Estratto dell’articolo di Giuseppe Colombo per “la Repubblica”
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Va lento, il Pnrr. Così piano che rischia di sbattere contro la scadenza del 2026, lasciando per strada soldi e opere incompiute. Ecco il pericolo nascosto dietro i numeri di una spesa che al 31 dicembre 2023 si è fermata a 45,6 miliardi, meno della metà dei 101,93 che l’Italia ha incassato fino ad oggi.
Dopo mesi di polemiche con la Corte dei conti e l’Ufficio parlamentare di bilancio - e persino, sotto traccia, con la Ragioneria, ora anche Palazzo Chigi (dopo aver lanciato accuse sulla correttezza dei dati) deve prendere atto della spesa al rallentatore. E quindi anche dei numeri elaborati dal ministero dell’Economia che danno l’idea delle difficoltà.
giancarlo giorgetti raffaele fitto
[…] le cifre risultano sballate rispetto al ritmo che l’Italia deve tenere per rispettare gli impegni presi con l’Europa. Da qui all’estate del 2026 bisognerà spendere circa 150 miliardi, 50 all’anno: un’accelerazione che oggi appare impossibile se si considera che dal 2021 al 2023, quindi in tre anni, si è riusciti a impiegare appena 45 miliardi.
Non convince neppure un’altra lettura che dà la destra al governo per sostenere che c’è stato uno scatto rispetto al lavoro lasciato da Mario Draghi a Giorgia Meloni. Per l’esecutivo, la spesa nel 2023 è stata pari a 21,1 miliardi, mentre nel biennio 2021-2022, con l’ex presidente della Bce a Palazzo Chigi, si è fermata a 24,4 miliardi.
Ma è altrettanto vero che i primi due anni del Pnrr sono stati, più del terzo, un periodo caratterizzato da «obiettivi da raggiungere in prevalenza di natura qualitativa, che hanno consentito di avviare gli interventi e le relative procedure senza generare spesa », come l’attuale governo scrive nella relazione.
giorgia meloni giancarlo giorgetti raffaele fitto
Altri numeri ridimensionano lo sforzo promesso: lo scorso autunno, con la Nadef, era stata programmata una spesa di 40,9 miliardi per il 2023, poi stretta a 33,8 a giugno. Alla fine, però, l’asticella si è fermata ancora più in basso, a 21,1 miliardi. Spesa “drogata” dai bonus.
Ben 13,9 miliardi fanno riferimento al Superbonus. A seguire i crediti d’imposta per il piano Transizione 4.0, che hanno assorbito 10,7 miliardi. E altri due sono andati alle imprese sempre sotto forma di bonus per gli investimenti in ricerca e sviluppo. Se si sommano queste voci, la spesa “automatica” ammonta a 26,6 miliardi, più della metà delle risorse messe a terra.
GIANCARLO GIORGETTI RAFFAELE FITTO
I cantieri, invece, stentano: meno di 20 miliardi per i lavori pubblici. È il Pnrr dei bandi di gara che non funziona. E i ministeri, tra i soggetti attuatori principali, procedono a rilento.
Se quelli più veloci (Ambiente e Imprese) sono riusciti a spendere, rispettivamente, 14 miliardi (su 33,7 da impiegare) e 13,7 miliardi (rispetto ai 28,8 totali) è grazie ai bonus.
[…] Ma Fitto continuerà a guidare la macchina anche dopo le elezioni europee, a valle di un possibile rimpasto? «Io sono intercambiabile, posso andare anche a casa», ironizza il ministro. Ma anche a Bruxelles, ipotesi che non esclude. È già tempo di derby con il titolare dell’Economia Giancarlo Giorgetti, anche lui nella rosa dei candidati a commissario europeo.
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È ancora il Pnrr a dividere le strade dei due ministri. Al principio fu lo “scippo” di Fitto, che ha tolto poteri e competenze al Mef, trasferendo la stanza dei bottoni a Palazzo Chigi. Ora la partita si gioca per una poltrona in prima fila in Europa.
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