francesco guccini canzoni da osteria
Fulvio Paloscia per firenze.repubblica.it
A Pavana tutto può succedere. Anche che una storia si snodi in occasioni storiche diverse: le prime elezioni del 1948, la guerra civile spagnola del 1936 e l’Italia del 1972, quando la giornalista Penelope Rocchi si trova a dipanare il filo rosso che le lega. Francesco Guccini e Loriano Macchiavelli intrecciano le epoche nel nuovo giallo a 4 mani Vola Golondrina (Giunti, il 6 dicembre alle 18.30 da Giunti Odeon la presentazione). I tre anni non sono capitati a caso nell’officina creativa dei due autori. Soprattutto il più recente. La parola a Guccini.
Le elezioni del 1972 sono passate alla storia per il clamoroso avanzamento del Msi. È un caso che abbiate scelto proprio quel momento, visto il vento che tira oggi?
“No, è un riferimento al presente della destra al governo. Solo che 50 anni fa chi era di quell’idea si nascondeva, ora invece loro adoperano il potere con grande arroganza e insipienza. Mi colpisce il fatto che si stiano impadronendo della cultura, che non è mai stato il loro settore.
guccini
Un’appropriazione che mandano avanti soprattutto con la forza della tivù, ma quanti nomi della sinistra e quanti della destra hanno avuto un peso reale nella cultura in Italia? Sappiamo benissimo da quale parte pende la bilancia”.
A Lucca l’amministrazione di centrodestra non ha voluto intitolare un strada a Pertini mentre a Grosseto il Comune, del medesimo colore, ha inaugurato via Almirante.
“Un partigiano contro un collaboratore della Difesa della razza, rivista antisemita fascista. La destra è così: la gente ci ha eletto, quindi combiniamo quello che ci pare. Ma se facciamo la proporzione tra gli elettori di Fratelli d’Italia e chi non è andato a votare?”.
GUCCINI MELONI
Perché stavolta a indagare è una donna?
“Nel 1972 le conquiste femministe del Sessantotto erano ancora giovani, e Penelope è una figlia di quelle lotte: una ragazza emancipata, sa quello che vuole e può farlo, anche se limitata da una redazione maschilista. È un momento in cui le conquiste del mondo femminile ancora cozzano con la prepotenza virile”.
È stato difficile calarsi nei panni femminili?
guccini
“Mi hanno aiutato le tante amiche con cui sono in contatto”.
Il mondo femminile è una costante delle sue canzoni, e della vita. L’aggettivo “patriarcale” la riguarda?
“La famiglia Guccini era un clan dove le donne avevano un potere gestionale. Curavano gli animali, ma tenevano i rapporti con il mondo esterno, mentre gli uomini se ne stavano sempre chiusi al mulino. Certo, era un nucleo patriarcale nelle tradizioni, ma anche qualcosa di diverso. Mia nonna, ad esempio, era figlia unica, una rarità all’epoca. Si trovò un’eredità che le permise di gestire un suo potere. Fu lei a far studiare mio padre con quei soldi, contro la volontà dei tempi, di mio bisnonno soprattutto che si era trovato capofamiglia a sedici anni e certe sue posizioni, sotto un certo punto di vista, si possono anche capire. Per lui mio padre doveva faticare al mulino, e visse il gesto di mia nonna come una ribellione”.
giorgia meloni ospite allo speciale sulal mafia di porta a porta 6
Cosa ha imparato dalle donne della sua famiglia?
“A stare sul palcoscenico. Mia madre era una chiacchierona, spiritosa e permalosa, a suo agio in mezzo alla gente”.
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