Gian Guido Vecchi per il "Corriere della Sera"
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Accanto a sé, sul balcone al decimo piano del Gemelli, ha voluto i piccoli pazienti del reparto di Oncologia pediatrica che aveva appena visitato. «Qui ci sono alcuni amici malati... Perché soffrono i bambini? È una domanda che tocca il cuore...».
Una settimana dopo l' operazione al colon, Papa Francesco si mostra di nuovo in pubblico.
Secondo la sua indole, non parla tanto di se stesso, di come si senta, ma dedica l' Angelus ai malati più fragili dell' ospedale e a coloro che si prendono cura degli altri: «In questi giorni di ricovero ho sperimentato ancora una volta quanto sia importante un buon servizio sanitario, accessibile a tutti, come c' è in Italia e in altri Paesi. Un servizio sanitario gratuito, accessibile a tutti. Non bisogna perdere questo bene prezioso.
Bisogna mantenerlo! E occorre impegnarsi tutti, perché serve a tutti e chiede il contributo di tutti».
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Francesco ha raggiunto il balcone muovendo qualche passo con lentezza e attenzione, il volto un po' smagrito e pallido, la voce fioca, al polso destro un cerotto che copre l' ago cannula per la somministrazione endovenosa dei farmaci. La catechesi che precede l' Angelus è ridotta all' essenziale perché non si affatichi troppo. Ma lui sorride, saluta i fedeli, aggiunge considerazioni a braccio al testo scritto. Così parla delle cure gratuite e considera: «Anche nella Chiesa succede a volte che qualche istituzione sanitaria, per una non buona gestione, non vada bene economicamente, e il primo pensiero che ci viene è venderla. Ma la vocazione, nella Chiesa, non è avere dei quattrini, è fare il servizio, e il servizio è sempre gratuito. Non dimenticatevi di questo: salvare le istituzioni gratuite».
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Sul piazzale del policlinico c' è un maxischermo per qualche centinaio di fedeli, medici e infermieri spuntano alle finestre. Wojtyla si affacciava dalla sua stanza, tra Angelus e Regina Coeli gli capitò ventidue volte. Francesco ha preferito raggiungere il balcone al piano. Con lui c' era Anna, 13 anni, che gli aveva scritto a nome di tutti. E Elena, 13 anni, Michael, 6, Giorgio, appena 4.
Dopo l' Angelus, accompagnato in carrozzina, ha salutato e donato rosari ad altri pazienti.
All' indomani dell' operazione si prevedeva «una degenza di 7 giorni salvo complicazioni», a questo punto il ritorno in Vaticano è questione di giorni se non di ore.
«Cari fratelli e sorelle, sono contento di poter mantenere l' appuntamento dell' Angelus anche da qui. Vi ringrazio tutti: ho sentito la vostra vicinanza e il sostegno delle vostre preghiere. Grazie di cuore!», ha esordito il Papa.
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La lettura evangelica parla dei discepoli che «ungevano con olio molti infermi e li guarivano», e Francesco spiega: «L' olio ci fa pensare al sacramento dell' Unzione dei malati, che dà conforto allo spirito e al corpo. Ma questo olio è anche l' ascolto, la vicinanza, la premura, la tenerezza di chi si prende cura della persona malata: è come una carezza che fa stare meglio, lenisce il dolore e risolleva. Tutti noi abbiamo bisogno prima o poi di questa unzione della vicinanza e della tenerezza, e tutti possiamo donarla a qualcun altro, con una visita, una telefonata, una mano tesa a chi ha bisogno di aiuto». Poi alza lo sguardo: «Ricordiamo che nel protocollo del Giudizio finale, Matteo 25, una delle cose che ci domanderanno sarà la vicinanza agli ammalati».
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Di qui il suo «apprezzamento e incoraggiamento ai medici e a tutti gli operatori sanitari e al personale di questo ospedale e di altri ospedali: lavorano tanto!». Il Papa si volge ai bambini che gli stanno accanto: «Preghiamo per tutti i malati, specialmente per quelli in condizioni più difficili: nessuno sia lasciato solo, ognuno possa ricevere l' unzione dell' ascolto, della vicinanza, della tenerezza, e della cura». Nella «domenica del mare», c' è anche il tempo per un appello a custodire la salute del creato: «Prego per i marittimi ed esorto tutti ad avere cura degli oceani e dei mari: curare la salute dei mari, niente plastica in mare!».
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