Intervista di Martin Scholz per Die Welt pubblicata da la Repubblica - TRADUTTRICE Emilia Benghi
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Se questa conversazione fosse trasmessa dalla televisione americana non si sentirebbero altro che bip, per tutte le imprecazioni e parolacce da censurare che contiene. Neil Young inizia l' intervista in tono disteso, ma quando si inoltra nell' argomento che lo appassiona e lo inquieta, ovvero la sua solitaria battaglia contro Spotify & Co, si lascia andare a una serie di imprecazioni squillanti come i feedback dei suoi assoli di chitarra: «Shit!» («merda»), «Fuck!» («Fanculo») e simili. Ai grandi gruppi informatici e alle piattaforme di streaming rimprovera di aver svenduto la musica rock, anzi di averla distrutta.
Young non si è mai accontentato della protesta, è da sempre un uomo d' azione. Lo scorso anno ha messo in streaming gratuitamente sul suo sito " Neil Young Archives" la sua intera opera musicale, in alta risoluzione, garantendo una qualità di ascolto nettamente superiore rispetto alla concorrenza. Che altro pensa di fare? Non lo sa nemmeno lui, ma Le va di iniziare iniziare con un aneddoto positivo su Donald Trump che riguarda anche lei?
Salman Rushdie mi ha raccontato che nel 2006 a un concerto di Crosby, Stills, Nash e Young al Madison Square Garden di New York era seduto accanto a Trump che sapeva a memoria tutte le canzoni in scaletta, anche uno dei suoi brani da solista, allora appena uscito, Let' s Impeach The President - riferito a George W. Bush. Che cosa ne pensa?
« Mah. Donald Trump ama la musica. In passato ci siamo incontrati più volte, soprattutto ai concerti. Quando suonavamo in New Jersey veniva nel backstage. Cosa devo dire? Anche Trump è un uomo, una persona.
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Ha delle buone qualità - e purtroppo ne ha anche di cattive.
Più che altro rappresenta idee che non mi piacciono affatto, come il muro al confine col Messico, per dirne una».
Nel tempo ha digitalizzato tutta la sua opera che da poco è fruibile e gratuitamente sul suo sito web. Che sensazione le dà aver messo a disposizione di tutti il lavoro di una vita?
« Una sensazione bellissima, perché in questo modo tutelo la mia musica e le mie immagini e soprattutto le ho ordinate in ordine cronologico. Quando mi sono trovato assieme a Eddie Vedder ( storico cantante dei Pearl Jam, nel mio archivio davanti a tutte quelle casse non avevo idea di come poter conservare il materiale, tutelarlo.
Grazie alle tecnologie digitali ho trovato infine il modo di archiviare tutto in alta risoluzione, come da sempre avrei voluto fare. In seguito ho aggiunto a corredo del materiale musicale altre registrazioni dal vivo e di prova, filmati, foto. Del materiale accessorio, come film e foto, abbiamo caricato finora solo il venti per cento. È un compito immane. Sa, non ho mai buttato via niente, ho sempre messo « Sono un collezionista. Ho assunto delle persone che mi hanno aiutato nella cernita del materiale ».
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Ha criticato ferocemente la pessima qualità audio dei file Mp3 su iTunes e sulle piattaforme di streaming come Spotify. Nel 2015 ha lanciato sul mercato lei stesso un lettore audio, il Pono, con l' obiettivo di offrire una migliore qualità del suono, ma è stato un flop.
Perché?
« Con Pono mi sono trovato in una congiuntura sfavorevole, in una fase in cui scaricare musica dai servizi di streaming era in declino. L' insuccesso di Pono non aveva quindi nulla a che fare con la qualità del suono che era eccellente. Ma il download non era più la via da seguire. Ho sempre fatto nella vita quello che ritenevo giusto e poi mi sono adeguato semplicemente alle situazioni. Oggi offro sul mio sito https:// neilyoungarchives. com il miglior servizio di streaming del mondo sotto il profilo audio. Una qualità del suono diversa da tutto il materiale in vendita su Spotify o Apple Music - che è una merda, uno schifo, spazzatura. I file Mp3 su quelle piattaforme rendono appena il cinque per cento della qualità originale del suono. È un crimine contro l' arte».
NEIL YOUNG IN PARADOX
Perché ancora tanta rabbia? Il boom delle tecnologie informatiche in tutte le sue forme, dal download allo streaming fino ai social media ha contribuito anche a rendere la musica più presente sui canali più svariati. Cosa c' è di male?
« Vede, negli anni Sessanta la musica aveva un altro ruolo, esisteva un collegamento tra i brani musicali, il loro messaggio e gli spettatori. La musica ha improntato la generazione di allora anche perché le incisioni analogiche su vinile rendevano perfettamente il processo creativo in studio. Era una musica vissuta, oltre che ascoltata. La giovane generazione è improntata da Facebook e da Google, entrambi popolari oggi come lo era un tempo la musica. Ma non esistono altre analogie, perché al contrario della musica Facebook e Google non hanno anima. Gli algoritmi che utilizzano lavorano contro l' umanità».
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Non sta un po’ esagerando?
« No. Gli algoritmi raccolgono tutte le informazioni sulla tua presenza in rete e le inviano al sito in cui eri attivo e ad altri analoghi. Ti tracciano e ti scannerizzano, ti inviano pubblicità personalizzata ogni volta che fai ricerche in rete, tutto in base al tuo comportamento di navigazione, alle tue preferenze e ai tuoi interessi.
Gli algoritmi ci rubano la vita. Ci fanno credere di aprirci ogni genere di opportunità quando in realtà ci rinchiudono nell' ambito dei nostri interessi e delle nostre preferenze. Ti riducono a quello che ti è sempre piaciuto».
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Come nel caso degli artisti consigliati: a chi ascolta Neil Young piaceranno anche i Buffalo Springfield, Bob Dylan e Van Morrison?
E se navigando in rete ascolti musica l' audio fa schifo - sia che ti arrivi dalle casse del computer o dalle cuffie. La musica in rete compressa in formato Mp3 è ormai ridotta così male che non ti innamora più».
Ma le persone, e non solo i più giovani ormai, ascoltano oggi attraverso gli smartphone molta più musica rispetto a prima - in metropolitana, in treno, facendo jogging. Sono tutti masochisti del suono?
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« Beh, magari questo tipo di ascolto ti porta a battere il piede a ritmo su un brano che conosci, ma lo ribadisco: per me questa forma di musica non ha più l' anima, la vivacità di una forma d' arte viva. La musica viene castrata dal monopolio delle società tecnologiche. Offrire, come faccio io, un suono migliore è più dispendioso, ha costi più alti e riduce i profitti. Io però non riesco proprio ad ascoltare le mie canzoni su Spotify, divento pazzo. Penso immediatamente: " Questo non è il brano che ho inciso. La gente non dovrebbe essere costretta a sentire questa merda".
Quindi ho ideato un mio personale format di streaming con l' intento di dimostrare che, se ci riesce un hippie canadese settantaduenne, possono farlo anche le grandi società».
Hai mai l' impressione di predicare nel deserto?
«Io faccio quello che penso sia giusto. Vede, in campo musicale molti non sono più in grado di apprezzare il suono delle incisioni analogiche su vinile, non capiscono la differenza. In massima parte perché non l' hanno mai ascoltate, non sanno com' era la musica una volta. Molti ne accettano l' orrenda qualità odierna. Certi danno la colpa alle minicuffie, ma non è quello. Questa musica compressa è uno schifo in partenza, indipendentemente dalle cuffie che usi».
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Da più di cinquant' anni continua a suonare, a comporre brani nuovi - perché ha la testa nelle nuvole?
«Sì. Nella sua forma pura la musica ha per me tuttora questa potenza incredibile. È tutto quello che conta. Quando suono la musica mi rapisce, trasportandomi in luoghi sconosciuti, alcuni luminosi, altri più cupi. Ma la musica mi fa volare e non sono costretto a legarmi con un lazo».
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trump tira la palla a melania neil young