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    E CHI SE NE FREDA! - LO STRATEGA DELLA “TENSIONE NERA” NUOVO EDITORIALISTA DI ‘’LIBERO’’, BELPIETRO IGNORA LA VALANGA DI CRITICHE - IL FASCISTISSIMO FRANCO FREDA, EX ORDINE NUOVO, CURERA’ LA RUBRICA “L’INATTUALE” (E VAI CON NIETZSCHE) - COMICA LA INDIGNAZIONE DI UN REDATTORE ANONIMO: LO PARAGONA A LUCIANO MOGGI! - SCATENARE UNA BELLA POLEMICA PER FARSI PUBBLICITA’? AH SAPERLO…


     
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    Clemente S. Longorni per "Lettera43.it"

    franco fredafranco freda

    A Libero non si fanno proprio mancare nulla. Ci mancava solo lo stratega nero della tensione, quello considerato una delle anime delle stragi di Stato, che diventa opinionista. Gli viene perfino affidata una rubrica, L'inattuale sulle pagine culturali, abbastanza presuntuosa e contorta da non essere letta né notata.

    BOLOGNESI INDIGNATO. Se non da Paolo Bolognesi, presidente dell'Associazione dei familiari delle vittime della strage di Bologna del 2 agosto 1980, che commenta la notizia con giusto scoramento: «Prima che vergognosa, ti toglie le parole perché stavolta sembra davvero di aver toccato il fondo. Mi riferisco alla notizia che Franco Freda diventa opinionista del quotidiano Libero», scrive sul suo blog.

    MAURIZIO BELPIETROMAURIZIO BELPIETRO

    IL PASSATO IN ORDINE NUOVO. «Freda, per chi non lo ricordasse, è stato un elemento di spicco di Ordine nuovo, una delle organizzazioni eversive che più sono state coinvolte nella storia italiana della strategia della tensione e delle stragi», continua Bolognesi: «Nel suo passato compaiono condanne come quella per 'costituzione di associazione avente lo scopo di incitare alla discriminazione o alla violenza per motivi razziali'. E poi c'è tutto il capitolo di Piazza Fontana, la strage del 12 dicembre 1969 alla Banca Nazionale dell'Agricoltura che fece 17 morti e 88 feriti».
    «Freda è stato assolto in via dubitativa ma definitivamente per quell'eccidio», si legge ancora sul blog, «per una questione procedurale».

    giovanni venturagiovanni ventura

    LA CASSAZIONE SU PIAZZA FONTANA. Ma nel giugno 2005 la Corte di Cassazione ha confermato la responsabilità di Freda e di Giovanni Ventura in ordine alla strage.
    Secondo la Corte, l'eccidio del 12 dicembre 1969 fu organizzato da «un gruppo eversivo costituito a Padova nell'alveo di Ordine nuovo» e «capitanato da Franco Freda e Giovanni Ventura».

    CONDANNA MORALE E STORICA. Il giudizio ha valore di sola condanna morale e storica, in quanto i due imputati non possono essere messi sotto processo essendo già stati assolti irrevocabilmente dalla Corte d'Assise d'appello di Bari, che li ha condannati solo per le bombe sui treni.

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    «Ora l'uomo che il quotidiano Libero presenta sulle sue pagine è questo. Non il filosofo, l'ideologo nero, l'autore di testi che hanno ispirato gli stragisti come La disintegrazione del sistema», conclude Bolognesi. «È colui che una sentenza ci dice c'entrare con la strage che ha dato vita al periodo più buio e sanguinoso della nostra Repubblica».

    Freda è considerato editore, procuratore legale e terrorista italiano, appartenente all'area del neofascismo e del neonazismo di cui incarna la visione razzista, antisemita, nazionalista.

    LA RIVOLTA DEI REDATTORI. «È vergognoso averlo come firma, come è vergognoso continuare ad avere Luciano Moggi condannato in primo grado...», commenta anonimamente un redattore del giornale di Maurizio Belpietro il quale, evidentemente, non dà peso alle gesta della sua nuova firma. O, forse, conta proprio sugli effetti di una polemica per la diffusione.

    Ma se nessuno s'è preso Freda come editorialista ci sarà un motivo; perfino Gianni Alemanno negò le sale del Comune per la presentazione di un libro di Nietzsche edito dalla società del neofascista (che pubblica il Mein Kampf).

    LA BATTAGLIA TRADITA. A peggiorare le cose c'è il fatto che Libero, negli anni, ha sempre fatto una battaglia perché non venisse data voce ai terroristi, in modo da onorare la memoria silenziosa delle vittime.
    Belpietro stesso ha speso parole durissime su Adriano Sofri, firma di Repubblica, condannato. Ora il direttore di Libero, forse convinto che una provocazione possa portare copie, butta a mare i principi stessi della testata.

    maurizio belpietromaurizio belpietro

    L'EMORRAGIA DI COPIE. Ma le copie calano: ufficialmente sono intorno alle 100 mila per un giornale che ai tempi d'oro di Feltri ne vendeva almeno 130 mila. Nella redazione, già provata dalla decurtazione del contratto di solidarietà, si dicono disorientati. E la protesta per Freda è solo la punta dell'iceberg.

    TAGLI SOLO AI GIORNALISTI. I giornalisti si lamentano per i contratti di solidarietà al 23%, ma sospettano che i vicedirettori - tra i meglio pagati d'Italia - abbiano evitato di tagliarsi lo stipendio. La redazione milanese ha il morale a terra e punta il dito contro Belpietro, reo di avere uno stipendio troppo elevato vista la situazione in cui versano i conti del giornale. Quella romana si sta svuotando e tre giornalisti, tra cui un parlamentarista, sono stati trasferiti nel capoluogo lombardo. Il problema è che, mentre girano voci nerissime sul totale del passivoa bilancio che si aggirerebbe intorno ai 30 milioni di euro, anche all'interno pochi capiscono la linea del quotidiano.

    LE CRITICHE DA MEDIASET. E persino da Mediaset arrivano critiche informali per «l'anti-montismo esagerato». «Per esempio», raccontano nei corridoi di Cologno Monzese, «quando il premier viene rappresentato in prima pagina vestito da beccamorto sotto il titolo orribile ‘Monti porta sfiga', è chiaro che le scelte di Libero ci stanno creando dei danni». E l'editore? Angelucci non sa che fare: di Freda ha saputo solo da poco. E non è contento.

     

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