Gianluca Baldini per “la Verità”
TAX CREDIT MUSICA
Con il cambio della norma sul tax credit per la musica, nel 2021 è schizzato il numero di domande da parte dei musicisti (e delle case discografiche) che puntano ad avere uno sconto fiscale pari al 30% delle spese sostenute fino a 75.000 euro per ogni singola opera o di 800.000 euro ad azienda in tre anni. Senza considerare che, dal 2022, con il dl Aiuti, la cifra massima per singola società salirà fino a un massimo di 1,2 milioni di euro in 36 mesi.
TAX CREDIT MUSICA
Secondo Il Sole24Ore, l'anno scorso è stato concesso in totale un credito fiscale fino a 2,59 milioni di euro che hanno contribuito alla nascita di 94 album di case discografiche indipendenti e 25 di major. Non male, se si pensa che solo nel 2020 il vantaggio fiscale riconosciuto era stato di 176.000 euro. D'altronde, l'aumento di richieste non deve stupire. Fino a due anni fa era possibile godere del credito di imposta solo nel caso di opere prime, seconde e terze. Oggi, invece, possono accedere a questi vantaggi tutti gli artisti che ne fanno richiesta. In poche parole, non solo più giovani promesse della musica ai loro primi album, ma anche grandi nomi del panorama musicale.
TAX CREDIT MUSICA
Giusto sul finire del suo mandato a settembre di quest' anno come sottosegretaria al ministero per i Beni e le attività culturali, Lucia Borgonzoni aveva paventato l'ipotesi di un aumento del tax credit musicale per alcune categorie di artisti assegnando alla musica la necessità di assumere «un ruolo maggiore all'interno del ministero, nonché l'introduzione di specifiche misure per l'export, grande opportunità per la musica italiana», aveva detto.
MUSICA SOLDI
Affermazioni che erano state apprezzate da Enzo Mazza, amministratore delegato della Federazione industria musicale italiana secondo cui «il tax credit è fondamentale nella costruzione di un'industria musicale sempre più innovativa ed esportabile, pertanto siamo lieti di accogliere la riprogrammazione delle priorità del ministero: è tempo di investire in maniera strutturale sulle industrie creative e culturali».
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In effetti, la misura in questi anni ha funzionato. Secondo i dati diffusi dal Sole24Ore, dal 2015 al 2021 la norma ha «supportato» 298 prodotti musicale per un totale di 4,27 milioni in aiuti fiscali concessi. Certo, la cifra concessa come credito di imposta non è uguale per tutti gli album e l'agevolazione è prevista per una spesa massima di 250.000 euro, costo a cui corrisponde il massimo dello sconto fiscale, 75.000 euro.
Dando, dunque, uno sguardo ai dati del ministero della Cultura diffusi dal quotidiano di Confindustria si nota che la Universal music Italia ha presentato un «costo complessivo» per la produzione dei suoi dischi più in voga di 250.000 euro, valore che permette lo sconto massimo, anche se c'è da credere che le spese di produzione siano state ben più elevate.
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Tutte «ferme» a 250.000 euro, ad esempio opere come Taxi driver di Rkomi e Blu celeste di Blanco. Stessa sorte per Noi, loro, gli altri di Marracash o Ghettolimpo di Mahmood, così come per Siamo qui di Vasco Rossi o Discover di Zucchero. Non va diversamente per gli artisti della Sony music Italy. In questo caso, i valori citati per la produzione sono più precisi. Per Teatro d'ira Vol.1 dei Måneskin sono stati spesi 252.179 euro. Per Disumano di Fedez, invece, sono stati spese 282.040.
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Malifesto di Malika Ayane è invece tra gli album più salati con una spesa dichiarata di 384.522 euro. Nel mondo delle case indipendenti sono stati spesi 235.278 euro per l'album omonimo di Madame prodotto dalla Sugar. Poco meno, 227.177 euro, per Ok di Gazelle prodotto dalla A1. Solo, invece, 219.331 per «My Mamma» de La Rappresentante di Lista, pubblicato dalla Woodwarm. Ora c'è da attendersi che altre case discografiche si metteranno in coda per il tax credit sui prodotti musicali facendo balzare ancora di più le richieste per il credito di imposta sui prodotti musicali.
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