Estratto dell’articolo di Giuseppe Salvaggiulo per “la Stampa”
raffaele fitto giorgia meloni
Sostiene Raffaele Fitto, il ministro che ha in mano il dossier del Pnrr su cui si gioca il destino del governo e del Paese, che «è questione di pochi giorni, poi sarà tutto chiaro.
Io non mi faccio condizionare da attacchi al limite degli insulti, che mirano a screditarci in un gioco di sponda tra Roma e Bruxelles, né distrarre da un dibattito surreale come quello sull'uso dei fondi del Pnrr per il dissesto idrogeologico. Noi stiamo lavorando e porteremo in Europa fatti, non chiacchiere, per spiegare perché il Pnrr va smantellato e profondamente cambiato anche negli obiettivi. Altrimenti ci facciamo molto, molto male».
raffaele fitto foto di bacco
L'analisi di Fitto parte dai numeri, «[…] serve una diagnosi reale per non sbagliare terapia. In pochi mesi abbiamo monitorato l'utilizzo dei fondi europei 2014-2020. Tre anni dopo la scadenza, su 126 miliardi ne abbiamo speso il 34%. Vogliamo riproporre questo schema con i fondi del Pnrr che sono quasi il doppio (ai 220 miliardi bisogna aggiungere i 30 del fondo complementare), con meno della metà di tempo di spesa, regole e vincoli molto più rigidi? Il calcolo è facile. Giugno 2026 sembra lontano, ma è vicinissimo. Questo è il problema».
GIORGIA MELONI URSULA VON DER LEYEN
[…] La ricognizione dello stato di attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza […] è praticamente conclusa […] e Fitto ha le idee chiare. Non si tratterà di cosmesi […] ma di uno «smantellamento con la revisione strutturale anche di alcuni obiettivi previsti due anni fa e ormai superati dagli eventi». Questa è la conseguenza inevitabile che scaturisce dalla «oggettiva constatazione che «gran parte del Pnrr non è spendibile. C'è un problema di quantità di interventi e uno di qualità. Non si può spendere tanto per spendere. Quindi noi stiamo immaginando dei cambiamenti importanti. Ciò comporterà il definanziamento di una serie di interventi non strategici, su cui abbiamo acquisito la certezza di non realizzabilità».
PNRR, TRAGUARDI, SCADENZE E IMPORTI - GRAFICO LA STAMPA
[…] Sicuramente il capitolo infrastrutture sarà notevolmente sforbiciato.
«Quelle grandi non sono tutte realizzabili, perché il sistema imprenditoriale italiano non è in grado di triplicare in un anno questo genere di interventi».
Si può stimare un taglio del 30% delle grandi opere. Quanto alle piccole, il problema è «la polverizzazione in decine di migliaia di progetti. Per lo più preesistenti al Pnrr, […] Serve una riflessione all'insegna del realismo, alla luce dei meccanismi di controllo europei: campionamento a sorteggio e restituzione di tutto il finanziamento in caso di mancata realizzazione anche solo dell'1% di un'opera, una beffa con effetti pesanti sulle finanze pubbliche».
RATE DEL PNRR PER L'ITALIA - LA STAMPA
[…] Considerando che nel Pnrr ci sono 110 miliardi di opere pubbliche su 220 totali, l'impatto della revisione sarà gigantesco. Scartata l'idea di rinunciare ai fondi, si tratta di decidere dove ricollocarli. Sul punto vacilla persino la mitezza dorotea di Fitto, mai intaccata dall'approdo meloniano. «Si fa un dibattito surreale, privo di lucidità e concretezza» ipotizzando di cambiare i progetti in corso d'opera, a seconda dell'emergenza contingente: ieri l'immigrazione, oggi le alluvioni, domani chissà.
PNRR - I FONDI PER L ITALIA
Il ragionamento di Fitto è che «non si possono sostituire gli interventi del piano, in gran parte ereditati dal passato, anacronistici e comunque in ritardo, inventandone di nuovi ancora da progettare e a maggior ragione irrealizzabili in tre anni. I ritardi nella spesa sul dissesto idrogeologico, con progetti per 2,5 miliardi già esistenti e inseriti nel Pnrr dal governo Draghi, dovrebbero essere una lezione. Bisogna cambiare gli obiettivi».
RAFFAELE FITTO ALLA CAMERA ALLA DISCUSSIONE SUL DL PNRR
A cominciare da alcuni dei 27 legati alla quarta rata da 16 miliardi, con scadenza a giugno. Entrano nella trattativa, che in ogni caso si chiuderà entro la fine di agosto. «Questa è la finestra, il momento di un'operazione verità».
Della categoria «obiettivi non raggiunti» fa parte il bando flop sulle colonnine per la ricarica di idrogeno, su cui era sorta una «incomprensione» con la Corte dei Conti che aveva pubblicato un dossier di censura. Fitto, che aveva protestato, oggi rilancia: «Che colpa abbiamo noi se arrivano solo 36 domande per 40 colonnine? Come si fa a ipotizzare una responsabilità? E in ogni caso quella competenza è dell'Ue. Piuttosto, bisognerebbe pensare che l'obiettivo era sbagliato».
PNRR - LE SEI MISSIONI
L'idea guida è spostare decine di miliardi verso gli incentivi alle imprese, con meccanismi automatici e rapidi, già sperimentati con successo perché minimizzano l'intermediazione delle pubbliche amministrazioni.
«Incentivi che alla luce delle nuove regole sugli aiuti di Stato, ormai ammessi anche per il funzionamento delle imprese, servono a garantire la nostra competitività nei confronti di Paesi con forte capacità fiscale. La Germania ha messo sul piatto 200 miliardi. Noi non avremo spazio nemmeno con il piano RepowerEu in discussione, perché abbiamo preso tutta la quota a debito. Dunque dobbiamo rendere la nostra competitività industriale sostenibile. Altrimenti non reggiamo».
pnrr
[…] Il ministro non si nasconde difficoltà e incertezze della trattativa. […] Resta l'indizio del blocco da gennaio della terza rata da 19 miliardi. «Noi abbiamo fatto tutto quello che dovevamo, stiamo aspettando una risposta dalla Commissione. Forse c'è un eccesso di attenzione. Peraltro quella rata riguarda il governo precedente, perché è la rendicontazione a fine 2022». […]