Dalla rubrica delle lettere di “Repubblica”
FRANCESCO MERLO
Caro Merlo, perché il presidente del Consiglio non parla, ma urla? Io non ricordo nessun altro - Monti, Draghi, Renzi, Gentiloni, Letta, Conte – che urlava. Non è questo il modo di comunicare.
Angelo Bellanova (non sono parente di Teresa Bellanova, anche se siamo nati, io prima, nello stesso paese).
Risposta di Francesco Merlo
Giorgia Meloni ha il sangue caliente, è specialista in comizi ed è negata per la conversazione. I suoi botti d’ ira sono in metafora più aggressivi di quelli del suo deputato Pozzolo. Ci sono illustri esempi di arrabbiati pure a sinistra, ma non sono (ancora) diventati presidenti del Consiglio. Anche la sua omonima, caro Bellanova, nonché concittadina di Ceglie Messapica è un’ardente, simpatica urlatrice.
il comizio di giorgia meloni per vox, in spagna 6
LA PREMIER E IL METODO DELL'ATTACCO
Estratto dell’articolo di Marcello Sorgi per “la Stampa”
In attesa della conferenza stampa di domani, […] si moltiplicano le curiosità su ciò che la premier vorrà fare: come si presenterà, cambierà qualcosa nel suo atteggiamento generalmente aggressivo, darà o no segni di rassicurazione alle autorità di Bruxelles, accarezzate dal sogno di una premier più disponibile e poi sorprese dalla bocciatura del Mes […]?
marcello sorgi (2)
[…] l'attenzione sarà, oltre che sulle risposte, sul modo in cui saranno offerte, come se appunto il carattere di una leader politica potesse cambiare. E come se un ammorbidimento, vero, verosimile e auspicato, non solo dai suoi alleati più moderati, ma da alcuni osservatori, potesse segnare una svolta nella legislatura […]
Nessuno, o quasi nessuno riflette invece sull'eventualità che l'atteggiamento di Meloni non sia caratteriale, o non lo sia soltanto, ma politico. Se insomma questa sua volontà di andare sempre all'attacco delle opposizioni, invece di cercare talvolta una composizione, ove possibile, espliciti una concezione diversa del maggioritario. Differente, per intendersi, da quella dialogante conosciuta alle origini, quando appunto si cercò di salvare almeno in parte l'anima eternamente compromissoria della politica italiana.
giorgia meloni
Qualcuno obietterà che anche con Berlusconi gli scontri erano all'ordine del giorno e durarono un ventennio. Vero. Ma sempre alternati a "patti" (della crostata, del Nazareno) che dovevano servire (e non riuscirono) ad andare avanti nei momenti più difficili. Ecco, rispetto a questo Meloni mette le mani avanti e oppone il suo maggioritario d'attacco, identitario, sempre all'erta. Con il quale necessariamente si dovranno fare i conti.