1 - ELEZIONI PROVINCIALI, TUTTI I RISULTATI IN AGGIORNAMENTO
Ivana Mingolla per www.editorialedomani.it
GRAZIANO DELRIO
Dopo la chiusura delle urne alle 20 di ieri, arrivano in queste ore i risultati delle elezioni provinciali, che hanno portato oltre 68mila tra sindaci e consiglieri comunali alle urne per eleggere 886 consiglieri provinciali e 31 presidenti.
AL CENTROSINISTRA
Perugia, con Stefania Proietti, sindaca di Assisi, che ha sarà la prima donna a ricoprire la carica di presidente di provincia, nel capoluogo.
Avellino, con Rino Buonopane, del Pd, che ha vinto con il 50,05 per cento.
Chieti, con Francesco Menna, sindaco di Vasto.
RENZI DELRIO
Ancona, con Daniele Carnevali, sindaco del Comune di Polverigi.
«Quando il centrosinistra unisce il campo largo dei progressisti e dei riformisti, vince nettamente contro le destre», diceva sabato sera Francesco Boccia, deputato Pd e responsabile Regioni e Enti locali della Segreteria nazionale, commentando i primi risultati delle elezioni provinciali.
AL CENTRODESTRA
Crotone, con Sergio Ferrari, eletto con il 63 per cento delle preferenze.
Mantova, con Carlo Bottani, dove il centrodestra torna a governare dopo 25 anni.
province
Pescara, con Ottavio De Martinis, sindaco di Montesilvano.
Pavia, con Giovanni Palli, sindaco di Varzi e presidente della Comunità montana, che ha vinto con uno scarto di 200 voti e schede contestate e da verificare.
Lecco, con Alessandra Hofmann, sindaco di Monticello Brianza.
Inoltre i consigli provinciali di: Brescia, Como, Cremona, Lodi, Varese.
2 - ABOLITE MA NON TROPPO, RIECCO LE PROVINCE VOGLIONO INCASSARE I FONDI DEL RECOVERY
Mario Ajello per “il Messaggero”
Chi si rivede, le province. Ferite ma non morte, e vogliose di risplendere come un tempo. Ieri s' è votato per eleggere 31 presidenti di provincia e rinnovare 71 consigli provinciali, con il sistema elettorale di secondo livello, e hanno votato 68.499 sindaci e consiglieri comunali di oltre 5.500 comuni.
claudio scajola mangia da ciampini 2
Chiuse a tarda sera le urne dei pochi aventi diritto, delle 31 province si conoscono i risultati di Perugia, andata al centrosinistra e Terni al centrodestra. Ma non le avevano abolite le province? Un po' sì, ma un po' no. C'è stata la riforma Delrio nel 2014 che le ha ridimensionate ma c'è stato anche il referendum costituzionale che Renzi ha perduto e che prevedeva la cancellazione di questi enti costosi e considerati inutili.
E così, adesso, con l'arrivo del tesoretto del Pnrr, all'Upi (l'Unione delle Province, questo ancora esiste) sono tutti ringalluzziti perché i soldi Ue nei troppi rivoli che percorreranno potranno arrivare anche alle province che non dovevano esistere più ma rieccole. La Lega le vuole ripristinare proprio come un tempo, facendole uscire da questo limbo nel quale vivacchiano, ed è un modo per il partito nordista di gestire risorse e avere altro potere territoriale nel Settentrione.
Non le hanno mai volute - come simbolo degli sprechi della casta - i 5 stelle ma chissà se nell'abiura di ogni principio grillino il partito di Conte retrocederà anche da questa sua battaglia storica.
RENZI DELRIO
Servono a quel che servono, con competenze scarse (ma sulla scuola le hanno), spesso in modalità doppioni, con assemblee formate dai sindaci di un territorio più un presidente, ma costano al momento 1 miliardo di euro all'anno e il trasferimento degli ex impiegati provinciali nei corpaccioni delle regioni ha significato non un risparmio ma un esborso in più.
Se ripristinate, con tanto di elezione diretta, giunta vera e propria e assessori costerebbero circa 13 miliardi all'anno. E intanto, con la legge di Bilancio vengono stanziati più soldi per la cosiddetta spesa corrente delle province, cioè per pagare gli stipendi dei dipendenti e per assumerne altri.
Quando andava di moda il risparmio anti-casta insomma le province erano una parolaccia, adesso invece - nell'epoca del pentimento sui tagli e del revanscismo dei vecchi partiti vogliosi di riavere questi centri di spesa e di clientela - si aspettano un futuro radioso.
michele de pascale sindaco camerlona
«Vanno potenziati gli organici, servono tecnici, ingegneri, architetti e giuristi. Chiediamo la possibilità di assumere profili mirati e competenze nuove per gestire gli interventi da Pnrr», dice il presidente dell'Upi, Michele de Pascale, che ieri - unico candidato in campo - è stato riconfermato presidente della provincia di Ravenna. Così come, da sindaco di Imperia, anche Claudio Scajola - noto a tutti come il capo organizzativo di Forza Italia in una fase ed ex ministro dell'Interno - è diventato presidente senza avversari della sua provincia.
VOTI E INCIUCI
Province Italiane
S' è votato anche ad Ancona, Alessandria, Ascoli Piceno, Avellino, Belluno, Bergamo, Biella, Caserta, Chieti, Crotone, Fermo, Ferrara, Forlì-Cesena, Grosseto, Imperia, Latina, L'Aquila, Lecco, Macerata, Mantova, Massa Carrara, Parma, Pavia, Perugia, Pescara, Ravenna, Rovigo, Terni, Treviso, Verbano Cusio Ossola, Viterbo. Spesso con alleanze assai acrobatiche.
A Latina, per esempio, alleanza Pd-Forza Italia-Liste civiche in appoggio al candidato Gerardo Stefanelli, sindaco di Minturno ed ex assessore provinciale all'Ambiente, contro Lega e Fratelli d'Italia che hanno puntato sul sindaco di Itri, Giovanni Agresti. Centrodestra diviso anche a Viterbo: con Forza Italia insieme al Pd (per Alessandro Romoli) mentre Lega e FdI unite su Alessandro Giulivi.
claudio scajola mangia da ciampini 3
E strani inciuci e strappi di alleanze su e giù lungo l'Italia. Per un piccolo potere che non vuole rinunciare ad esistere e a crescere sempre di più, a dispetto della semplificazione, del risparmi di tempo e di denaro in un Paese che ha bisogno di tutto, tranne che dell'elefantiasi istituzionale, del labirinto dei livelli politici in cui il Pnrr invece di essere trattato meglio rischia di confondersi e di vanificarsi.
Ma il revival delle province marcia convinto. E' in arrivo un ddl collegato alla legge di Bilancio che è una vera e propria controriforma (contrario il Pd) della legge Delrio. Ovvero prevede nuove competenze per le province, il ripristino dell'elezione diretta e della giunta con 3 o 4 assessori pagati. E questa sarebbe l'Italia che si muove al passo del gambero e oscilla tra vecchiume e vintage: più Last Generation che Next Generation Ue.