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    FISCO INFERNO – L’AGENZIA DELLE ENTRATE METTE IN GINOCCHIO UN’IMPRESA DI ABBIGLIAMENTO CON UNA CARTELLA DA 200 MILIONI – MA ORA UN TRIBUNALE ANNULLA LA CARTELLA PERCHÉ L’AVVISO DI MANCATO PAGAMENTO NON ERA ARRIVATO


     
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    Lodovica Bulian per “il Giornale

     

    BERNARDI ABBIGLIAMENTO BERNARDI ABBIGLIAMENTO

    Una cartella esattoriale choc da 200 milioni di euro mette in ginocchio un grande gruppo industriale dell'abbigliamento. A tre anni di distanza, quando ormai il destino dell'azienda e dei suoi dipendenti è irreversibilmente segnato da una procedura di amministrazione straordinaria, quella stessa cartella con il timbro dell'Agenzia delle Entrate viene dichiarata «illegittima».

     

    È l'esito beffardo della tempesta finanziaria che ha travolto il Gruppo Bernardi, storico marchio friulano del tessile con centinaia di negozi e dipendenti in tutta Italia, già alle prese, all'epoca dei fatti, con la crisi del settore. I giudici della commissione tributaria regionale di Napoli hanno infatti ribaltato il verdetto di primo grado e stabilito l'annullamento dell'atto che contestava mancati versamenti Iva e Irap e che di fatto, con un effetto domino sull'indotto, mandava all'aria la trattativa di salvataggio del marchio in corso con il Gruppo Coin. Ora non è escluso che a battere cassa sarà la stessa Bernardi, con una sfilza di richieste risarcitorie.

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    Gli ex amministratori Diego e Silvia Di Tommaso stanno, infatti, valutando con gli avvocati Luca Ponti e Francesca Spadetto «le conseguenze e i riflessi, al punto - sostiene Ponti - da mettere in discussione anche la possibilità di mantenere l'amministrazione straordinaria dell'azienda». Perché senza quei 200 milioni, «il passivo reale del Gruppo si sgonfia a una decina di milioni» spiega il legale.


    Tutta la vicenda prende le mosse da una società acquisita da Bernardi, la Life collection, che aveva trasferito la sua sede da Napoli a Barcellona, e che era finita nel mirino dell'Agenzia delle Entrate della Campania per un'operazione «in frode dei crediti tributari». Ma l'agente di Equitalia incaricato della riscossione, non riuscendo a notificare l'atto alla Life collection, aveva chiesto di intraprendere l'azione nei confronti dell'acquirente Bernardi, a cui, però, l'avviso di mancato pagamento che solitamente precede la cartella esattoriale, non è mai stato notificato.

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    Tanto è bastato ai giudici della commissione per evidenziare la conseguente impossibilità per Bernardi di difendersi dalle accuse e, dunque, per dichiarare a tutti gli effetti nullo quel provvedimento. Insomma, il tentativo di notifica fallito da parte di Equitalia alla Life collection non è stato ritenuto sufficiente a giustificare la mancata comunicazione all'impresa friulana.


    Lo stesso Coin, allora l'unico fornitore di Bernardi, era stato destinatario di un pignoramento presso terzi, vero preludio del baratro per il Gruppo e per la sua controllata Go Kids. «Va ricordato - spiega l'avvocato Ponti - che sulla base della stessa cartella di oltre 190 milioni di euro, Equitalia nel 2012 aveva eseguito un pignoramento presso terzi per il valore di 199 milioni di euro verso il gruppo Coin (all'epoca sostanzialmente l'unico fornitore di Bernardi) con cui proprio in quel momento si stava trattando per la cessione di 104 negozi dell'azienda.

    ROSSELLA ORLANDI ROSSELLA ORLANDI

     

    L'operazione, come si può comprendere, è naufragata - sottolinea il legale -, Coin ha interrotto le forniture e il sistema bancario ha bloccato ogni sostegno. Così per Bernardi Group e per Go Kids si è aperta inevitabilmente la strada verso la procedura concorsuale che, proprio in ragione del passivo dovuto alla mega cartella, si è poi trasformata in amministrazione straordinaria».


    Ma non è tutto. Perché parte della quota riconducibile alla cartella, 16 milioni di euro, era già stata incassata dalla Agenzia delle entrate, precisa Ponti. Ora, quei soldi, e non solo, andranno restituiti. «L'Agenzia aveva incassato due pagamenti per un totale di 16 milioni e 798 mila euro dall'assicurazione garante della società, la quale, una volta effettuato il pagamento, intendeva rifarsi su Bernardi».

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