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    “FRANCO MARINI ERA SICURO DI DIVENTARE PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA” - I RICORDI DA ABRUZZESE DOC DI BRUNO VESPA: “AVEVA MESSO DA PARTE UNA BOTTIGLIA PREGIATA PER BERLA CON ME DOPO L'ELEZIONE. L’AQUILA? HO UN LEGAME PROFONDO, FATTO DI RICORDI E DI PICCOLE E GRANDI LEZIONI DI VITA. IL TRAFORO DEL GRAN SASSO? LA CITTÀ SI È APERTA. GIORGIO BOCCA SCRISSE CHE UNA DELLE DUE “CANNE” DEL TRAFORO AVREBBE DOVUTO ESSERE RISERVATA ALLE PECORE…”


     
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    Estratto dell'articolo di Roberta Scorranese per "Sette - Corriere della Sera"

     

    bruno vespa foto di bacco bruno vespa foto di bacco

    È dalle sfumature che si indovinano le radici. I modi asciutti, talvolta ruvidi, di Bruno Vespa nascono in una città dove fa (ancora) freddo, dove chi si fa «una vasca» di troppo nel corso principale è uno «sfaticatu » e dove ogni tanto gli anziani ancora mormorano con un cenno della testa: «Co’ tanti galli a cantà, non se fa mai jorno», cioè quando sono in tanti a decidere non arriva mai a una conclusione.

     

    L’Aquila, oggi meno di 70mila abitanti, un centro storico tra i più belli dell’Italia di mezzo che, lentamente, rinasce dopo il terremoto del 2009.

    Bruno Vespa si commosse in televisione davanti alle immagini della sua città distrutta. E cinque anni fa, in occasione del decennale del sisma, da una parte si rallegrò «per i progressi fatti», ma dall’altra non poté fare a meno di denunciare la lentezza della burocrazia, perché «con Porta a Porta abbiamo raccolto tre milioni per rifare il Teatro Comunale, ma i lavori procedono a fatica».

    cinque minuti, la nuova trasmissione di bruno vespa cinque minuti, la nuova trasmissione di bruno vespa

     

    In trasmissione ha raccolto anche un milione e mezzo per ricostruire un asilo a Onna, paese aquilano profondamente danneggiato, «e l’asilo fu costruito dai falegnami di Trento in tre mesi ed è perfettamente operativo».

    Che legame ha oggi uno dei giornalisti più famosi d’Italia con la sua città d’origine?

    «Un legame profondo, fatto di ricordi e di piccole e grandi lezioni di vita, anche se manco da tanto tempo».

     

    casa bruno vespa casa bruno vespa

    Vespa è nato nel 1944 a due passi dalla Fontana Luminosa, opera degli Anni 30 dello scultore Nicola D’Antino, tra i simboli della città. E vicino anche alla caserma degli Alpini. Padre rappresentante di commercio, madre maestra elementare. «L’Aquila» racconta «ha potuto contare su una borghesia solida, compatta. Colta, e non solo perché ha sempre attribuito grande valore all’università e agli studi, ma anche perché io ricordo una straordinaria stagione musicale che animava la città nel periodo della mia giovinezza. Pochi lo sanno ma all’epoca la città era in testa alle classifiche mondiali per fruizione della musica».

    terremoto l'aquila terremoto l'aquila

     

    […] È stato anche grazie alla musica che Vespa ha intrapreso la carriera giornalistica: a diciotto anni, al suo primo impiego in Rai, trasmetteva due volte al giorno le notizie da L’Aquila nella sede di Pescara. Ma prima c’era stata la collaborazione con Il Tempo e con altre testate.

    «[…] una volta arrivò il grande pianista russo Sviatoslav Richter. Gli era stato concesso di lasciare quella che allora era l’Unione Sovietica e potete immaginare quanta attesa c’era per la sua esibizione abruzzese.

     

    BRUNO VESPA BRUNO VESPA

    Qualche ora prima dello spettacolo, però, si diffuse la voce che Richter era scomparso». Allarme tra i cronisti, caccia all’uomo, ipotesi tra le più fantasiose («L’ha rapito la Cia»), ma quando Vespa racconta il finale, questo appare più buffo che rassicurante: «Ritrovammo Richter da solo, in piedi , sotto una pioggia battente, a contemplare la chiesa di San Bernardino a due passi dal Teatro comunale».

     

    […]  «ci sono stati dei passaggi cruciali, come la costruzione del Traforo del Gran Sasso, che io ho visto nascere […] Mi ricordo quando si cominciò a lavorare al tunnel» riflette Vespa «e fu certamente un’idea progettuale avanzata quella di collegare Roma all’Adriatico con un tunnel così lungo. Ma il Traforo ha anche cambiato la storia aquilana, perché la città si è aperta non solo a Roma ma anche al Teramano e alla costa.

    traforo del gran sasso traforo del gran sasso

     

    Prima, per raggiungere Teramo bisognava attraversare il passo delle Capannelle: ore di cammino, senza contare la neve o altre difficoltà  Ricordo anche che Giorgio Bocca scrisse che una delle due “canne” del Traforo avrebbe dovuto essere riservata alle pecore. […] ». Prima del Traforo, per molti L’Aquila era «un altro mondo» e così anche buona parte dell’Abruzzo per gli stessi aquilani. […]

     

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    «L’Aquila» osserva il giornalista «ha tante piccole-grandi peculiarità. Per esempio la Perdonanza Celestiniana, un piccolo giubileo che si ripete ogni anno il 28 e il 29 agosto». Il rito fu istituito direttamente da papa Celestino V nel 1294 con la Bolla pontificia con la quale concesse l’indulgenza plenaria a chiunque fosse entrato – confessato e comunicato – nella basilica di Santa Maria di Collemaggio dai vespri del 28 agosto a quelli del 29. Oggi la Perdonanza è una celebrazione che prevede un corteo, l’apertura della Porta Santa e altri rituali, oltre a essere «Patrimonio d’Italia per la tradizione».

     

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    […] Vespa, però, è anche un produttore di vino, oltre che un raffinato sommelier. «Ricordo con affetto un grande amico abruzzese, che è stato Franco Marini. Era così sicuro di venire eletto presidente della Repubblica che mise da parte una bottiglia pregiata per berla con me dopo la sua elezione… ». Infine, il carattere degli aquilani, sospesi tra la bellezza limpida della scrittura di Ignazio Silone e la ricchezza della prosa dannunziana. Vespa non si sbilancia: «Silone è stato un maestro, ma ci sono certi libri di D’Annunzio che ancora oggi rileggo con trasporto».

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