Matteo Aglio per “La Stampa”
PECCO BAGNAIA
Venticinque anni, un metro e 76 di altezza per 67 chili di peso, capelli ricci e occhi castani: è l'identikit del nuovo campione del mondo della MotoGp. Pecco Bagnaia da Chivasso, che è riuscito a riportare domenica a Valencia il titolo in Italia, a casa della Ducati. Questa descrizione, però, non dice nulla del pilota, il mister Hyde che prende il posto del dottor Jekyll quando la visiera si chiude e il semaforo si spegne davanti agli occhi.
Gentile e pacato davanti alle telecamere, in pista mostra le caratteristiche del campione, l'ossessione per la vittoria. Lo stesso era Stoner, il Canguro Mannaro il suo soprannome, tutto genio e sregolatezza. Caratterialmente i due non potrebbero essere più diversi, ma quest' anno hanno capito di parlare la stessa lingua. Pecco gli scriveva per ricevere qualche consiglio, Casey rispondeva finché, in Australia, si è presentato nel suo box per aiutarlo.
L'australiano non pensava a nient' altro che al successo vittoria e identico è l'italiano, anche al costo di sbagliare. Bagnaia è il pilota che ha vinto più gare quest' anno (7) ed è anche quello che ha compiuto più giri davanti a tutti. Nella guida, però, non potrebbe essere più diverso da Stoner. Casey era un concentrato di talento e cuore, Pecco ha la prima caratteristica, ma la unisce all'intelligenza. L'australiano guidava sopra i problemi, Bagnaia preferisce risolverli.
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Per lui un gran premio è scala da costruire gradino dopo gradino, per poi salirli fino all'obiettivo finale. Ogni cosa deve funzionare come gli piace, senza sbavature, e allora dà il meglio di sé. Jorge Lorenzo faceva lo stesso, quasi maniacale nel sistemare ogni dettaglio al posto giusto, come un puzzle che mostra l'immagine della vittoria solo una volta completato. Pecco assomiglia al maiorchino anche per un altro motivo: a guardarlo dall'esterno sembra essere lento quanto in realtà è esattamente l'opposto. Ha eleganza quando disegna sulla pista traiettorie rotonde e precise, colpi di pennello sull'asfalto.
«È un vero vincitore seriale» lo descrive Gigi Dall'Igna, il direttore generale di Ducati Corse che lo ha voluto con sé quando Bagnaia era solo una speranza. Non era stato l'unico a vedere la stoffa del campione in quel ragazzino testardo che cercava di farsi strada nel mondo dei grandi delle due ruote. Anche Rossi, quasi 10 anni fa, aveva deciso di puntare su di lui. Quando tutti dicevano che Pecco valeva poco, il Dottore gli ha aperto le porte della sua scuola, gli ha fatto da maestro, fratello maggiore, amico. «Non ci sarà mai un altro Valentino» ripete Pecco.
BAGNAIA ROSSI
Ha ragione, l'istrione di Tavullia, con il suo innato senso dello spettacolo, è lontano dal piemontese, ma qualcosa hanno in comune. Nessuno dei due sa cosa significhi arrendersi e, anzi, riescono a tirare fuori il meglio di se stessi nelle difficoltà. Come quando Valentino fallì con Ducati e riuscì a tornare competitivo con la Yamaha, così Pecco è dovuto cadere tante volte per poi sollevarsi fino all'altezza che ora ha raggiunto.
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