Marco Zatterin per "la Stampa"
Karen MurphyKaren ha vinto e, per non tradire l'anima di barista, ammette che ora si ubriacherà «con qualche bicchiere di vino». Una gioia infinita, la sua, una sbronza da condividere con tutti i fan del calcio sul piccolo e grande schermo che, grazie ad una sentenza della Corte di Giustizia Ue, possono sperare che il mercato della pay tv si apra alla concorrenza con prospettive gustose per servizio e listini.
La Signora Murphy, proprietaria del pub The Red, White & Blue di Portsmouth, era stata multata perché faceva vedere le partite usando un decoder greco alla faccia del monopolio di Sky. La donna ha fatto ricorso, s'è battuta per sei anni e alla fine ha incassato un successo che può valere oro per milioni di appassionati.
CORTE DI GIUSTIZIA EUROPEAIl messaggio è chiaro, le leghe calcio europee non possono più vendere i diritti televisivi basandosi su una esclusiva territoriale. E' una rivoluzione che pone le basi per un vero spazio unico comunitario in cui, oltre a circolare liberamente i cittadini, potranno viaggiare sereni anche i decoder, cosa che avviene solo illegalmente.
Un italiano che risiede all'estero non ha facoltà di esportare una scheda comprata in patria per vedere i programmi a cui è abituato sul suolo natio. E un torinese non può installare un decoder sloveno. L'intreccio fra gli accordi fra le tv e le leggi che hanno regolato il mercato non lo consentono. L'alternativa è fra rinunciare all'offerta nazionale e trovare un'opzione non autorizzata, cose che succede con regolare frequenza.
CORTE DI GIUSTIZIA EUROPEAQuesto aveva fatto Karen Murphy. Sky le aveva chiesto di pagare per il suo pub non certo faraonico 700 sterline al mese, visto che l'abbonamento viene calcolato sulla metratura del locale. La signora, trovando l'offerta esosa, si era affidata a una scheda comprata in Grecia che le faceva spendere 800 sterline l'anno. Pazienza che il commento era nella lingua di Socrate, ma gli avventori del locale non se ne facevano un problema e la birra magari dava anche una mano, almeno a fine serata.
skylogo logoskyColta in fallo, è stata multata. Ottomila sterline, circa un anno di canone. Lei ha detto «no», per interesse personale e per britannica avversione ai monopoli, pronta a caricarsi sulle spalle la croce di un ricorso. «Kate contro Golia», hanno scritto i tabloid. Non si è fermata neanche quando la Alta Corte inglese le ha dato torto. E' andata a Lussemburgo con altri gestori, dimostrando che sull'isola britannica l'europeismo, alla bisogna, diventa una vocazione sincera.
MURDOCH rticleEcco la sostanza. La sentenza pubblicata ieri dalla Corte di Giustizia definisce il principio alla base dell'intero sistema di vendita dei diritti sportivi «contrario al diritto della concorrenza» nell'Ue, anche se qualche limite viene riconosciuto per lo sfruttamento commerciale dei diritti.
La magistratura che veglia sul rispetto del Trattati ritiene che «una normativa che vieti l'importazione, la vendita o l'utilizzazione di schede di decodificazione straniere viola la libera prestazione dei servizi». Si può immaginare qualche limite in basa all'audience (che è calcolabile) ma non si può «limitare la circolazione dei servizi». Come non è lecito esigere «il versamento di un supplemento da parte delle emittenti per avere un'esclusiva assoluta».
Antenne MediasetChiaro? Karen Murphy nutre qualche preoccupazione. «Sono certa che lega britannica e Sky faranno di tutto per proteggere i loro interessi - ha ammesso ieri -. Spero solo che non torni ad essere come prima, perché non è giusto nei confronti degli utenti, non è un mercato libero». Vedremo. La sentenza deve essere recepita dagli stati membri e non è immediata. Un colpo di coda non si può escludere. Anzi.