di quei numeri (se non l' intera serie, tranne l' ultimo...) non corrispondano al suo telefonino? Basta indagare, elementare Watson... E nel frattempo, sulla via dell' ufficio o del ritorno a casa, meglio tenere gli occhi aperti e il portafoglio ben stretto...