Giuseppe Scarpa per "il Messaggero"
FLAVIO BRIATORE
Si abbatte sulla Costa Smeralda l' inchiesta della procura di Tempio Pausania sui contagi di Covid-19, della scorsa estate, nelle più prestigiose discoteche della Sardegna. Tre locali finiscono nel mirino dei pm: il Billionaire e il Phi Beach a Porto Cervo e il Country Club a Porto Rotondo.
L' avviso di garanzia, si tratta della chiusura dell' indagine, agli amministratori dei club è stato notificato ieri, come anticipato da Il Messaggero. In tutto risultano iscritte 3 persone più le tre società titolari dei locali. L' allora direttore della discoteca di proprietà di Flavio Briatore è accusato di epidemia colposa. È lui che sconta l' imputazione più pesante. I suoi omologhi di Phi Beach e Country Club sono indagati per lesioni colpose.
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Stesso reato contestato alle società Billionaire srl, Medex srl (che detiene il Phi Beach) e Eurfun srl (Country Club) per responsabilità amministrativa.
L' INDAGINE È un' inchiesta che è durata quasi un anno. E arriva alla sua conclusione alle porte della nuova stagione estiva destabilizzando, così, l' intero settore turistico sardo.
I contagi che investirono il Billionaire, lo scorso agosto, sarebbero da imputare al suo direttore. Almeno è questa la tesi dei pm. Il virus si sarebbe diffuso, spiegano i magistrati in un dettagliato capo d' imputazione, perché venivano messi a disposizione dei lavoratori alloggi con stanze letto e servizi igienici in comune, anche tra dipendenti che avevano contratto il Covid.
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E ancora, non sarebbero state segnalate all' Asl le positività di alcuni camerieri e baristi. Inoltre, quando una dipendente è risultata positiva, non si sarebbe proceduto ad un' immediata sanificazione del locale. C' è poi il capitolo mascherine: non ci sarebbe stata una consegna rapida e in numero sufficiente. Alle ragazze immagine, sostengono gli inquirenti, sarebbe stata data la direttiva di non indossare le chirurgiche.
C' è poi il caso tazzine di caffè. Il direttore del locale non ne avrebbe comprato in numero sufficiente e questo avrebbe spinto i dipendenti a pulirle, accusano gli inquirenti, solo con l' acqua per fare più in fretta. Infine, sempre l' allora direttore del Billionaire, non avrebbe controllato con la dovuta severità i lavoratori che, di nascosto, andavano a fumare nella cambusa. Tutto ciò avrebbe contribuito alla propagazione del virus tra le mura del Billionaire, diffondendosi tra i lavoratori. Quattordici tra baristi e camerieri avrebbero in questo modo contratto il covid dovendo rimanere isolati per più di 40 giorni.
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PHI BEACH E COUNTRY CLUB Per quanto concerne Phi Beach e Country Club, i rispettivi amministratori, non avrebbero formato a sufficienza i loro dipendenti «sul rischio biologico» del Covid-19.
Sempre per i pm non avrebbero esercitato un adeguato controllo sull' utilizzo delle mascherine. Così scrive il pm nel capo d' imputazione: «Pur mettendo a disposizione ai lavoratori le mascherine non ne controllava il corretto impiego, lasciando alla discrezionalità dei singoli lavoratori la scelta di indossare un dpi o le mascherine di stoffa griffate con il logo del locale, non qualificabili come» vere mascherine. A causa di ciò sei camerieri del Phi Beach e otto del Country Club avrebbero contratto il Covid-19.
Il difensore dell' amministratore del Billionaire, la penalista Antonella Cuccureddu spiega che «si tratta di contestazioni inaspettate».
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LA DIFESA «I fatti descritti - sottolinea l' avvocato - non corrispondono a quelli realmente accaduti. Il reato di epidemia colposa si verifica quando una persona diffonde germi patogeni». «La contestazione di epidemia - aggiunge Cuccureddu - in un contesto di pandemia, cioè di circolazione del virus in più continenti ed ancor più in un ambito territoriale, l' Italia, in cui essa aveva massima diffusione, appare singolare così come leggere che una persona abbia potuto diffondere il virus omettendo di fare qualcosa».
«Il Covid - afferma il legale - circolava ampiamente nell' estate del 2020 generando però meno sintomi e quindi riducendo le possibilità di essere individuato. I fatti dimostrano purtroppo che neppure le massime cautele sono in grado di escludere i contagi». Infine «al Billionaire, che come è noto, è un ristorante - discoteca, esse sono state adottate con il massimo scrupolo quando le autorità hanno deciso di consentirne la riapertura. Siamo certi che la conoscenza degli atti ci offrirà la possibilità di interloquire con la Procura di Tempio su questi aspetti e provare che quanto realmente accaduto - conclude Cuccureddu - non è riconducibile ad alcun reato».
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