Giuseppe Baldessarro per www.repubblica.it
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C’è anche Francesco Patamia, fondatore del partito “Europei Liberali” e candidato alla Camera nelle ultime elezioni con la lista “Noi moderati” di Maurizio Lupi nel collegio di Piacenza, tra le persone coinvolte nell’inchiesta della Dda di Bologna, sulle infiltrazioni mafiose in Emilia-Romagna e, in particolare in Riviera.
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Patamia, 35 anni, originario di Gioia Tauro (Reggio Calabria) secondo le indagini svolte dal Gico della Guardia di Finanza sarebbe il fulcro e il terminale di una serie di operazioni economico-finanziarie che avrebbero consentito ad alcuni clan di primo piano del reggino (i Piromalli di Gioia Tauro) e del vibonese (i Mancuso di Limbadi) di reinvestire capitali sporchi nel settore del commercio.
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Gli specialisti della finanza stanno notificando in queste ore 23 misure cautelari per un’inchiesta che coinvolge 35 persone. Tra queste professionisti, prestanome e, naturalmente, uomini legati a doppio filo con la ‘ndrangheta. Numerose le perquisizioni in corso, e altrettanti sono poi i beni immobili e le attività sequestrate per un valore complessivo di 30 milioni di euro.
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L’inchiesta ha mosso i primi passi dalla segnalazione di alcune operazioni sospette e acquisizioni di locali in un comune romagnolo. A lanciare l’allerta sarebbe stato il sindaco che ha riferito dagli inquirenti i sospetti di alcuni cittadini.
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Un allarme colto dal pm della Dda, Marco Forte, che d’accordo con il procuratore Giuseppe Amato, ha dato il via a un fascicolo diventato via via più corposo. Gli inquirenti hanno per mesi incrociato dati societari, interrogato pentiti, ricostruito flussi di denaro e intercettato alcuni degli indagati, venendo a capo di una trama a tinte fosche.
A cominciare dalla rapida ascesa di Patamia sia a livello nazionale che internazionale dove formalmente svolgeva la professione di consulente per diverse imprese europee e per alcune multinazionali.
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Da giovane di provincia a manager di grido nel giro di pochi anni, con una carriera che gli investigatori non esitano a definire “quantomeno sospetta”. E certamente alimentata dall’aurea di “uomo di potere” che certo non lesinava: “Vatti a vedere di dove sono e chi sono i miei parenti”, avrebbe detto a uno dei suoi interlocutori dubbiosi.
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All’alba i finanzieri sono entrati in azione i quattro regioni, a partire dall’Emilia Romagna e con interventi in Calabria, Marche e Lombardia. In Emilia-Romagna sono state coinvolte le province di Piacenza, Bologna, Forlì-Cesena, Reggio Emilia, Modena e Ravenna. I reati contestati sono bancarotta fraudolenta, estorsione, violenza e minacce. Sequestrati 30 milioni di beni