Adelaide Pierucci per www.ilmessaggero.it
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All'apparenza un turista tra i turisti. Con un particolare: il bastone per i selfie puntato al contrario e senza mirare ai monumenti. Per mesi ha bazzicato in centro, dal Colosseo a piazza Navona, uno spione di fondoschiena. Col cellulare puntato dal basso verso l'alto fotografava quanto riusciva a inquadrare sotto le gonne delle signore. Mirando possibilmente nel didietro. La sindaca Virginia Raggi non lo sa, ma è toccato anche a lei.
Click, click. Mentre saliva in pantalone bianco sulla scalinata dell'Altare della Patria lo spione l'ha immortalata di schiena zoommando l'obiettivo là. Il fotografatore di sederi, un informatico di qurant'anni dei Castelli Romani con la fedina immacolata, però, deve aver capito la lezione. Ieri è stato condannato a piazzale Clodio a un anno e quattro mesi di carcere per violenza sessuale. Il giudice Alessandro Arturi lo ha giudicato in abbreviato e ritenuto tutto sommato di lieve entità l'accusa già grave mossa allo spione. Quella di essersi spinto in una occasione anche a un palpeggiamento con contestuale filmino sotto una minigonna.
bastone con treppiede
Il caso risale al giugno di due anni fa, davanti a Fontana di Trevi. Una thailandese, residente a Roma, all'improvviso viene molestata dal finto turista col bastone da selfie. La donna si indispettisce, urla, e richiama l'attenzione di due agenti di polizia. Il molestatore viene arrestato. Impugna ancora lo smartphone. I poliziotti lo visionano subito. E a sorpresa trovano non solo il video del palpeggiamento con relativa inquadratura, ma altri 45 filmati sullo stesso tema e tutti registrati nella stessa giornata. Scrutrando la memoria del telefonino e del pc di foto e video analoghi ne sono stati scoperti a migliaia, compreso lo scatto della Raggi, una delle poche donne identificate.
virginia raggi
Evidentemente lo spione, come verrà riportato in una informativa, mentre si fingeva turista ficcanaso aveva fotografato la sindaca e poi si era concentrato sui particolari di suo piacimento. Senza arrecare ulteriori disturbi. Il pm di turno antiviolenza chiede l'arresto e il trasferimento in carcere, il gip Claudio Carini opta per una misura più lieve: il divieto di ingresso a Roma. Considerato - sono state le conclusioni del giudice - che sul piano delle esigenze cautelari nei confronti dell'arrestato è individuabile un pericolo di recidiva per la morbosa e compulsiva ripetitività dei gesti a sfondo sessuale, a fronteggiare il rischio è sufficiente l'obbligo di dimora nel piccolo centro di residenza. Lontano dalle comitive di turisti e monumenti, insomma, meno rischi. Secondo il giudice, infatti, il paese dei Castelli «turisticamente meno frequentato» e con occasioni di reiterazione del reato drasticamente ridotte circoscrive l'indagato.
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