Francesco Persili per “Dagospia”
van gaal
Forget Sir Alex Ferguson. Dopo due anni e mezzo il Manchester United torna in vetta alla Premier. I gol di Depay, Rooney e Mata e l’effervescenza del marziano Martial (Thierry Henry, chi?) bastano per archiviare la pratica Sunderland. Le quattro sberle rifilate dal Tottenham al City rendono possibile il sorpasso al vertice. L’Old Trafford accompagna con “Glory, glory Man United” il primato che ai Red Devils mancava dal 19 maggio 2013 (quando Ferguson vinse il suo ultimo titolo). Una sensazione nuova anche per il navigato, e contestato, Van Gaal che in Inghilterra non aveva mai conosciuto l’ebbrezza della vetta: «Se restiamo umili possiamo battere chiunque».
Rooney, che in estate si era fatto portavoce del malessere dello spogliatoio per i metodi e i duri allenamenti del guru olandese, sembra rigenerato e macina record su record. Dopo i 50 gol con la maglia inglese, “Wazza” ha raggiunto con la rete di ieri la leggenda Denis Law a quota 171 gol con la maglia dei Red Devils (terzo posto nella classifica di tutti i tempi). De Gea, da quando è tornato tra i pali, ha dato certezze e punti alla squadra, Darmian gioca da veterano.
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Ma a rubare gli occhi sono Depay, al quarto gol stagionale, destinato a ripercorrere le orme di chi ha indossato la maglia numero 7 dello United (Best, Robson, Cantona, Beckham, Ronaldo, Di Maria) e Martial, il grande investimento del mercato estivo, che secondo LVG è “il miglior giovane attaccante del mondo”. L’hanno paragonato a Henry ma la stellina ex Monaco non è solo in grado di attaccare la profondità e fare gol. Sa ascoltare e gestire le pressioni, sottolinea il santone olandese, e in più usa il fisico e rincorre gli avversari quando perde il pallone. Il teatro dei sogni si gode i Van Gaal babes. Ma nessun confronto con la generazione d’oro dell’Ajax, please.
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«E’ difficile fare paragoni. Ai tempi di Davids e Kluivert non c’erano gli i-Phone: oggi i calciatori hanno il telefono in mano tutto il tempo», Van Gaal si candida alla cattedra di scienza della comunicazione applicata al calcio e mette in rilievo il ruolo centrale svolto dalle tecnologie che possono mandare in confusione i ragazzi. «Quando ero giovane, c’erano i genitori, il prete e il medico a darti i consigli, adesso nell’era dei computer è diventato più difficile fare le scelte giuste…».
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Ma il guru olandese è abituato a lavorare con i giovani. «Un giorno ti umiliava e il giorno dopo mi diceva che ero come Zidane», Xavi ha spesso ricordato che se è diventato uno dei pilastri del Barcellona il merito è stato anche di LVG. Stratega integralista, Van Gaal è «uno di quelli che vuole fare il dittatore senza avere il minimo guizzo negli occhi». Parola di Ibra che fece scintille con lui al pari di Toni ai tempi del Bayern Monaco quando si racconta che il tecnico olandese durante una riunione tecnica si abbassò i pantaloni davanti a tutti urlando: «Io ho le palle e non ho paura di sostituire nessuno».
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Dopo l’esperienza in Inghilterra LVG ha già annunciato il ritiro ma prima vuole raggiungere il suo discepolo Mourinho e Trapattoni nel club ristretto degli allenatori che hanno vinto 4 titoli in 4 paesi diversi. Torn Harmsen, suo presidente ai tempi dell’Ajax con cui vinse tutto, disse: «E’ un dannato arrogante. Ma qui le persone arroganti ci piacciono». Anche al “Teatro dei sogni” iniziano ad apprezzare…