italvolley donne
Francesco Persili per Dagospia
“La pallavolo femminile è l’unico sport di squadra in cui se la squadra perde è colpa dei selfie delle giocatrici e non dell’allenatore o di quelle altre che erano più forti”. Flavia Perina, ex direttrice del "Secolo d'Italia", su Facebook muove all’attacco del ct dell’Italvolley femminile Davide Mazzanti che dopo la sconfitta nei quarti con la Serbia aveva bacchettato le sue ragazze: “Avevo detto loro di staccarsi dai social”.
Nel ’94 Ratko Rudic, ct del Settebello di pallanuoto che due anni prima aveva conquistato l’oro olimpico a Barcellona, usava il pugno duro arrivando a sequestrare i cellulari in ritiro. Il codice di Don Fabio Capello era draconiano: divieto assoluto di usare i telefonini a tavola. I tabloid inglesi hanno ricamato a lungo sul vassoio lanciato contro un muro da Don Fabio dopo che l'ex ct della nazionale dei Tre Leoni aveva pizzicato un calciatore mentre mandava un sms a tavola. Davanti alle sortite degli atleti nella piazza virtuale dei social già nel 2014 l’ex ad del Milan Adriano Galliani era rassegnato: “Su ciò che riguarda la vita privata noi dirigenti non possiamo fare nulla”.
il ct davide mazzanti
Ma i tempi cambiano.
Durante una partita di Nba nel 2019, Amir Johnson dei Philadelphia 76ers è stato beccato addirittura che spippolava con lo smartphone in panchina durante una partita.
Ha fatto storia la foto condivisa da Mourinho dopo una vittoria del Tottenham. Negli spogliatoi i giocatori degli Spurs erano tutti piegati sui loro cellulari. La chiosa amara dello Special One: "È il segno dei tempi".
flavia perina
Chi è senza peccato, scagli il primo post. Beppe Marotta, ad dell’Inter, ha ammesso: “Non possiamo arginare Instagram e Twitter. I social sono strumenti che fanno parte della sfera privata dei giocatori o dei loro parenti…”.
I campionissimi sono diventati "brand" che utilizzano i social per meglio posizionarsi nel mare magnum dello show business sportivo. Le diverse piattaforme quindi vengono sfruttate a fini promozionali, per soddisfare le esigenze degli sponsor, per questioni di business o per lanciare una narrazione avvincente dell'atleta.
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Tutto questo genera polemiche, critiche, distrazioni e quindi stress aggiuntivo che li allontana dall’obiettivo? È possibile. "La frase sull'abuso di social pronunciata dall'allenatore della nazionale olimpica di pallavolo è una lezione dura", riflette il dirigente Rai, Angelo Mellone, in un post su Facebook: "Lo sport non è un gioco virtuale e lo status di icona o di numero uno si conquista sul campo, non con i like".
“Il football è cambiato e sta cambiando soprattutto su due versanti: tecnologia e comunicazione”, ha dichiarato Fabio Capello secondo cui "le mogli degli atleti sui social possano influenzare anche i campionati”.
I social sono una realtà con cui un tecnico contemporaneo deve fare i conti. C'è chi, come Mourinho, è sbarcato su Instagram accreditandosi agli occhi dello spogliatoio anche come influencer in chief. Ma negli staff delle varie squadre sta prendendo sempre più piede la figura del mental coach o dello psicologo. Federica Pellegrini, neo-eletta al Cio in quota atleti, ha fissato tra le sue priorità, sull'onda della sua esperienza e del caso Biles, il "benessere mentale" degli atleti: "Credo che debbano avere un aiuto psicologico importante, sopratutto durante eventi come le Olimpiadi..."
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