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    CONTRO IL ROSARIO DEGLI INSULTI - LO SFOGO DI FIORELLO SU PERISCOPE FA DISCUTERE - ''PREFERISCE IL TEATRO PERCHE’ IL LIVELLO DI ODIO SUI SOCIAL HA SUPERATO IL LIMITE" - GRASSO: “SOLO UN GIOCO PER FARE UN PO’ DI RUMORE”


     
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    1. FIORELLO E QUELLO SFOGO AFFIDATO A PERISCOPE SOLO PER FAR RUMORE

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    Aldo Grasso per il “Corriere della Sera”

     

    Ma davvero Rosario Fiorello ha deciso di chiudere con la tv? Davvero è così deluso per l’esclusione dai palinsesti Rai da dare libero sfogo a un risentimento così cupo?

     

    Davvero non vedremo più in tv uno show di Fiorello solo perché qualche malmostoso ha osato criticarlo? È successo questo. Fiorello si sveglia presto la mattina e non riesce a stare con le mani in mano. Prima andava all’edicola sotto casa, poi al bar e ci ha regalato «Edicola Fiore»: un divertimento di grande intelligenza, usando rete e nuove tecnologie. Adesso, che sta portando in giro per l’Italia un tour teatrale che si chiama L’ora del Rosario , si è inventato un’altra diavoleria: «Live from the pillow» (in diretta dal cuscino).

     

    Verso le 5 del mattino, Periscope acceso, l’aria assonnata e persa nel rincorrere i suoi fantasmi, si è abbandonato a una riflessione: «Quello che vedete in televisione è risultato di prove, stress, ansie, conferenze stampa, discussioni, critiche, non critiche, giornali. È una cosa pesantissima, non è fatta per me…

     

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    Ho ricevuto tante di quelle critiche. Io dicevo “è impossibile, non faccio uno spettacolo contro qualcuno”. E invece no, appena arrivo in televisione si scatenano tutti. Poi adesso ci sono anche i social... scusate ma i social non fanno testo. Se ci mettiamo a dar retta agli haters. Quelli che stanno a casa davanti a un computer e dicono “Oh, stasera che c’è in tv? E annamo”…».

     

    Basta seguire lo «sfogo» con un minimo di avvedutezza per capire che tutta la parte che riguarda la tv è una sorta di gioco, una trovata per fare un po’ di «rumore» contro chi si prende troppo sul serio. Certo, anche se sono le 5 del mattino, Fiorello spiega molto bene le differenze tra teatro e tv, ma lo fa anche per chiarire che la grande tv nasce solo da un duro dressage nei teatri di provincia per sperimentare un nuovo repertorio e registrare le reazioni del pubblico.

    FIORELLO FIORELLO

     

    Se mai, la parte più dura non è certo quella contro la tv ma quella contro certi «battutari» seriali, contro certi «odiatori» di professione che passano il tempo con i tweet a colpire il bersaglio grosso. Li sfida su Periscope: «I battutari che ci mettono mezz’ora a scegliere una frase si nascondono su Twitter, qui devi metterci la faccia in diretta». Fiorello stia tranquillo, la vera ragione è di chi sa quando parlare e quando tacere. O quando è il momento giusto di tornare in tv. 

     

    2. FIORELLO E L’ODIO ONLINE

    Paolo Giordano per “il Giornale”

     

    Poche parole. Ma quelle giuste. Fiorello ha scelto Periscope, l'applicazione video di Twitter, per dire la sua sui social e sulla tv. Un filmato di circa venti minuti chiaro e immediato, anzi conciso e concettoso. Per riassumere, la tv «non fa più per me, troppe prove, troppo stress e soprattutto troppe critiche da parte dei cosiddetti haters». E poi i social: «Quelli non fanno testo. Se ci mettiamo a dare retta agli haters che stanno a casa davanti al computer... Fanno i fighi su Twitter, ma per scrivere una battuta ci mettono mezz'ora, su Periscope non ce la fanno, hanno paura di misurarsi con la diretta».

    fiorello spettacolo a ferrara fiorello spettacolo a ferrara

     

    Parole chiare. Dirette. E soprattutto calate nello spirito del tempo, sempre più mal disposto verso l'immancabile fuoco di fila dei social network alimentati dall'odio purchessia, dallo sfogo poco lucido e spesso unicamente motivato da rancori personali svincolati dalla critica. Per dirla tutta, prima i social network erano un curioso, inedito e affascinante trait d'union tra noi uomini della strada e i cosiddetti vip.

     

    Adesso sono diventati un immenso ricettacolo di sospetti gratuiti, maldicenze casuali e molto spesso, sempre più spesso, offensive. A chi ha pochi follower su Twitter o amici su Facebook può sembrare un fenomeno marginale e tutto sommato sopportabile. Invece per chi viaggia a centinaia di migliaia di follower, la mitragliata quotidiana di gratuità offensive mese dopo mese rischia di diventare indigesta.

    FIORELLO FIORELLO

     

    E se lo dice persino Fiorello, uno che con il pubblico ha un rapporto da tre decenni quasi simbiotico, vuol dire che i livelli di guardia sono ormai stati ampiamente raggiunti. «In teatro mi vengono a vedere solo quelli che mi stimano».

     

    E difatti, proprio nello stesso video su Periscope, ha preso le difese di Enrico Ruggeri, massacrato soltanto perché ha accettato di fare «la pubblicità del salame: una critica becera, snob, laida» (e Ruggeri ha apprezzato al punto da scrivere scherzosamente: «Ti volevo bene già prima, adesso passo all'attrazione fisica»).
     

    Dopotutto Fiorello non è l'unico che negli ultimi tempi ha dato segni di insofferenza. Il primo in Italia è stato forse Enrico Mentana, agghiacciato dalla quantità di critiche spesso immotivate che lo crocifiggevano su Twitter. Umberto Eco ha scritto da poco che i social «danno diritto di parola a legioni di imbecilli», ma lui fa testo fino a un certo punto, vista la sua scarsa confidenza con i social e il suo ampio cinismo comunicativo. Contano di più le posizioni di chi non ha mai sottovalutato il pubblico come Carlo Verdone, sempre molto cauto nell'affrontare l'argomento social.

    ROSARIO FIORELLO ROSARIO FIORELLO

     

    O di Monica Bellucci, che si guarda bene dall'affidare i propri pensieri a un network nonostante sia abituata da tanto tempo ad affidare il proprio volto agli schermi di tutto il mondo. 
    Paradossi della modernità. 
     

    In fondo Fiorello non ha fatto altro che sollevare un problema di clamorosa attualità. E lo ha fatto con un video postato su Periscope a un'ora del mattino (più o meno l'alba) che di solito è fuori dagli orari tipici della comunicazione sociale. Fosse stato uno qualunque, lo sfogo sarebbe «passato in cavalleria» senza colpo ferire, ignorato da quasi tutti. Invece anche stavolta questo Fiorello, per brevità chiamato showman, ha dimostrato di essere un preciso opinion leader. Azzeccando tempi e modi. Non a caso da due giorni tantissimi hanno ripreso le sue dichiarazioni e la gente che piace ha iniziato a commentare. Quasi tutti dicendo il contrario di ciò che pensano.

     

    FIORELLO KARAOKE FIORELLO KARAOKE

    Perché, parliamoci chiaro, l'insulto gratis logora solo chi lo riceve. Chi lo fa generalmente si sente meglio ed è una sorta di psicoterapia di gruppo che ha soltanto oneri per i personaggi più conosciuti e raggiungibili.

     

    E non è soltanto un problema italiano. Negli ultimi anni tante popstar e tanti attori hollywoodiani si sono cancellati dai social o hanno iniziato un sofferto pellegrinaggio avanti e indietro, azzerando il proprio account e poi ripristinandolo perché, sia chiaro, i social network sono comunque una gioiosa macchina da guerra promozionale e, come dimostra una recentissima ricerca, i ragazzi spesso non seguono la tv e si informano su Facebook. Però c'è un limite. 
     

    fiorello in collegamento con costanzo fiorello in collegamento con costanzo

    E lo sfogo di Fiorello lo conferma. Non è stato scatenato, come ha scritto maliziosamente qualcuno, dalla sua assenza dai prossimi palinsesti Rai (che non ha mai cercato), ma dalla natura di uno showman che trova entusiasmo e ispirazione parlando con il proprio pubblico la lingua dello spettacolo e non quella dell'odio. Quella con lo spettacolo non c'entra proprio.

     

     

     

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