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    HOLLANDE SE NE FOTTE DEL RIGORE E VINCE - “BUDINO” AUMENTA I SALARI, ASSUME STATALI, ABBASSA L’ETA’ PENSIONABILE, TASSA I RICCHI, FA SALIRE IL DEBITO PUBBLICO MA LO SPREAD RESTA INCHIODATO A 110 - GLI ANALISTI “GUFANO” MA I RENDIMENTI DEI TITOLI FRANCESI SCENDONO SOTTOZERO - COME MAI AI MERCATI LE POLITICHE DI HOLLANDE, OPPOSTE A QUELLE DELLA MERKEL E DI RIGOR MORTIS, NON FANNO PAURA? AH SAPERLO…


     
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    Tonia Mastrobuoni per "la Stampa"

    FRANCOIS HOLLANDEFRANCOIS HOLLANDE

    Ha aumentato il salario minimo del 2%. Ha abbassato la soglia per le pensioni di anzianità a 60 anni. Ha annunciato un'aliquota sui redditi dei ricchi al 75%, una tassa sui dividendi del 3% e sulle scorte petrolifere del 4%. Ha assicurato che aumenterà i contributi già altissimi - e l'imposta di successione e che recupererà la vecchia patrimoniale. Infine, ha promesso 65mila assunzioni nel settore pubblico. Insomma, per i fautori del libero mercato e delle riforme strutturali, François Hollande è un incubo. Se Mario Monti avesse azzardato una sola di queste socialistissime misure, il famigerato spread avrebbe toccato vette inarrivabili.

    HOLLANDE MONTIHOLLANDE MONTI

    Eppure, tutto tace. Mentre sui quotidiani stranieri, in particolare su quelli anglosassoni, i titoli continuano a somigliarsi tutti (tra i più gettonati: «la luna di miele finirà presto» e «la vie en rose durerà poco»), sui mercati finanziari l'incantesimo regge. Anzi. Non più tardi di lunedì i rendimenti sui titoli di Stato francesi a tre e a sei mesi, per la prima volta nella storia, sono stati negativi.

    MARIO MONTI NON CI SENTE BENEMARIO MONTI NON CI SENTE BENE

    Segno che il mercato pensa che la Francia somigli molto più alla Germania che alle peccaminose Italia o Spagna. Segno che la "rossa" Parigi è diventato un porto sicuro, alla pari dei Paesi "falchi" guidati da austeri conservatori à la Merkel che anelano allo zero deficit come alla panacea di tutti i mali.

    Certo, anche Hollande si è impegnato sul rigore. I numeri però sono numeri. Nel primo trimestre dell'anno il debito è salito all'89,3% del Pil e il deficit veleggia a fine anno verso il 4,5%. Il premier Jean-Marc Ayrault si è impegnato a ridurlo sotto il 3% l'anno prossimo e di azzerarlo quello dopo. Ma anche le stime sul Pil sono state riviste allo 0,4% quest'anno e all'1-1,3% per l'anno prossimo. E Hollande non ci pensa neanche, per dire, a rimandarsi le assunzioni nel pubblico o a toccare la legge sui licenziamenti come gli chiedono in molti.

    IL CAPOGRUPPO PS JEAN MARC AYRAULTIL CAPOGRUPPO PS JEAN MARC AYRAULT

    Gli analisti, ovvio, avvertono che bisogna guardare ai rendimenti dei bond decennali e non a quelli a brevissimo termine. E che nei prossimi mesi sono destinati a risentire dell'«effetto Hollande», se non farà anche riforme strutturali. Però lo spread francese, intanto, è inchiodato a 110 punti, a distanze siderali dal nostro.

    Con tutto che in Francia, negli ultimi 5 anni sono spariti 400mila posti nel manufatturiero e il Pil pro capite è sceso negli ultimi 10 dal 95 al 90% di quello tedesco. E con tutto che una settimana fa i maggiori economisti e imprenditori hanno chiesto allarmati uno «shock per il rilancio della competitività», che è un noto punto debole dell'economia oltralpe. I mercati, per ora, se ne infischiano. E l'incantesimo tra i mercati e il «rosso» Hollande resiste.

     

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