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Massimo Cecchini per gazzetta.it
Come tutte le persone della terra, anche i Friedkin potranno essere fallibili, ma una cosa è certa: nella Roma stanno iniettando tantissimo denaro. Lo dimostra il bilancio al 30 giugno scorso approvato ieri dal Cda, che denota molte (note) ombre, ma anche la volontà della proprietà statunitense di investire.
AUMENTO DI CAPITALE
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Un dato per tutti: l’aumento di capitale di 210 milioni (varato dall’ex presidente Pallotta) che doveva terminare il 31 dicembre prossimo, sarà spostato alla stessa data del 2022 ma con una cifra nettamente superiore, 460 milioni. Questo perché, in soli quattordici mesi, i Friedkin hanno versato nelle casse del club già 284 milioni (10,9 milioni solo questo mese) oltre ai 199 milioni spesi per l’acquisto del club. I 284, perciò, si sono andati ad aggiungere ai 101 milioni già pagati da Pallotta. A questo punto, da qui al prossimo anno, l’azionista di maggioranza e quelli di minoranza dovranno mettere altri 75 milioni per arrivare a quota 460.
LA SITUAZIONE
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Inutile dire che, visto che i Friedkin posseggono circa l’86% delle azioni, qualora i piccoli azionisti non contribuissero, è possibile che la quota degli statunitensi cresca a sopra il 90, mettendo le basi per quello che era uno degli obiettivi di inizio mandato, il “delisting”, cioè l’uscita dalla Borsa. Per il resto, i numeri del bilancio sono in miglioramento per il fatturato, che sale a 190,4 milioni contro i 141,2 del 2020, mentre le perdite scendono da 204 milioni a 185,3 milioni, spalmabili in cinque esercizi come da normative Covid. Tra le perdite ci sono anche i 21 milioni per le cessioni gratuite dei vari Dzeko, Pastore e Nzonzi, giunte dopo la chiusura dell’esercizio, ma questo ha consentito anche grandi risparmi sul fronte degli ingaggi e della svalutazione degli ammortamenti.
Da segnalare, poi, come nella relazione dei revisori dei conti si passa dalla formula “significative incertezze” sulla continuità aziendale a semplici “incertezze (e il salto non è piccolo). Detto che, come molti club, secondo le norme Uefa il “break even” di bilancio non è stato raggiunto anche per via della pandemia, tutte le decisioni saranno sottoposte all’approvazione dell’assemblea, fissata per il 26 novembre. Con un dato di fondo: i Friedkin fanno sul serio.
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