Tommaso Ciriaco per “la Repubblica”
SALVINI CONTE
Pochi giorni fa sulle scrivanie dei leader di governo fanno capolino alcuni sondaggi inquietanti. Addirittura peggiori, riferiscono ora, dell' ultima rilevazione targata Swg e recapitata a Palazzo Chigi a inizio settimana. Sono dati riservati che raccontano di un Movimento sceso sotto la soglia psicologica del 14%. Di renziani inchiodati un passo sotto il 4%, mentre il Pd guadagna terreno. Giuseppe Conte decide di convocare tutti sotto lo stesso tetto, a Palazzo Chigi. Si ritrovano ieri in sessanta, tra ministri, capigruppo e delegati dai partiti. Ufficialmente per pianificare i lavori della manovra. In realtà per «fare squadra» e fissare in un fotogramma la sfida dei prossimi 50 giorni.
federico d inca foto di bacco (3)
Parla prima di tutto Federico D' Incà, sfogliando slide che pianificano i passaggi parlamentari della legge di bilancio che, sostiene con un' ovvietà, «va chiusa entro il 31 dicembre ». Poi interviene Conte. E ribadisce che ci sarà spazio per il «confronto» in sede parlamentare, ma che «il testo della legge di bilancio non può essere stravolto». Perché gli appetiti, mescolati con i veleni giallo-rossi, rischiano di alimentare il caos.
Ci sono i renziani, ad esempio: «Presenteremo i nostri emendamenti e li difenderemo - promette Davide Faraone - Siamo per una manovra senza tasse e contrari al carcere per gli evasori». Dita negli occhi dei 5S, benzina sul fuoco dello scontro. Il Pd, fiutata l' escalation, mette sul tavolo le sue proposte di bandiera: Andrea Orlando reclama maggiori risorse rispetto ai tre miliardi previsti per tagliare il cuneo fiscale. Per non parlare del Movimento, così spaccato da apparire incontrollabile.
andrea orlando 4
Il timore di Conte, ovviamente, è che uno sgambetto parlamentare possa mandare tutto all' aria. E che l' attivismo dei leghisti, talpe nel cuore del gruppo grillino di Palazzo Madama, privi Di Maio di una decina di senatori. Uno di loro, Ugo Grassi, ieri ha di fatto annunciato lo strappo. Esiste però anche un movimento inverso, quello che potrebbe condurre tra i dieci e i quindici senatori di Forza Italia in maggioranza. Tra questi, alla Camera si muove in direzione di Renzi l' azzurro Davide Bendinelli, coordinatore di FI in Veneto.
Servirà tutto, per resistere all' urto della manovra. Ma mentre Conte prova a compattare, Renzi balla da solo. L' ex premier si prepara a lanciare una «proposta shock» per utilizzare fondi già stanziati - giura - ma bloccati: 120 miliardi di euro in tre anni, di cui 56 per strade e ferrovie, oltre a porti e aeroporti. Una tesi contestata però dalla ministra delle Infrastrutture Paola De Micheli: «Lavoro per sbloccare 50 miliardi già stanziati in 15 anni. I 120 di cui parla Renzi non esistono».
Ma c' è un' altra arma che il premier intende sfoderare per provare a rallentare la corsa verso la disgregazione: la riforma elettorale.
CAROLA RACKETE CON DAVIDE FARAONE
Nel vertice di maggioranza dell' altro ieri, i giallorossi hanno raggiunto un' intesa di massima sull' ipotesi di un proporzionale puro con soglia di sbarramento (al 5% per Pd e Movimento, più bassa - il 3 o il 4% per Leu e i renziani). È il meccanismo favorito, rispetto all' altro modello proposto dal dem Stefano Ceccanti: un primo turno proporzionale, un secondo con ballottaggio nazionale, a cui concorrono forze che si apparentano per ottenere un premio che garantisce il 54% dei seggi.
L' idea è incardinare il proporzionale con sbarramento entro il 18 dicembre. Per Conte, è l' unico modo per stabilizzare la legislatura e ridimensionare le ambizioni di Salvini. Per Dario Franceschini pure. Non è detto che l' opinione così come l' obiettivo - siano condivisi da Nicola Zingaretti.